DICO: 1) E PERCHÉ I LAICI DOVREBBERO ESSERE A FAVORE? 2) E PERCHÉ LA CHIESA DOVREBBE STARE ZITTA? 3) E PERCHÉ I PARLAMENTARI…? - ALLEGATI

- 1 -: Tanti laici non d’accordo – Il no alle coppie eterosessuali – Per le coppie omosessuali il Codice Civile ma Libro quarto - 2 - : Regole e coerenza – La voce della Chiesa. La sua posizione sui DICO, non di oggi – Che altro dovrebbe far

1) E PERCHÉ I LAICI DOVREBBERO ESSERE A FAVORE?

TANTI LAICI NON D’ACCORDO

Sgombriamo il campo da una disputa, quella fra cattolici e laici, che può essere definita, secondo i casi, o una deformazione della realtà oppure una mera idiozia. Vi sono certo posizioni e posizioni ma il problema delle coppie di fatto vede opinioni diverse ma non contrapposizioni tout-court tra laici e cattolici. Vi sono fior di laici che non sono d’accordo non solo con la proposta Bindi-Pollastrini (che ha risolto alla vigilia del Consiglio dei Ministri il problema del rischio della poligamia per il futuro dimenticandosi del passato, che consente il ripudio, per citare solo due vistose falle) ma con l’impostazione stessa data al problema. Sono molti infatti, per toccare un solo punto, che non sono d’accordo di introdurre il matrimonio per le coppie eterosessuali, visto che hanno già matrimonio religioso, matrimonio civile, separazione, divorzio, possibilità di adozione, regolare, di affiliazione, di affido.

IL NO ALLE COPPIE ETEROSESSUALI

Noi stessi ci siamo pronunciati in questo senso, spingendoci addirittura oltre. Abbiamo infatti considerato anche il caso, eccezionale, di una coppia eterosessuale che per ragioni specifiche , concrete e dimostrabili, non può sposarsi, prevedendo che questa materia, in deroga, sia delibata al giudice che già oggi si occupa di separazioni e divorzi.

PER LE COPPIE OMOSESSUALI IL CODICE CIVILE, MA LIBRO QUARTO

Abbiamo poi sottolineato come i problemi che vengono sottolineati dai sostenitori dei PACS o dei DICO, problemi di gestione corrente di una convivenza omessale, maschile o femminile, (ospedali, affitti, successioni ecc.) possano trovare definizione nel Codice Civile e non nel libro secondo della famiglia ma nel libro quarto delle obbligazioni e dei contratti. Abbiamo infine indicato nel notaio la figura certificatrice delle convivenze. Tanti laici (non tutti) d’accordo e tanti cattolici (non tutti) d’accordo. Una soluzione razionale tale da non intaccare il principio, etico ma anche costituzionale, della famiglia quale cellula fondamentale della società

2) E PERCHÉ LA CHIESA DOVREBBE STARE ZITTA?

REGOLE E COERENZA

C’è chi, ad ogni presa di posizione della Chiesa (CEI, Vescovi, personalità) si straccia le vesti denunciando ingerenze, strumentalizzazioni e quant’altro.

Vetero laicismo per alcuni, strumentalizzazione politica dall’altro.

Andiamo infatti al fondo delle cose. Qualsiasi forma associata, dallo Stato alla bocciofila, si regge su un suo ordinamento. Regole che ciascuno si è dato e che impegnano tutti i facenti parte del gruppo associato. Vale per lo Stato, con la legge fondamentale rappresentata dalla Costituzione e con il tutto il corpus conseguente, legislativo e normativo. Val per qualsiasi Ente, Associazione, Club, condominio, bocciofila. Ci sono regole che debbono valere per tutti. Ci sono organismi (ad esempio il Collegio dei Probiviri) deputati a garantire il rispetto di queste regole da parte degli associati. Nessuno è obbligato a seguirle – salvo ovviamente quelle dello Stato – ma se a qualcuno non vanno o comunque ritiene di violarle non a che uscire, od essere espulso, dalla sua Associazione, dal suo Gruppo, dal suo Club. Se nessuno è obbligato a seguirle quello che però obiettivamente non sta in piedi è la pretesa di non seguire le regole e restare tranquillo al suo posto come niente fosse. Regole dunque e coerenza

