LA GIUNTA DELLA PROVINCIA DI SONDRIO E LA CARMEN DI BIZET, FINALE SECONDO LIBRETTO O FINALE SECONDO PRESIDENTE E ONOREVOLE?

Ce n'eravamo andati in quel di Verona attirati da quella straordinaria opera che è Carmen di Georges Bizet ed anche dalla ricchezza artistica e architettonica di Verona e Mantova. Un altro mondo, indubbiamente, quell'altro mondo che fa così diverso il nostro Paese (1). Per la verità avremmo avuto bisogno di ulteriori giorni non per vedere tutto ma quantomeno per vedere abbastanza, e magari anche per tornare all'Arena a seguire Aida.

Carmen, opera dal destino strano (2).. Si tratta del capolavoro di Georges Bizet ambientata in Spagna, a Siviglia, la città del Guadalquivir con, fra 266 monumenti da visitare, la famosa Torre del Oro. Protagonista la bella gitana come quelle che i gruppi di turisti vengono portati ad ammirare nelle caves del Sacro Monte di Granada ove ballano il flamenco classico. Destino strano perché il capolavoro fu accolto freddamente al punto, tre mesi dopo portare a morte l'ancor giovane (neanche 37enne) autore, del resto perseguitato dagli insuccessi in vita, osannato solo dopo la scomparsa.

Che c'entra questo con la Giunta della provincia di Sondrio? (3)

C'entra, perché freschissimo tutto quanto ovvero le straordinarie scene di Zeffirelli, lo straordinario livello musicale, l'incredibile scenario, l'accostamento è venuto naturale: due contendenti e la posta. Dal libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy, - scritto sulla base della novella di Prospero Mérimée -: due contendenti, Don José e il torero Escamillo. La posta: la volubile gitana.

Come non accostare, salvo il finale naturalmente, la vicenda a quella in corso per dare l'esecutivo all'Ente di Palazzo Muzio, lasciando la scelta dei ruoli ai lettori?

Don José è fidanzato con Micaela ma Carmen lo ammalia, lo strega, lo conquista. Sembra cosa fatta ma il potere, pardon Carmen, è volubile tanto che una volta conquistato Don José lo snobba e punta in alto, sul torero Escamillo, reduce dal successo nella plaza de toros, quella speciale 'Sevillana', data di nascita 1761. Don José furente spara ma non colpisce il rivale. Duellano ma vengono interrotti. Don José corre dall'amata, la implora, si inginocchia. Carmen rifiuta, altera. Lo sfida. Don José la uccide.

Tranne il finale, per il quale invochiamo il tradizionale detto (4), l'accostamento di cui si diceva viene da solo, fluisce, sorprende.

Ce n'eravamo andati in quel di Verona, dicevamo, quando dopo un tira e molla di cui avevano parlato i giornali sembrava che il brillante fidanzamento preelettorale, consacrato da un brillante risultato elettorale, stesse per partorire una brillante Giunta provinciale.

Tornando cosa troviamo invece? Nientepopodimeno che lo spunto per riproporre in chiave semiseria, ancorché culturale, la vicenda bizettiana attualizzandola operando un transfert dalla torrida Siviglia e dalle balze andaluse del terzo atto all'estivo calor sondriese e alle pendici retiche. Fidanzamento a repentaglio pur senza finire a schiaffoni ma solo a qualche buffetto e ad una (provvisoria?) restituzione di anelli riponendo nel contempo in cassaforte le due vere nuziali.

Sui giornali il fatto, anzi i fatti, le interpretazioni e tentativi dietrologici per spiegare l'arcano con un ricorso significativo, comunque, all'Ettore Scola di circa 35 anni or sono, quello del "C'eravamo tanto amati" (5). Amore sfiorito? Pare di no. Volubile Carmen, nella fattispecie la Giunta provinciale, nel senso di un'ottica diversa con cui mirarla cercando quindi di raggiungerla.

Da parte di chi? Ma di loro due, il Presidente d'un lato, l'onorevole dall'altro. Nessun duello, qualche scaramuccia con piccole recriminazioni, nessuna rottura. Una situazione anomala (6) al punto da far dubitare che duri. E di qui si arriverebbe al ribaltone. Non quello politico bensì a quello dell'opera, tenendo ben presente lo spirito italiano come nell'apologo dell'isola (7).

In quella logica, ultima scena del quarto atto Carmen si blocca di colpo, abbandona il fare d'un mix fra arroganza ed orgoglio e guarda invece entrambi con malizia. Don José non corre a pugnalare l'amata ma ripone la spada, il torero Escamillo pure. I due si guardano con uno sguardo non più acceso di bieco furore. In altri termini la seduzione della Giunta ha la meglio, i contendenti si siedono al tavolo, qualche aggiustamento, il brindisi finale.

