QUEST’EUROPA E’ UN DISASTRO. SCHIAFFO-BOOMERANG AL PAPA IL CUI VIAGGIO IN TURCHIA VALE CENTO VOLTE UNA CARENTE POLITICA EUROPEA

L’Europa dell’economia, anzi delle economie, ha prevalso col risultato che di fatto quell’unità politica forte che ci vorrebbe non esiste. Un’Europa senz’anima e senza ideali ha perso la capacità di guida e va verso un sempre maggiore declino

Quest’Europa è proprio un disastro. In uno scenario internazionale caratterizzato da alcuni rilevanti scenari di crisi, da una intervenuta carenza di leadership, da un mix di distorsioni e innovazioni in campo economico per l’avvento dei due Paesi-giganti, l’Europa non coglie l’occasione storica che le si presenta e si culla nelle rinunce. Una nuova palude in cui imperversano i burosauri di Bruxelles e Strasburgo.

SCENARI DI CRISI

Domina il pericolo del terrorismo.

S.P.E.C.T.R.E, Era stato profetico Ian Fleming, fortunato creatore dell’agente 007 con licenza di uccidere, che in piena guerra fredda USA-URSS, dominata dal rischio della sua trasformazione in calda anzi caldissima, a ideare un terzo incomodo. Era questo la S.P.E.C.T.R.E, . acronimo di SPecial Executive for Counter-intelligence, Terrorism, Revenge and Extortion, un’organizzazione comandata da Ernst Stavo Blofeld con fine il potere. Non c’è però oggi un mitico e affascinante James Bond che da solo possa avere ragione dei nemici dell’umanità. La ricetta non c’é. Bisogna tenerne conto e cercando di convivere evitando di fornirgli ossigeno con decisioni sbagliate, tipo quelle originate dalla Rumsfeldiana politica di presunta potenza, prima fra tutte la guerra all’Irak. IRAK. Irak la cui situazione fa parlare di rischio di guerra civile facendo finta di non vedere che già c’è una guerra civile, anche se non di massa ma alla loro maniera. Una situazione da cui gli USA vorrebbero uscire come hanno fatto quasi tutti gli altri noi compresi, solo se potessero, cosa che non è nonostante la sagace ed intelligente opera di Condolezza Rice.

AFGHANISTAN. Non che vada meglio in Afghanistan dove non solo i talebani hanno ripreso fiato ma dimenticando le idiozie degli studenti di teologia al governo a Kabul e operando realisticamente sono andati saldandosi con le popolazioni locali, quelle che dalla coltivazione dell’oppio traggono la possibilità di sussistenza. I generali chiedono più soldati, ma nessuno glieli manda, noi compresi, e quelli che ci sono hanno limiti operativi (i talebani ringraziano).

LIBANO. Basta vedere la gente che gli Hezbollah, sciti filosiriani, d’intesa con gli sciti di Amal e i cristiani di Michel Aoun, hanno riunito in piazza in una manifestazione ordinatissima e senza il minimo incidente per dare una spallata al governo del filo-americano Fuad Sinora. Si è trattato di almeno un milione e mezzo di persone su una popolazione stimata – non si fanno censimenti da tempo - in meno di quattro milioni distribuite su un territorio soltanto poco più del triplo della provincia di Sondrio.

Ricordiamo gli obiettivi che la risoluzione ONU del 18 agosto scorso prefigurava e quale avrebbe dovuto essere la consistenza e l’operatività. Il punto 11, testuale: “decide, per sostenere e rafforzare la forza in dimensione, equipaggiamenti, mandato e raggio di operazione, di autorizzare un incremento nella forza della UNIFIL fino a un massimo di 15.000 uomini, e che quella forza debba, oltre a portare a termine il proprio mandato come previsto dalle risoluzioni 425 e 426 del 1978…”.

Ricordiamo quello che ebbe a dichiarare il 7 settembre, sul sito ufficiale del suo Ministero lo stesso Ministro degli Esteri Massimo D’Alema: "Hezbollah è un partito politico, con membri di parlamento e ministri e, è vero, anche con missili Katyuscha", dice D'Alema, "È un paradosso, ma questa è la realtà - una realtà con molte contraddizioni. Il nostro obiettivo è il disarmo delle milizie e quello di obbligare Hezbollah a divenire un ente unicamente politico, affinché il Libano sia una democrazia normale. Anche quando lo Stato di Israele è stato fondato, vi erano partiti politici armati. Molte persone, allora, hanno dovuto disarmarsi".