Vale anche per i cattolici. Nessuno obbliga ad esserlo. C’è chi, battezzato, comunicato, cresimato, raggiunta la piena consapevolezza di se stesso non condivide le regole che come cattolico dovrebbe seguire.. Impegni non ne ha presi, non riconosce, ovviamente, quelli assunti dai genitori per lui e prende un’altra strada. E un’altra strada c’è chi la prende cambiando direzione e orientamento. L’unica cosa che non è accettabile è che quando sono in gioco cose importanti ci sia qualcuno che cerchi di starsene a metà del guado.

LA VOCE DELLA CHIESA, LA SUA POSIZIONE SUI DICO, NON DI OGGI

La voce della Chiesa, la sua posizione sui DICO, non sono una novità di oggi. In allegato riportiamo, oltre a “corpus” e ordinamento della Chiesa cattolica, anche la parte più pertinente al nostro tema del Catechismo, la “summa” cioè che indica la strada da percorrersi da parte dei cattolici. In quello che dice la Chiesa, che dice la CEI, che dicono tanti non c’è assolutamente nulla di nuovo né tantomeno una posizione “politica” sul problema. Lo si trova nel Catechismo che non viene da temporibus illis, che non è affatto anacronistico e quindi magari retrivo, oscurantista, retrogrado, in quanto assai recente e quindi avvertito delle tematiche e dei problemi della società contemporanea (alla sua elaborazione partecipò anche il Vescovo della nostra Diocesi Mons. Alessandro Maggiolini). Una voce e una posizione permanente non contingentemente legata a proposte di legge.

CHE ALTRO DOVREBBE FARE LA CHIESA?

Che altro dovrebbe fare la Chiesa? Commettere peccato di omissione e non predicare alle genti il suo messaggio quello che i suoi Pastori hanno per missione di diffondere?

E’ una pretesa di un vetero-laicismo fuori tempo, o di un interesse politico.

Null’altro.

3) E PERCHÉ I PARLAMENTARI…?

Discussioni e polemiche sui parlamentari cattolici. La condizione di “cattolico” appartiene alla sfera personale di ciascuno che la può manifestare o meno, che la può seguire o meno.

Non dovrebbero esserci pressioni da parte di altri parlamentari, né in un senso né nell’altro. Scelgano in libertà. La dottrina teorizza il libero arbitrio. E poi spieghino la loro scelta ai loro elettori. Senza bizantinismi cercando, come si suol dire, di salvare capra e cavoli. Fermo restando che in una materia come questa non è ammissibile l’alibi del “male minore”.


ALLEGATI

ALLEGATO a): IL “CORPUS”, L’ORDINAMENTO DELLA CHIESA

Abbiamo l’impressione che non vi sia affatto conoscenza del “Corpus”, dell’Ordinamento della Chiesa, che vale la pena sintetizzare (un laico può sbagliare; in tal caso correggetemi). I punti salienti:

- Virtù teologali (quelle che riguardano Dio ma anche il nostro prossimo): Fede, Speranza, Carità.

- Virtù cardinali: Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza

- Vizi capitali: Superbia, Accidia, Lussuria, Ira, Gola, Invidia, Avarizia

- I dieci comandamenti:

* Io sono il Signore Dio tuo: 1. Non avrai altro Dio fuori di me. 2. Non nominare il nome di Dio invano.

3. Ricordati di santificare le feste. 4. Onora il padre e la madre. 5. Non uccidere. 6. Non commettere atti impuri. 7. Non rubare. 8. Non dire falsa testimonianza. 9. Non desiderare la donna d'altri. 10. Non desiderare la roba d'altri.

