DOSSIER BIM, SESTO CAPITOLO "RIPARTO FONDI BIM"

Ottava puntata. Autore Alberto Frizziero, Editore il CCCVa

6. RIPARTO FONDI BIM

Sino al 1976 il BIM ha operato in forma assolutamente autonoma salvo che per le delibere che andavano sottoposte prima alla Giunta Provinciale Amministrativa. e poi al Comitato di Controllo. In un certo senso l'Ente è stato una sorta di Finanziaria di Valle con grandissimi risultati in ogni campo. In merito si rinvia al capitolo ottavo, portando qui un solo, significativo, esempio. Basta infatti pensare all'impianto pluvirriguo finanziato con i fondi europei del FEOGA. Non era semplice. L'Italia in quel periodo stava utilizzando solo il 7% della sua quota di fondi in quanto per intervenire, oltre a problemi procedurali e organizzativi, occorreva anche prefinanziare gli interventi in quanto gli stati di avanzamento dovevano prima passare al vaglio del Ministero dell'Agricoltura e poi dei competenti settori europei. Il tempo minimo necessario dalla deliberazione relativa al mandato di pagamento risultava di almeno un anno anche quando il Presidente del BIM Valsecchi fu Ministro dell'Agricoltura con la conseguente possibilità di accelerare la trattazione italiana. Altrove, ove non c'era un BIM, anzi un BIM attrezzato e organizzativamente all'altezza, questa remora di carattere finanziario frenava, di fatto impediva, gli interventi non avendo gli Enti autarchici territoriali, Comuni e Province, risorse da utilizzate per il prefinanziamento, e non essendo ovviamente disponibili le imprese ad attendere il pagamento sino anche a due anni.

Entrata in vigore la legge regionale 27/1976 il fondo comune deve essere formalmente parcellizzato fra le Comunità Montane, cosa che ha tre fasi.

6.1 Fase prima. Sorico e BIM del Lago di Como, Brembo e Serio

La prima fase dei problemi attinenti il riparto del "fondo comune" del BIM fra le CC.MM. nasce con la costituzione di due CC.MM. in provincia. Resta valida la compartecipazione dello 0,45% sul totale gettito dei sovracanoni per il Comune di Sorico come da protocollo d'intesa sottoscritto a Sondrio il 12.9.1956. Verrà dopo invece l'intesa con il Consorzio BIM del Lago di Como, Brembo e Serio con riconoscimento a loro del corrispettivo di 8.500 kW.

Va tuttavia ricordata la serietà del problema iniziato con il ricorso di Comuni comaschi sia al Consiglio di Stato che al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche. Volevano un solo bacino imbrifero dell'Adda comprendente il lago. Ci pensò la Corte Costituzionale a dirimere la questione precisando che la competenza non era del giudice amministrativo ma di quello ordinario. Non era finita. I Consorzi BIM bergamasco e comasco tornarono alla carica chiedendo al Ministero dei LL.PP. di rivedere la delimitazione, cosa che non avvenne. Non era finita. Il 9.12.1967 il ritorno in argomento, questa volta presso il Tribunale Regionale alle Acque Pubbliche, prima da parte del Consorzio di Como e poi anche di quello di Bergamo.

Quasi 14 anni dopo la sentenza (18.3 / 9.10.1981), negativa per noi: illegittima la perimetrazione in quanto condotta non sul piano tecnico ma amministrativo.

Ricorso nostro questa volta sottilmente giuridico eccependo il difetto di giurisdizione del Giudice Ordinario. Il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche con sentenza 12.5.1984 / 16.3.1985 ci dà ragione non seguendo "la consolidatissima giurisprudenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, ma la integra e la arricchisce, segnalando, in deroga alla regola della competenza del giudice amministrativo" (relaz. Cit. pagg. 24/26).

Nuovo round. I comaschi impugnano la sentenza avanti le Sezioni Unite della Corte di Cassazione ma sbagliano. L'ordinanza 22.10.1988 dichiara inammissibile il ricorso perché proposto considerando il termine ordinario di 60 giorni mentre la scadenza della possibilità di ricorrere contro le sentenze del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche è di soli 45 giorni.

Quanto descritto non è solo storia ma va tenuto conto nelle decisioni come si vedrà in sede finale di proposta.