IRAN. Vuole il nucleare dichiarando che non è sua intenzione fare bombe atomiche ma interessa solo l’aspetto energetico. Non gli credono. Ma chi gli ha fornito a suo tempo l’assistenza tecnica? Francia, Russia e Stati Uniti. Chi ha fornito le attrezzature? Francia e Russia. Sintomatico. La soluzione ci sarebbe. Il premier Ahmadinejad ha dichiarato di puntare ad avere 60.000 centrifughe per ottenere l’arricchimento dell’uranio lavandolo col fluoro. Si tratta della fase incriminata e sospetta, quella infatti che porta al risultato in quanto è l’uranio arricchito, non quello naturale, serve sia per produrre energia che per costruire bombe atomiche. Qualcuno ha proposto che per fugare il sospetto-bombe l’arricchimento venga fatto o in Russia o in Francia. La soluzione quindi ci sarebbe ma non c’é.

COREA. La Corea del Nord non minaccia di costruire bombe atomiche ma ce l’ha già e le fa esplodere. Bisogna però ricordare che nel ’94 c’era stato un accordo, in prima fila gli USA per costruire un reattore all'acqua leggera di 2000 MW o due da 1000 MW, al fine di risolvere il problema di scarsità dell'elettricità della Corea del Nord. Prima della costruzione dei reattori, l'organizzazione avrebbe dovuto fornire 500 mila tonnellate di olio pesante. Da notare che “Rumsfeld era amministratore (1990 – 2001) non esecutivo della Abb, gigante dell'ingegneria europeo con sede a Zurigo, quando questa si aggiudicò un contratto da 200 milioni di dollari per la progettazione e la fornitura di componenti chiave dei reattori (anche di tecnologia militare)” avendo ritenuto l’Amministrazione Clinton di blandire la Corea per portarla nel campo occidentale.

Rumsfeld poi, entrato nell’Amministrazione Bush, a un certo punto cambia. Dal gennaio 2002 la Corea diventa uno Stato-canaglia, Bush dichiara ufficialmente di odiare il dittatore coreano Kim Jong-il, figlio di Kim Il.Sung, le grande leader, il più straordinario caso di culto della personalità della storia dell’umanità. L’olio pesante non arriva, l’energia scarseggia, la poverissima Corea, evidente il ricatto, si mette a fabbricare missili in grado di raggiungere il Giappone oggi e gli USA domani e bombe atomiche, con un preoccupante scoppio.

MONDO. Per brevità omettiamo gli altri scenari di crisi in questo o quello scacchiere meno conosciuti ma con un potenziale di crescita non certo indifferente

CARENZA DI LEADERSHIP

La tragedia dell’11 settembre aveva comportato una solidarietà per gli Stati Uniti come mai essi avevano avuto da quanto esistono. Unica grande superpotenza, principale barriera contro il terrorismo che con le Torri Gemelle aveva spaventato tutti, persino gli Stati ostili agli USA, motore economico del mondo. Abbiamo ripetutamente scritto – e gli articoli relativi sono consultabili on-line sul nostro giornale – “da amici degli Stati Uniti” – cose, pure quelle severe, che è giusto gli amici dicano, anche se può essere spiacevole, non solo per chi ascolta ma anche per chi parla.

Bush, come da sempre scritto, - anima nera Rumsfeld troppo tardi mandato a casa -, ha disperso un patrimonio incredibile. Oggi è evidente la crisi di leadership degli Stati Uniti che hanno perso colpi un po’ dappertutto, come dimostra del resto anche la progressiva crescita dell’anti-americanismo in America Latina e come dimostra la perdita di consenso di tutti i leaders, europei e non, che hanno fiancheggiato calorosamente l’Amministrazione Bush. Intendiamoci, non è che Rumsfeld sia il colpevole di tutto e quindi un capro espiatorio. Lui ha più di tutti impersonato un sistema e, in esso, la spinta avuta da alcune lobbies e non solo alcune, potenti, economiche. Quella filo-israeliana ad esempio che spesso e volentieri ha condizionato la politica estera USA e in modo molte volte controproducente. Si veda Israele che con l’invasione in Libano ha, di fatto, infranto il mito della sua invincibilità. Non è un caso in particolare che per la prima volta alla guida del Governo e del Ministero degli Esteri ci fossero, Golda Meir esclusa, persone non formatesi militarmente, e quindi, probabilmente, generali-dipendenti. Non solo infranto il mito della invincibilità ma consegnato questo mito agli Hesbollah.