- Dogmi (sfera della fede)

- Magistero della Chiesa. Il compito della Chiesa di annunciare e interpretare autenticamente la parola di Dio, a essa affidata da Gesù Cristo. Riguarda la sacra Tradizione, la sacra Scrittura (DV,n. 10), i principi morali e i vari aspetti della realtà umana, in quanto lo esige la salvezza delle anime. E’ esercitato in modo particolare dal Papa e dai vescovi in comunione con lui. Può essere ordinario e straordinario; quello straordinario comprende sia le definizioni dei concili ecumenici, sia le definizioni ex cathedra del Papa.

- I sette Sacramenti : Il Battesimo la Confermazione (Cresima) l'Eucaristia, la Penitenza, l'Unzione degli infermi l'Ordine il Matrimonio.

- I precetti. Il carattere obbligatorio ha come fine di garantire ai fedeli il minimo indispensabile nello spirito di preghiera e nell'impegno morale, nella crescita del l'amore di Dio e del prossimo.

- Il primo precetto: Partecipa alla Messa la domenica e le altre feste comandate e rimani libero dalle occupazioni del lavoro

- Il secondo precetto Confessa i tuoi peccati almeno una volta all'anno

- Il terzo precetto Ricevi il sacramento dell'Eucaristia almeno a Pasqua

- Il quarto precetto In giorni stabiliti dalla Chiesa astieniti dal mangiare carne e osserva il digiuno

- Il quinto precetto Sovvieni alle necessità della Chiesa

ALLEGATO b): IL CATECHISMO

Riportiamo la definizione del Catechismo che ne dà Wwikipedia: Il Catechismo della Chiesa Cattolica è l'esposizione ufficiale degli insegnamenti della Chiesa Cattolica, forse il più grande tentativo di sintesi positiva di tutta la sua dottrina. È un corposo volume di oltre 900 pagine.

È stato approvato in prima stesura dal Papa Giovanni Paolo II con la costituzione apostolica Fidei Depositum (11 ottobre 1992) e in forma definitiva il 15 agosto 1997 con la lettera apostolica Laetamur Magnopere. Nel 2005 è stato pubblicato il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, che rappresenta una sintesi del catechismo. Il testo è stato redatto da una commissione speciale istituita da papa Giovanni Paolo II e presieduta dall'allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Cardinale Joseph Ratzinger.

Dal testo ufficiale, In sintesi

2047 La vita morale è un culto spirituale. L'agire cristiano trova il proprio nutrimento nella liturgia e nella celebrazione dei sacramenti.

2048 I precetti della Chiesa riguardano la vita morale e cristiana, che è sempre unita alla liturgia, della quale si nutre.

2049 Il Magistero dei Pastori della Chiesa in materia morale ordinariamente si esercita nella catechesi e nella predicazione, sulla base del Decalogo, il quale enuncia i principi della vita morale validi per tutti gli uomini.

2050 Il Romano Pontefice e i Vescovi, quali maestri autentici, predicano al popolo di Dio la fede che deve essere creduta e applicata nei costumi. È anche di loro competenza pronunciarsi sulle questioni morali che hanno attinenza con la legge naturale e la ragione.

2051 L'infallibilità del Magistero dei Pastori si estende a tutti gli elementi di dottrina, ivi compresa la morale, senza i quali le verità salvifiche della fede non possono essere custodite, esposte o osservate.

ALLEGATO c): IL CATECHISMO E LA FAMIGLIA (PARTE TERZA LA VITA IN CRISTO)

* SEZIONE SECONDA I DIECI COMANDAMENTI

o CAPITOLO SECONDO “AMERAI IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO”

Articolo 4 IL QUARTO COMANDAMENTO

I. La famiglia nel piano di Dio

Natura della famiglia

2201 La comunità coniugale è fondata sul consenso degli sposi. Il matrimonio e la famiglia sono ordinati al bene degli sposi e alla procreazione ed educazione dei figli. L'amore degli sposi e la generazione dei figli stabiliscono tra i membri di una medesima famiglia relazioni personali e responsabilità primarie.