6.1.1 Importante la questione Comunità Montane.

In base alle competenze attribuite alle Regioni dalla legge 3.12.1971 n. 1102 la Regione doveva individuare le cosiddette zone omogenee nella quali si sarebbe costituita la Comunità Montana.

La legge era nata per promuovere "la valorizzazione delle zone montane favorendo la partecipazione delle popolazioni, attraverso le Comunità montane, alla predisposizione e all'attuazione dei programmi di sviluppo e dei piani territoriali dei rispettivi comprensori montani…". Detto delle finalità la legge stabiliva che fossero le Regioni a emanare le norme di attuazione. In particolare c'era l'obbligo per gli altri Enti di attenersi a quanto previsto da piani e programmi delle CCMM. Non solo, ma, importantissima era la prescrizione relativa ai piani urbanistici, "di cui si dovrà tener conto nella redazione dei piani generali di bonifica, dei piani regolatori e dei programmi di fabbricazione che i comuni sono tenuti ad adottare".

Avviata la procedura, dovendo la Regione procedere "d'intesa con i Comuni" diventavano importante le loro determinazioni. La DC maggioranza assoluta in provincia aveva visto la concreta possibilità di una autonomia reale visti i poteri che la legge attribuiva. Si pronunciò pertanto per la Comunità unica. PSI, principale opposizione, e sindacati per 5 Comunità, PCI per 4 (Tiranese e Bormiese insieme), laici per l'unica. Il pronunciamento dei Comuni, non privo di discussioni, fu largamente autonomistico ma la Regione, politicamente frenata, non si decideva. Ci fu a questo punto un'iniziativa di esponenti valchiavennaschi della sinistra democristiana, ben appoggiata a Milano e in loco dai Partiti di opposizione, per un'autonomia della Valchiavenna dalla Valtellina. Nella nuova tornata ci fu un rovesciamento della situazione anche con una rottura in Comune di Chiavenna e conseguenti dimissioni del Sindaco Aleandro Moro. Dei tredici Comuni sette furono per l'autonomia. La Regione, guarda caso, immediatamente decise la zonizzazione con, in provincia, le due CC.MM.

6.1.2 Ripartizione fondi BIM fra le due CC.MM. Le difficoltà

Subito, a parte gli aspetti politici - di fatto per anni Valtellina e Valchiavenna furono realtà separate - si pose il primo problema di contenuti: i fondi BIM per via della L.R. 27/1976 (testo al punto successivo 7.1.1) che prescriveva ai BIM il riparto annuale del loro "fondo comune" fra le Comunità Montane non per erogazioni ma per utilizzo territoriale. Chi poteva ripartirli? Non certo il BIM per le inevitabili ripercussioni di una scelta traumatica. Non altre sedi. L'unica via era quella politica, neppure quella semplice per via dello "strappo" che aveva lasciato le sue conseguenze.

6.1.3 Ripartizione fondi BIM fra le due CC.MM. La soluzione

Chi scrive era alla guida della DC in provincia ed aveva coordinato in prima persona tutta la vicenda delle scelte. In una delle consuete sedute del lunedì della Direzione provinciale arrivai con la proposta. Fu condivisa da tutti e neppure in dieci minuti si arrivò alla decisione poi verificata con Virgilio Longoni - primo Presidente della CM di Valchiavenna - che trovò ineccepibile la soluzione anche se questo avrebbe comportato un salto indietro dato che in precedenza la Valchiavenna - anche per via della Presidenza Valsecchi - aveva sempre avuto proporzionalmente dal BIM, sia rispetto agli abitanti che al territorio, più di quel che le sarebbe matematicamente spettato