Cala il sipario. Naturalmente non subito, nei tempi che occorrono, sino a tardissima notte come nell'Arena.

Il pubblico applaude.

Si sa, tutti i salmi finiscono in gloria (8).

a.f.

(1)

Proprio nei giorni scorsi è arrivata una nuova stima. Eravamo rimasti al 70% ma ora pare che siamo saliti di dieci punti. Il patrimonio artistico del e nel nostro Paese è infatti salito all'80% di tutto quello mondiale.

(2)

Per dare peso e spessore a questo strano commento, semiserio ma culturalmente impegnato, diamo anche il cast dell'opera visto che per diverse settimane si può ancora andare ad ascoltarla.

Carmen, dramma lirico in 4 atti di Georges Bizet. Libretto di Ludovic Halevy - Henri Meilhac

Direttore Plácido Domingo

Regia e scene Franco Zeffirelli

Costumista Anna Anni

Maestro del coro Marco Faelli

Direttore corpo di ballo Maria Grazia Garofoli

Direttore allestimenti scenici Giuseppe De Filippi Venezia

Nuove scene Franco Zeffirelli

Scenografo collaboratore Carlo Centolavigna

Regia ripresa da Marco Gandini

Coreografia di El Camborio

Ripresa da Lucia Real

Coro voci bianche A.Li.Ve.

Direttore voci bianche Paolo Facincani

Primi ballerini ospiti Lucia Real/ Josè Porcel

Interpreti

Carmen La bella gitana che lavora alla manifattura dei tabacchi, Nancy Fabiola Herrera

Micaela Fidanzata di Don José, Irina Lungu

Frasquita Amica di Carmen, Daniela Schillaci

Mercedes Amica di Carmen, Anastasia Boldyreva

Don Jose' Giovane militare, Marco Berti

Escamillo Torero innamorato di Carmen, Angel Odena

Dancairo Contrabbandiere, amico di Carmen, Marco Camastra

Remendado Contrabbandiere, amico di Carmen, Gianluca Floris

Zuniga Capitano delle guardie, Antonio De Gobbi

Morales Brigadiere, Gianfranco Montresor.

(3)

Antefatto: Fra Lega e PdL maggioranza, come si suol dire, 'bulgara' in Consiglio Provinciale: 15 consiglieri su 24 e inoltre il Presidente direttamente eletto. I giorni passano, la Giunta non nasce. C'è l'intesa su quanti all'un gruppo e quanti all'altro. Il Presidente (Lega) vuol però la rosa di nomi fra i quali scegliere in ragione di competenze. L'onorevole dopo qualche difficoltà dà al Presidente una rosa di 4 nomi che non consente scelte perché gli assessori da nominare sono 4. Il Presidente dice che a questo punto nominerà a suoi più un paio di tecnici. L'onorevole lamenta di non essere stato trattato giustamente. Fin qui quel che si sa.

(4)

Ogni riferimento a fatti reali, persone e simili è puramente casuale (in qualche passaggio invece 'causale')

(5)

'C'eravamo tanto amati", buon film, appunto, di Ettore Scola con Gassman, Manfredi, Fabrizi, Sandrelli. In effetti PdL e Lega avevano affrontato insieme la consultazione elettorale con un'alleanza ferrea, da fidanzamento d'altri tempi, a prova di bomba (atomica)

(6)

Presidente (Lega) e otto consiglieri Lega fanno 9. Appoggio esterno, se con voto favorevole o con astensione, peraltro improbabilissima) si vedrà, dai 7 consiglieri PdL. 9 all'opposizione. In caso di astensione potrebbe esserci comunque il voto a favore del Presidente del Consiglio Provinciale, PdL.

(7)

L'apologo dell'isola. Naufragio. Si salvano solo due uomini e una donna che riescono, sfiniti, a giungere in un'isola lussureggiante ma deserta. Che succede, una volta che i tre si sono ristabiliti? Se inglesi nulla: nessuno li ha presentati. Se francesi va a finire a pugni per la conquista della fanciulla. Se spagnoli, gente caliente, finisce a coltellate. Se italiani… beh, che problema c'è? L'arte, dunque, di arrangiarsi in ogni circostanza.

8)

I 150 salmi raccolti nell' apposito libro della Bibbia terminano tutti glorificando la Santissima Trinità. Dalla Bibbia il detto si è trasferito in tutto lo scibile. Secondo una interpretazione simpatica si usa questo detto per "qualcosa che è andata a buon fine e perciò è seguita da feste e banchetti".

a.f.

a.f.
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