2202 Un uomo e una donna uniti in matrimonio formano insieme con i loro figli una famiglia. Questa istituzione precede qualsiasi riconoscimento da parte della pubblica autorità; si impone da sé. La si considererà come il normale riferimento, in funzione del quale devono essere valutate le diverse forme di parentela.

2203 Creando l'uomo e la donna, Dio ha istituito la famiglia umana e l'ha dotata della sua costituzione fondamentale. I suoi membri sono persone uguali in dignità. Per il bene comune dei suoi membri e della società, la famiglia comporta una diversità di responsabilità, di diritti e di doveri.

La famiglia cristiana

2204 “La famiglia cristiana offre una rivelazione e una realizzazione specifica della comunione ecclesiale; anche per questo motivo, può e deve essere chiamata "chiesa domestica" ” [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 21; cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11]. Essa è una comunità di fede, di speranza e di carità; nella Chiesa riveste una singolare importanza come è evidente nel Nuovo Testamento [Cf ⇒ Ef 5,21-6,4; ⇒ Col 3,18-21; ⇒ 1Pt 3,1-7 ].

2205 La famiglia cristiana è una comunione di persone, segno e immagine della comunione del Padre e del Figlio nello Spirito Santo. La sua attività procreatrice ed educativa è il riflesso dell'opera creatrice del Padre. La famiglia è chiamata a condividere la preghiera e il sacrificio di Cristo. La preghiera quotidiana e la lettura della Parola di Dio corroborano in essa la carità. La famiglia cristiana è evangelizzatrice e missionaria.

2206 Le relazioni in seno alla famiglia comportano un'affinità di sentimenti, di affetti e di interessi, che nasce soprattutto dal reciproco rispetto delle persone. La famiglia è una comunità privilegiata chiamata a realizzare “un'amorevole apertura di animo tra i coniugi e... una continua collaborazione tra i genitori nell'educazione dei figli” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 52].

III. Doveri dei membri della famiglia

Doveri dei figli

2214 La paternità divina è la sorgente della paternità umana; [Cf ⇒ Ef 3,14 ] è la paternità divina che fonda l'onore dovuto ai genitori. Il rispetto dei figli, minorenni o adulti, per il proprio padre e la propria madre, [Cf ⇒ Pr 1,8; ⇒ Tb 4,3-4 ] si nutre dell'affetto naturale nato dal vincolo che li unisce. Questo rispetto è richiesto dal comando divino [Cf ⇒ Es 20,12 ].

2215 Il rispetto per i genitori (pietà filiale) è fatto di riconoscenza verso coloro che, con il dono della vita, il loro amore e il loro lavoro, hanno messo al mondo i loro figli e hanno loro permesso di crescere in età, in sapienza e in grazia. “Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare i dolori di tua madre. Ricorda che essi ti hanno generato; che darai loro in cambio di quanto ti hanno dato?” (⇒ Sir 7,27-28 ).

2216 Il rispetto filiale si manifesta anche attraverso la vera docilità e la vera obbedienza: “Figlio mio, osserva il comando di tuo padre, non disprezzare l'insegnamento di tua madre. . . Quando cammini ti guideranno; quando riposi, veglieranno su di te; quando ti desti, ti parleranno” (⇒ Pr 6,20-22 ). “Il figlio saggio ama la disciplina, lo spavaldo non ascolta il rimprovero” (⇒ Pr 13,1 ).

2217 Per tutto il tempo in cui vive nella casa dei suoi genitori, il figlio deve obbedire ad ogni loro richiesta motivata dal suo proprio bene o da quello della famiglia. “Figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore” ( ⇒ Col 3,20 ) [Cf ⇒ Ef 6,1 ]. I figli devono anche obbedire agli ordini ragionevoli dei loro educatori e di tutti coloro ai quali i genitori li hanno affidati. Ma se in coscienza sono persuasi che è moralmente riprovevole obbedire a un dato ordine, non vi obbediscano.