I criteri di riparto dalla legge istitutiva, la 959/1953: "…in relazione alla posizione geografica degli impianti idroelettrici e degli altri criteri seguiti dal Ministero LL.PP." e cioè "in relazione ai bisogni delle singole zone e ai danni subiti in conseguenza della derivazione". Per quanto attiene "i bisogni" evidentemente farne una valutazione comparativa con le altre zone sarebbe stata e sarebbe impresa di Sisifo, su e giù per la montagna. Per quanto riguarda i danni le valutazioni accompagnatorie portavano a stabilire un nesso di causalità con la presenza degli impianti, sotto questo profilo essendoci una sostanziale omogeneità fra le diverse zone della provincia. Si rientrava quindi nel primo punto, quello della posizione geografica. Ottenuto l'assenso su questa base il BIM procedeva al calcolo definitivo sulla base del rapporto tra il totale della potenza nominale concessa in Valchiavenna e il totale generale provinciale, che d'altronde confermava quanto già da noi calcolato e cioè il 21,50% (da notare che la CM unica di Valtellina, presieduta dal sottoscritto, in prima applicazione e in attesa di migliore definizione si era riservata il 77,25%).

6.1.4 La ratio della soluzione

Non si trattava però solo di una soluzione politica, ma essa si fondava su una questione fondamentale di principio. Il ragionamento che aveva portato chi scrive alla proposta poi condivisa da tutti si fondava sulla geografia. Il Mera, là "la" Mera, è fiume che partendo dalla Svizzera scorre per 50 km fra Retiche e Lepontine tutto al di là dello spartiacque valtellinese. Sbocca nel lago di Como dopo il Ponte del Passo, fra Sorico in destra - poco prima di Gera Lario - e la località "La Punta" in sinistra. Dal suo sbocco a quello dell'Adda più a sud ci passa circa un km e mezzo. Ha quasi caratteristiche di bacino imbrifero autonomo. Logico pertanto seguire il criterio dianzi esposto.

6.2 Fase seconda

La prima fase dei problemi attinenti il riparto del "fondo comune" del BIM fra le CC.MM. nasce con la costituzione di quattro CC.MM. in provincia

6.2.1 Importante la questione Comunità Montana/e.

Il rag. Carlo Fatuzzo, leader del Partito Pensionati, promuove un referendum avverso le Comunità Montane. La Regione per evitarlo - ma anche, obiettivo non manifesto - per ridimensionare i poteri della CC.MM., azzera la situazione procedendo ad un riordino della materia.

Con il favore e le sollecitazioni dei Partiti di opposizione, di una parte della sinistra DC, dei sindacati sparisce la Comunità unica di Valtellina con la nascita delle quattro, quelle attuali.

Pagina nerissima.

Per i fautori di tale scempio, - ci riferiamo a chi predilige alle pur presenti questioni di potere i contenuti -, la spinta viene dall'esigenza di partecipazione secondo loro compressa da un'assemblea di 205 persone. Questo nella logica sbagliata di pensare a tale assemblea come ad un maxi-Consiglio Comunale e non già come ad una sorta di Parlamentino con le sue possibilità, ben più incisive, di partecipazione come dimostrato nel biennio 1976/77.

Non si dà retta a quei pochi, chi scrive in prima linea, che indicano i pericoli. Il primo è la morte del Piano Territoriale, quanto di meglio allora fatto in Italia. C'è chi oggi lamenta il capannonificio lungo la Statale 38, chi oggi lamenta la presenza di 98 aree industriali e artigianali nei 78 Comuni della provincia. Valuti le ragioni. Se non si fosse buttata in discarica la CM unica e quindi colpevolmente gettato in un cestino il Piano non ci sarebbe stati il capannonificio e in tutto in Valtellina ci sarebbero state solo 7 aree artigianali (più sei piccoline).

Bloccati importantissimi problemi. La SS 38, in precedenza in un anno e mezzo dall'incarico di progettazione all'appalto per Tartano e per Sernio-Mazzo mentre subito dopo doveva venire il resto che invece è andato alle calende greche. L'invaso della Selvetta che stava andando a posto con le conseguenze invece avutesi nel 1987. Eccetera eccetera. A scanso di equivoci da sottolineare che la CM unica aveva poteri reali che poi le piccole CCMM non hanno più avuto.

Nel quadro delle disastrose conseguenze della divisione in quattro della CM unica ci sta il problema del riparto dei fondi BIM che ha provocato l'accumulo di fondi in banca in attesa che si trovasse una soluzione.

6.2.2 Ripartizione fondi BIM fra le quattro CC.MM. Le difficoltà

Il problema presentava aspetti simili rispetto a quanto trattato al precedente punto 6.1.2 ma anche aspetti profondamente differenti.