Chi guida il mondo? Il/la WTO, World Trade Organization, Organizzazione Mondiale del Commercio, alle cui regole si è riusciti a dare – incultura massima! – la possibilità di prevalere sulle legislazioni dei singoli Paesi! Pazzesco.

DISTORSIONI E INNOVAZIONI IN CAMPO ECONOMICO

Sviluppo di due giganti, Cina e India, al galoppo. Quasi la metà della popolazione mondiale, oltre 2,4 milioni di abitanti, destinati negli anni tra il trenta e il quaranta del terzo millennio a contare per oltre il 40% del PIL del mondo. Poco meno del doppio di quello, allora, degli Stati Uniti, due volte e mezzo a quello dell’Europa.

Ci inondano di prodotti che, grazie al/alla WTO, fanno chiudere le nostre fabbriche non solo per il nostro di gran lunga maggior costo del lavoro ma anche per gli oneri (inquinamento, burocrazia, sicurezza ecc.) che su loro gravano contrariamente a quelle asiatiche.

Distorsioni sì ma non solo.

Non si pensi alla Cina come quella delle scarpe a basso costo, dei giocattoli da buttar via, delle patacche e simili. C’è quella ma ce n’è un’altra all’avanguardia e davanti a noi perché noi siamo seduti e loro corrono, perché i valori loro li hanno ancora e noi li abbiamo buttati nel cestino.

L’EUROPA-DISASTRO

Brevemente la presenza dell’Europa negli scenari dianzi analizzati.

TERRORISMO. Azione difensiva, molte esortazioni, talune dichiarazioni di principio. Stop.

AFGHANISTAN Diciamola chiara. Là dove c’è da combattere perché i talebani sono ancora vivi e vitali, l’Europa non ci sta. Armiamoci e partite. Facciano gli americani. Ma da soli non ce la fanno.

Sperando di non dover scappare saremo impantanati là. Giusto puntare sull’azione politica ma quali sono gli interlocutori?

LIBANO. Diciamola chiara. Entusiasmo per la risoluzione dell’ONU del 18 agosto, e flop dopo. A un certo punto abbiamo rischiato di restare da soli noi italiani col cerino in mano e c’è voluta una energica azione diplomatica per “intortare” la Francia. Ben lontani comunque da quei 15.000 soldati indicati dall’ONU. Europa dov’eri? Se ci sei batti un colpo. Silenzio assordante. Non solo. D’Alema il 7 settembre rifletteva un’opinione generale nella sua dichiarazione sopra riportata. “Il nostro obiettivo è il disarmo delle milizie e quello di obbligare Hezbollah a divenire un ente unicamente politico”. I nostri soldati, cui va la nostra affettuosa solidarietà, sono là a fare niente, l’unica cosa che le circostanze obbligano a fare, tanto è vero che rispetto al contingente previsto ne abbiamo mandato solo una parte…

IRAN. Una timida, comunque positiva, azione dell’Italia con una risposta di disponibilità iraniana. Un piccolo passo avanti. Ma l’Europa? Quell’Europa che…. Come tale e quindi non solo per quel che tocca i singoli Paesi. ha suoi interessi vitali nell’area?

COREA. Se c’è uno scacchiere in cui l’Europa potrebbe dire la sua è proprio quello dell’Estremo Oriente potendolo fare senza interessi diretti e quindi con maggiore possibilità di ascolto. Assenza totale d’un lato per il fastidio che potremmo dare ai soggetti dominanti quello scenario (che però han fatto e fanno flanella) ma dall’altro per la riluttanza a occuparcene, ad operare quale soggetto mondiale.

CARENZA DI LEADERSHIP

Già, soggetto mondiale. Chi, l’Europa? Vogliamo dire soggetto provinciale. L’Europa non sa cogliere l’occasione storica che le si presenta per la carenza di leadership, per la perdita di influenza degli Stati Uniti, per la necessità di interlocuzione dei Paesi-giganti in crescita, per la drammatica situazione dei Paesi-paria del mondo. L’Europa si culla nelle rinunce. Una nuova palude in cui imperversano i burosauri di Bruxelles e Strasburgo. Basta vedere i numeri di questa settimana della

Gazzetta Ufficiale - 2ª Serie Speciale - Comunita' Europee, n. 92 del 23, 93 del 27 e 94 del 30 novembre. Chi le consulta vi trova rispettivamente 34, 32 e 38 regolamenti oltre, nelle prime due, una Direttiva. In una settimana sfornati 104 regolamenti. E’ questa l’Europa “politica” che i suoi illuminati Padri, De Gasperi, Adenauer, Schumann prefiguravano, volevano, attuandola? Persino chi sul piano politico lo manderebbe al rogo non può non consentire con l’ex Ministro Tremonti per quanto sostiene nel suo libro “Rischi fatali”. Sono rischi fatali infatti quelli che un’imbelle Europa fa correre alle giovani generazioni e a quelle future.