Crescendo, i figli continueranno a rispettare i loro genitori. Preverranno i loro desideri, chiederanno spesso i loro consigli, accetteranno i loro giustificati ammonimenti. Con l'emancipazione cessa l'obbedienza dei figli verso i genitori, ma non il rispetto che ad essi è sempre dovuto. Questo trova, in realtà, la sua radice nel timore di Dio, uno dei doni dello Spirito Santo.

2218 Il quarto comandamento ricorda ai figli divenuti adulti le loro responsabilità verso i genitori. Nella misura in cui possono, devono dare loro l'aiuto materiale e morale, negli anni della vecchiaia e in tempo di malattia, di solitudine o di indigenza. Gesù richiama questo dovere di riconoscenza [Cf⇒Mc 7,10-12 ].

Il Signore vuole che il padre sia onorato dai figli, ha stabilito il diritto della madre sulla prole. Chi onora il padre espia i peccati, chi riverisce la madre è come chi accumula tesori. Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli, sarà esaudito nel giorno della sua preghiera. Chi riverisce suo padre vivrà a lungo; chi obbedisce al Signore dà consolazione alla madre (⇒ Sir 3,2-6 ).

Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita. Anche se perdesse il senno, compatiscilo e non disprezzarlo mentre sei nel pieno del vigore. . . Chi abbandona il padre è come un bestemmiatore, chi insulta la madre è maledetto dal Signore (⇒ Sir 3,12-13; ⇒ Sir 3,16 ).

2219 Il rispetto filiale favorisce l'armonia di tutta la vita familiare; concerne anche le relazioni tra fratelli e sorelle. Il rispetto verso i genitori si riflette su tutto l'ambiente familiare. “Corona dei vecchi sono i figli dei figli” (⇒ Pr 17,6 ). “Con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza” sopportatevi “a vicenda con amore” ( ⇒ Ef 4,2 ).

2220 I cristiani devono una speciale gratitudine a coloro dai quali hanno ricevuto il dono della fede, la grazia del Battesimo e la vita nella Chiesa. Può trattarsi dei genitori, di altri membri della famiglia, dei nonni, di pastori, di catechisti, di altri maestri o amici. “Mi ricordo della tua fede schietta, fede che fu prima nella tua nonna Lòide, poi in tua madre Eunice, e ora, ne sono certo, anche in te” ( ⇒ 2Tm 1,5 ).

Doveri dei genitori

2221 La fecondità dell'amore coniugale non si riduce alla sola procreazione dei figli, ma deve estendersi alla loro educazione morale e alla loro formazione spirituale. La funzione educativa dei genitori “è tanto importante che, se manca, può a stento essere supplita” [Conc. Ecum. Vat. II, Gravissimum educationis, 3]. Il diritto e il dovere dell'educazione sono, per i genitori, primari e inalienabili [Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 36].

2222 I genitori devono considerare i loro figli come figli di Dio e rispettarli come persone umane. Educano i loro figli ad osservare la legge di Dio mostrandosi essi stessi obbedienti alla volontà del Padre dei cieli.

2223 I genitori sono i primi responsabili dell'educazione dei loro figli. Testimoniano tale responsabilità innanzitutto con la creazione di una famiglia, in cui la tenerezza, il perdono, il rispetto, la fedeltà e il servizio disinteressato rappresentano la norma. Il focolare domestico è un luogo particolarmente adatto per educare alle virtù. Questa educazione richiede che si impari l'abnegazione, un retto modo di giudicare, la padronanza di sé, condizioni di ogni vera libertà. I genitori insegneranno ai figli a subordinare “le dimensioni materiali e istintive a quelle interiori e spirituali” [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 36]. I genitori hanno anche la grave responsabilità di dare ai loro figli buoni esempi. Riconoscendo con franchezza davanti ai figli le proprie mancanze, saranno meglio in grado di guidarli e di correggerli:

Chi ama il proprio figlio usa spesso la frusta... Chi corregge il proprio figlio ne trarrà vantaggio (⇒ Sir 30,1-2 ).

E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell'educazione e nella disciplina del Signore ( ⇒ Ef 6,4 ).