Sulla base di quanto indicato al punto 6.1.3 il riparto, oltre al consolidato 21,50% per la Valchiavenna avrebbe potuto essere questo per CC.MM.:

Alta Valle 14% - Tirano 29 - Sondrio 23,80 - Morbegno 11,70.

A vuoto vari incontri. Morbegno avanzava la richiesta di aumentare il modesto 11,70 per una zona con quasi un quarto della popolazione della provincia. Solo Sondrio disponibile per una soluzione solidaristica. Soldi fermi in banca, soluzioni non se ne vedevano. Il problema passò alle sedi politiche con attesa da parte di tutti o quasi che fosse la DC a trovare una soluzione. Che non c'era, neanche a livello politico. Chi scrive presentò al Comitato Provinciale DC una memoria di sei pagine scritte a stilografica con la soluzione. Non erano maturi i tempi. Prevalse l'idea di affidare al compianto Lanfranco Cartoni, di cui erano noti valore e capacità, il compito di studiare l'argomento. Nel giro di qualche mese lo studio era compiuto anche con una proposta conclusiva che non fu accettata neppure quella. Il tempo passava, i soldi si accumulavano in banca, l'inflazione galoppava e erodeva le risorse. Bel risultato anche per questo aspetto dalla divisione della CM unica!

6.2.3 Ripartizione fondi BIM fra le quattro CC.MM. Novità: la soluzione

Nell'ennesima riunione la novità con la soluzione del problema. Per la verità non si trattò di una novità nei contenuti in quanto la soluzione rispecchiava puntualmente le sei pagine di proposta da me presentate alcuni mesi prima. La novità era solo nel proponente che non era più il Frizziero ma altra persona… Comunque il riparto, oltre al consolidato 21,50% per la Valchiavenna sarebbe stato questo per CC.MM.:

Alta Valle 12% - Tirano 29 - Sondrio 23,80 - Morbegno 13,70.

6.2.4 La ratio della soluzione

Non si trattava però anche qui solo di una soluzione politica, ma essa si fondava su una questione fondamentale di principio. Il ragionamento che aveva portato chi scrive alla proposta poi fatta propria da altri e condivisa da tutti si fondava da un lato sulla geografia ma dall'altro anche da un dato di legge ad escludendum. Fino a tale proposta la richiesta di Morbegno era una richiesta se vogliamo di solidarietà ma senza supporti reali e a questo si contrapponeva la negativa delle altre zone. La vera novità fu rappresentata dall'avere indicato la vera e incontrovertibile ragione per la quale nella logica solidaristica era dovuta al Morbegnese una risposta positiva. Qual'è l'impianto idroelettrico fonte dei maggiori guai? Indiscutibilmente quello di Selvetta-Ardenno-Monastero. Il Morbegnese sconta i danni ma per via della bassa quota che non comporta il pagamento di sovracanoni non gli è attribuita la relativa potenza nominale concessa. Su questo finalmente vi fu generale assenso come pure sull'entità consensualmente valutata nel 2%.

Non ci fu bisogno del recupero di questo 2% dagli altri per via di una concreta proposta del Sindaco di Tirano Maganetti che ottenne che fosse l'Alta Valle a rinunciare al 2% sino al 1988 dal momento che nel 1985 ci sarebbero stati i mondiali di sci con relativi finanziamenti.

6.3 Fase terza

La terza fase dei problemi attinenti il riparto del "fondo comune" del BIM fra le CC.MM. nasce con la rivendicazione dell'Alta Valle per il ripristino della percentuale originaria del fondo comune prima del passaggio del 2% al Morbegnese l'intesa a suo tempo raggiunta essendo da tempo scaduta.

6.3.1 Importante anche qui la questione Comunità Montana/e.

Nessuna disponibilità, tranne una cautamente positiva da Sondrio, delle CC.MM. per la riduzione delle proprie percentuali. Rischio di ulteriori stasi.

6.3.2 Ripartizione fondi BIM fra le quattro CC.MM. Le difficoltà

Le difficoltà consistevano, rebus sic stantibus, nell'impossibilità per il BIM di decidere ben sapendo che se avesse deciso una soluzione avrebbe trovato opposizione secca, persino con ricorsi al TAR che avrebbero ulteriormente peggiorato la situazione.

