Lavoro e disoccupazione

Lavoro e disoccupazione sono due temi di quotidiana attenzione da parte della gente, da parte degli imprenditori, dei lavoratori, dei disoccupati,  dei media in generale e dei Governi (?)
Il lavoro ha il potere di tenere sotto pressione psicologica persone singole e famiglie: per paura di perderlo,  per paura di non trovarlo, di non poterlo garantire e di non saperlo promuovere.
Il lavoro infine è come Giano Bifronte, quindi ambivalente. E’ la parola che apre la nostra Costituzione (l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro), ma era la parola che apriva anche la porta di Auschwitz (Arbeit macht frei, il lavoro rende liberi). E’ al centro della grande esperienza monastica (la regola di San Benedetto: Ora et   labora), ma  la Bibbia associa i mestieri a Caino il fratricida. E ancora oggi il lavoro è fatto di azioni nobili, ma anche di grandi abusi su uomini, donne e bambini trattati come schiavi, oppure considerati come “scarti”, direbbe Papa Francesco.  
Il rapporto “World Work 2014 dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), presentato ufficialmente alla conferenza internazionale del lavoro, in corso in questi giorni e fino al 12 giugno a Ginevra, fornisce un’analisi approfondita  di 140 Paesi in via di sviluppo ed emergenti  e dimostra che “investire in occupazione di qualità , ridurre l’occupazione vulnerabile e affrontare la povertà da lavoro porta ad una crescita economica sostenuta”. Inoltre “gli investimenti in occupazione di qualità tendono ad essere accompagnati da una riduzione delle disuguaglianze dei redditi”.
Il direttore generale  dell’Ilo Guy Ryder, ha evidenziato che “lo sviluppo non è solo il risultato di fattori come l’export, il libero scambio e gli investimenti diretti stranieri. Anche la protezione sociale, il rispetto delle norme fondamentali  del lavoro e politiche che promuovono l’occupazione formale, sono fattori decisivi per creare un’occupazione di qualità che migliori il livello di vita, incrementi il consumo interno e dia un impulso alla crescita globale. Le opportunità di lavoro dignitoso per le donne e gli uomini aiutano lo sviluppo e riducono la povertà”.
Dalla lettura di questo quadro che annovera analisi tendenzialmente positive che riguardano paesi come Il Vietnam, il Senegal, il Perù e altri Paesi Africani e Asiatici, emerge però una nota preoccupante che ci riguarda da vicino.
Il sig. Moazam Mahmood, vice direttore del Dipartimento di ricerca  dell’Ilo e principale autore del Rapporto spiega: “Abbiamo notato l’esistenza di due fenomeni molto diversi che vanno di pari passo. Molti Paesi  in via di sviluppo, in particolare dell’America latina  e Asia , stanno compiendo enormi sforzi per affrontare le disuguaglianze e migliorare la qualità dell’occupazione e della protezione sociale. Al contrario, molte economie avanzate ,in particolare in Europa, sembra stiano andando in direzione opposta”.  
Infine, il rapporto di cui stiamo parlando segnala che “la disoccupazione mondiale si è attestata a quota 200 milioni  nel 2013 e dovrebbe aumentare  di 3,2 milioni nel 2014”.
I tassi di disoccupazione più elevati sono in Nord’Africa e Medio Oriente, da dove viene gran parte dell’ondata migratoria  verso l’Unione Europea e per l’Ilo: “Dovrebbero mantenersi rispettivamente al 12,3%  e 11,2% per il 2014”.  Ma l’Ilo avverte dell’apertura di un altro fronte: “L’aumento più significativo di disoccupazione nel 2014   riguarderà l’Europa”.
Quello che ho inteso presentare in questo articolo è un segnale d’allarme rivolto a tutti noi nei prossimi mesi a venire, affinché ciascuno   si faccia parte diligente nel sollecitare l’attenzione e l’impegno dei parlamentari che abbiamo mandato recentemente al Parlamento Europeo.
Concludo con le parole di Papa Francesco contenute nel messaggio da Lui inviato all’Ilo a questo proposito: ”La disoccupazione sta tragicamente espandendo le frontiere della povertà. Questo è particolarmente sconfortante per i giovani disoccupati, che possono troppo facilmente demoralizzarsi perdendo la consapevolezza del loro valore e sentendosi alienati dalla società”. Chi ha orecchie da intendere, intenda.

Valerio Dalle Grave
Editoriali