2224 Il focolare domestico costituisce l'ambito naturale per l'iniziazione dell'essere umano alla solidarietà e alle responsabilità comunitarie. I genitori insegneranno ai figli a guardarsi dai compromessi e dagli sbandamenti che minacciano le società umane.

2225 Dalla grazia del sacramento del Matrimonio, i genitori hanno ricevuto la responsabilità e il privilegio di evangelizzare i loro figli. Li inizieranno, fin dai primi anni di vita, ai misteri della fede dei quali essi, per i figli, sono “i primi annunziatori” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11]. Li faranno partecipare alla vita della Chiesa fin dalla più tenera età. I modi di vivere in famiglia possono sviluppare le disposizioni affettive che, per l'intera esistenza, costituiscono autentiche condizioni preliminari e sostegni di una fede viva.

2226 L' educazione alla fede da parte dei genitori deve incominciare fin dalla più tenera età dei figli. Essa si realizza già allorché i membri della famiglia si aiutano a crescere nella fede attraverso la testimonianza di una vita cristiana vissuta in conformità al Vangelo. La catechesi familiare precede, accompagna e arricchisce le altre forme d'insegnamento della fede. I genitori hanno la missione di insegnare ai figli a pregare e a scoprire la loro vocazione di figli di Dio [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11]. La parrocchia è la comunità eucaristica e il cuore della vita liturgica delle famiglie cristiane; è un luogo privilegiato della catechesi dei figli e dei genitori.

2227 I figli, a loro volta, contribuiscono alla crescita dei propri genitori nella santità [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 48]. Tutti e ciascuno, con generosità e senza mai stancarsi, si concederanno vicendevolmente il perdono che le offese, i litigi, le ingiustizie e le infedeltà esigono. L'affetto reciproco lo suggerisce. La carità di Cristo lo richiede [Cf ⇒ Mt 18,21-22; ⇒ Lc 17,4 ].

2228 Durante l'infanzia, il rispetto e l'affetto dei genitori si esprimono innanzitutto nella cura e nell'attenzione prodigate nell'allevare i propri figli, e nel provvedere ai loro bisogni materiali e spirituali. Durante la loro crescita, il medesimo rispetto e la medesima dedizione portano i genitori ad educare i figli al retto uso della ragione e della libertà.

2229 Primi responsabili dell'educazione dei figli, i genitori hanno il diritto di scegliere per loro una scuola rispondente alle proprie convinzioni. E', questo, un diritto fondamentale. I genitori, nei limiti del possibile, hanno il dovere di scegliere le scuole che li possano aiutare nel migliore dei modi nel loro compito di educatori cristiani [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Gravissimum educationis, 6]. I pubblici poteri hanno il dovere di garantire tale diritto dei genitori e di assicurare le condizioni concrete per poterlo esercitare.

2230 Diventando adulti, i figli hanno il dovere e il diritto di scegliere la propria professione e il proprio stato di vita. Assumeranno queste nuove responsabilità in un rapporto confidente con i loro genitori, ai quali chiederanno e dai quali riceveranno volentieri avvertimenti e consigli. I genitori avranno cura di non costringere i figli né quanto alla scelta della professione, né quanto a quella del coniuge. Questo dovere di discrezione non impedisce loro, tutt'altro, di aiutarli con sapienti consigli, particolarmente quando progettano di fondare una famiglia.

2231 Alcuni non si sposano, al fine di prendersi cura dei propri genitori, o dei propri fratelli e sorelle, di dedicarsi più esclusivamente ad una professione o per altri validi motivi. Costoro possono grandemente contribuire al bene della famiglia umana.

2232 I vincoli familiari, sebbene importanti, non sono però assoluti. Quanto più il figlio cresce verso la propria maturità e autonomia umane e spirituali, tanto più la sua specifica vocazione, che viene da Dio, si fa chiara e forte. I genitori rispetteranno tale chiamata e favoriranno la risposta dei propri figli a seguirla. E' necessario convincersi che la prima vocazione del cristiano è di seguire Gesù : [Cf ⇒ Mt 16,25 ] “Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me, non è degno di me” ( ⇒ Mt 10,37 ).