6.3.3 Ripartizione fondi BIM fra le quattro CC.MM. La soluzione

Al Consiglio Direttivo del BIM la mia proposta di riparto: oltre al consolidato 21,50% per la Valchiavenna sarebbe stato questo per CC.MM.: Alta Valle 14% - Tirano 29 - Sondrio 23,80 - Morbegno 13,70. Subito il Presidente della C.M. dell'A.V. Pedrini obiettò che così facendo il totale dava 102. La risposta fu di non preoccuparsi. Aveva ottenuto quello che voleva e cioè il reintegro del 2%. Così per altri interventi e così fu deciso. Nella relazione per l'assemblea del 14.12.1991 a pag. 33 si legge: "…il 12% alla C.M. di Bormio (più 2% vedi voce 'scelte')" e a pag. 36 la definizione "compensazione pragmatica in termini economici". Si rise anche di questa soluzione ma nessuno ne aveva un'altra e questa invece permise che le cose per anni andassero lisce. Del resto chi cerca di innovare si muove sempre fra scetticismo e contrarietà. Poi, per quanto mi riguarda e come da numerosi e importanti vicende, la costante finale: i padri spuntano come i funghi, anche chi magari inizialmente entra in prima fila nell'ostacolare il progetto. Nello specifico, mi fosse importato il merito e l'attribuzione, avrebbero parlato le sei pagine presentate a suo tempo e depositate…

6.3.4 La ratio della soluzione

Come era stato possibile un marchingegno simile? Semplice - con agli atti però fior di mia relazione di supporto da produrre in eventuale contenzioso -: il 2% era stato attinto ai "fondi propri" che nel frattempo avevo introdotto a latere del cosiddetto "fondo comune" la legislazione, tutta, avendo peccato di superficialità considerando solo, appunto, il fondo comune e non già un fondo proprio di funzionamento o di interesse generale quale ad esempio la compartecipazione a spese d'investimento pluriennali.

6.4 Fase ipotetica: Comuni

Le difficoltà indicate nei punti precedenti, le imprese, talora le acrobazie, per risolverle dimostrano quanto sarebbe complesso procedere ad un riparto tra i Comuni qualora questa idea venisse avanti. O anche qualora vi fosse la necessità di sciogliere il BIM, d'accordo almeno 47 Comuni per via del prescritto quorum, tre quinti, per l'obbligatorietà del Consorzio. Per la verità in questa ipotesi, dovendosi salvaguardare risorse potrebbe essere meno difficile. Uno schema l'abbiamo presente ma qui non inerisce.

Capitoli pubblicati:

1) Premessa www.gazzettadisondrio.it/17686-dossier_bim__il_primo_capitolo___premessa...

2) Genesi www.gazzettadisondrio.it/17844-dossier_bim__il_secondo_capitolo___genesi...

3) I parte BIM essenziale strumento di tutela www.gazzettadisondrio.it/18095-dossier_bim__il_terzo_capitolo____bim__es...

3) II parte BIM essenziale strumento di tutela http://www.gazzettadisondrio.it/18349-dossier_bim__il_terzo_capitolo____...

4) La situazione in Italia e in Lombardia http://www.gazzettadisondrio.it/18422-dossier_bim__il_quarto_capitolo___...

5) I parte Canoni, sovracanoni, rivieraschi, rivieraschi BIM. Natura, titolarità, risorse

http://www.gazzettadisondrio.it/18684-dossier_bim__il_quinto_capitolo__p...

5) II parte Canoni, sovracanoni, rivieraschi, rivieraschi BIM. Natura, titolarità, risorse

(testo attuale)

http://www.gazzettadisondrio.it/18789-dossier_bim__il_quinto_capitolo__s...

6) Riparto Fondi BIM

Capitoli da pubblicare:

7) La Corte Costituzionale

8) Parcellizzazione negativa. Monito per il futuro

9) Unità provinciale

10) I parte Tentativi di futuro

10) II parte Tentativi di futuro

11) Le ipotesi di cambiamento

12) Chiosa

APPENDICE: Titoli I II III IV V VI

INDICE (sintesi)

Editoriali