2233 Diventare discepolo di Gesù significa accettare l'invito ad appartenere alla famiglia di Dio, a condurre una vita conforme al suo modo di vivere: “Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre” (⇒Mt 12,49 ).

I genitori accoglieranno e rispetteranno con gioia e rendimento di grazie la chiamata rivolta dal Signore a uno dei figli a seguirlo nella verginità per il Regno, nella vita consacrata o nel ministero sacerdotale.

V. Le autorità nella società civile

2234 Il quarto comandamento di Dio ci prescrive anche di onorare tutti coloro che, per il nostro bene, hanno ricevuto da Dio un'autorità nella società. Mette in luce tanto i doveri di chi esercita l'autorità quanto quelli di chi ne beneficia.

Doveri delle autorità civili

2235 Coloro che sono rivestiti d'autorità, la devono esercitare come un servizio. “Colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo” ( ⇒ Mt 20,26 ). L'esercizio di un'autorità è moralmente delimitato dalla sua origine divina, dalla sua natura ragionevole e dal suo oggetto specifico. Nessuno può comandare o istituire ciò che è contrario alla dignità delle persone e alla legge naturale.

2236 L'esercizio dell'autorità mira a rendere evidente una giusta gerarchia dei valori al fine di facilitare l'esercizio della libertà e della responsabilità di tutti. I superiori attuino con saggezza la giustizia distributiva, tenendo conto dei bisogni e della collaborazione di ciascuno, e in vista della concordia e della pace. Abbiano cura che le norme e le disposizioni che danno non inducano in tentazione opponendo l'interesse personale a quello della comunità [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 25].

2237 I poteri politici sono tenuti a rispettare i diritti fondamentali della persona umana. Cercheranno di attuare con umanità la giustizia, nel rispetto del diritto di ciascuno, soprattutto delle famiglie e dei diseredati.

I diritti politici connessi con la cittadinanza possono e devono essere concessi secondo le esigenze del bene comune. Non possono essere sospesi dai pubblici poteri senza un motivo legittimo e proporzionato. L'esercizio dei diritti politici è finalizzato al bene comune della nazione e della comunità umana.

Doveri dei cittadini

2238 Coloro che sono sottomessi all'autorità considereranno i loro superiori come rappresentanti di Dio, che li ha costituiti ministri dei suoi doni: [Cf ⇒ Rm 13,1-2 ] “State sottomessi ad ogni istituzione umana per amore del Signore. . . Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio” ( ⇒ 1Pt 2,13; ⇒ 1Pt 2,16 ). La leale collaborazione dei cittadini comporta il diritto, talvolta il dovere, di fare le giuste rimostranze su ciò che a loro sembra nuocere alla dignità delle persone e al bene della comunità.

2239 E' dovere dei cittadini dare il proprio apporto ai poteri civili per il bene della società in spirito di verità, di giustizia, di solidarietà e di libertà. L'amore e il servizio della patria derivano dal dovere di riconoscenza e dall'ordine della carità. La sottomissione alle autorità legittime e il servizio del bene comune esigono dai cittadini che essi compiano la loro funzione nella vita della comunità politica.

2240 La sottomissione all'autorità e la corresponsabilità nel bene comune comportano l'esigenza morale del versamento delle imposte, dell'esercizio del diritto di voto, della difesa del paese:

Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi il tributo il tributo; a chi le tasse le tasse; a chi il timore il timore; a chi il rispetto, il rispetto ( ⇒ Rm 13,7 ).

I cristiani... abitano nella propria patria, ma come pellegrini; partecipano alla vita pubblica come cittadini, ma da tutto sono staccati come stranieri... Obbediscono alle leggi vigenti, ma con la loro vita superano le leggi... Così eccelso è il posto loro assegnato da Dio, e non è lecito disertarlo! [Lettera a Diogneto, 5, 5. 10; 6, 10]

L'Apostolo ci esorta ad elevare preghiere ed azioni di grazie “per i re e per tutti tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità” ( ⇒ 1Tm 2,2 ).

2241 Le nazioni più ricche sono tenute ad accogliere, nella misura del possibile, lo straniero alla ricerca della sicurezza e delle risorse necessarie alla vita, che non gli è possibile trovare nel proprio paese di origine. I pubblici poteri avranno cura che venga rispettato il diritto naturale, che pone l'ospite sotto la protezione di coloro che lo accolgono.

Le autorità politiche, in vista del bene comune, di cui sono responsabili, possono subordinare l'esercizio del diritto di immigrazione a diverse condizioni giuridiche, in particolare al rispetto dei doveri dei migranti nei confronti del paese che li accoglie. L'immigrato è tenuto a rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del paese che lo ospita, ad obbedire alle sue leggi, a contribuire ai suoi oneri.

2242 Il cittadino è obbligato in coscienza a non seguire le prescrizioni delle autorità civili quando tali precetti sono contrari alle esigenze dell'ordine morale, ai diritti fondamentali delle persone o agli insegnamenti del Vangelo. Il rifiuto d'obbedienza alle autorità civili, quando le loro richieste contrastano con quelle della retta coscienza, trova la sua giustificazione nella distinzione tra il servizio di Dio e il servizio della comunità politica. “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” ( ⇒ Mt 22,21 ). “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” ( ⇒ At 5,29 ).

Dove i cittadini sono oppressi da una autorità pubblica che va al di là delle sue competenze, essi non ricusino quelle cose che sono oggettivamente richieste dal bene comune; sia però loro lecito difendere i diritti propri e dei propri concittadini contro gli abusi di questa autorità, nel rispetto dei limiti dettati dalla legge naturale ed evangelica [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 74].

2243 La resistenza all'oppressione del potere politico non ricorrerà legittimamente alle armi, salvo quando sussistano tutte insieme le seguenti condizioni: 1. in caso di violazioni certe, gravi e prolungate dei diritti fondamentali; 2. dopo che si siano tentate tutte le altre vie; 3. senza che si provochino disordini peggiori; 4. qualora vi sia una fondata speranza di successo; 5. se è impossibile intravedere ragionevolmente soluzioni migliori.

La comunità politica e la Chiesa

2244 Ogni istituzione si ispira, anche implicitamente, ad una visione dell'uomo e del suo destino, da cui deriva i propri criteri di giudizio, la propria gerarchia dei valori, la propria linea di condotta. Nella maggior parte delle società le istituzioni fanno riferimento ad una certa preminenza dell'uomo sulle cose. Solo la Religione divinamente rivelata ha chiaramente riconosciuto in Dio, Creatore e Redentore, l'origine e il destino dell'uomo. La Chiesa invita i poteri politici a riferire i loro giudizi e le loro decisioni a tale ispirazione della Verità su Dio e sull'uomo:

Le società che ignorano questa ispirazione o la rifiutano in nome della loro indipendenza in rapporto a Dio, sono spinte a cercare in se stesse oppure a mutuare da una ideologia i loro riferimenti e il loro fine e, non tollerando che sia affermato un criterio oggettivo del bene e del male, si arrogano sull'uomo e sul suo destino un potere assoluto, dichiarato o non apertamente ammesso, come dimostra la storia [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 45; 46].

2245 La Chiesa, che a motivo della sua missione e della sua competenza, non si confonde in alcun modo con la comunità politica, è ad un tempo il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona umana. “La Chiesa. . . rispetta e promuove anche la libertà politica e la responsabilità dei cittadini” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 76].

2246 E' proprio della missione della Chiesa “dare il suo giudizio morale anche su cose che riguardano l'ordine politico, quando ciò sia richiesto dai diritti fondamentali della persona e dalla salvezza delle anime. E questo farà, utilizzando tutti e solo quei mezzi che sono conformi al Vangelo e al bene di tutti, secondo la diversità dei tempi e delle situazioni” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 76].

E’ bene riflettere su tutto questo prima di pronunciarsi. No?

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Editoriali