E VENIAMO AL PAPA, AL CLAMOROSO SUCCESSO DEL SUO VIAGGIO

E veniamo dunque al Papa e al clamoroso successo del suo viaggio, nato fra mille preoccupazioni, dipinto come un grave rischio e ben oltre la persona e conclusosi in un modo sicuramente al di là di ogni previsione con un successo che va oltre qualsiasi limite. Paradossalmente è stato il fronte religioso in senso stretto quello che, sia pure in un spirito di cordiale fratellanza, ha registrato l’esito minore in quanto persistono, fra cristiani, posizioni diverse storicamente cristallizzatesi e forse teologicamente da approfondire.

L’Islam ha seguito con grandissima attenzione questo viaggio, acuita perché rappresentava il dopo-Ratisbona tenuto conto che era stato interesse di molti, spesso più politico che religioso, stravolgere il senso della dichiarazione di Benedetto XVI, peraltro non felicissima nella traduzione, infiammando le masse musulmane. L’esito ha messo in un angolo gli estremisti. I fondamentalisti che avevano gridato “al lupo” e alle sue nuove crociate, seminato vento raccolgono tempesta. La tempesta che volevano provocare si è trasformata in un vento che ha travolto loro (considerazioni che nella sostanza vengono dal mondo musulmano).

Conseguenze politiche? Queste non dipendono dal Papa.

Papa Giovanni XXIII, forse il primo Pontefice ad essere nominato nelle moschee, con la sua fervente azione evitò che il conflitto irakeno degenerasse in una guerra di religione. Il suo successore ha determinato condizioni più agevoli per le azioni politiche necessarie per affrontare i problemi senza distinzioni di razza, di ceppo, di religione, in primis nel Medio-Oriente ma non dimenticando il Terzo e Quarto mondo. E senza conflitti di religione o razza.

SCHIAFFO-BOOMERANG DELL’EUROPA-DISASTRO AL PAPA

Il Papa è in Turchia in un viaggio delicatissimo, più ancora che per lui e per la Chiesa per l’intero Occidente. Cosa fa l’Europa? Mentre lui è là con un tempismo eccezionale comunica di avere congelato i negoziati per l'adesione della Turchia all'UE Niente via alle trattative su otto capitoli negoziali anche se, diplomaticamente, il commissario italiano Frattini giudica positiva la scelta tenuto conto che altri Paesi volevano la chiusura netta di tutto. Congelati però gli altri 26 capitoli. A più d’uno è parsa debole la motivazione, legata alla situazione cipriota, di questa posizione mentre sdegnata è venuta la risposta dei turchi. Da notare che la “raccomandazione” per questa soluzione alla Commissione era stata presentata dal “Commissario UE all'Allargamento” Olli Rehn, Si tratta di un finlandese 44enne, professore universitario il cui maggiore incarico in precedenza è stato di consigliere del Primo Ministro finlandese per la politica economica. Persona dunque senza esperienze di governo o comunque di alto profilo caratteristica abituale dei membri del Governo europeo (la Commissione).

Discutibile o no la decisione, comunque non vincolante in quanto essa dipende dalla riunione dei 25 Governi dell’UE in programma l’11 dicembre, discutibilissima però, se non addirittura idiota, la comunicazione proprio mentre il Papa è là in Turchia. Sul piano politico un boomerang perché innalza la figura del Pontefice e mini-fotografa quella dell’Europa e non solo del suo alquanto sprovveduto Commissario. Sul piano culturale semplicemente una conferma del clima che si respira in ambito nord-europeo. L’aver negato l’inserimento nella Costituzione Europea delle “radici cristiane” non era stato solo indice di povertà culturale – la cultura è respiro – ma frutto di prevenzioni e preconcetti che allignano anche vistosamente, appunto, nel nord-Europa.

Abbiamo avuto già occasione di parlarne e di analizzare questa anomalia. E diciamo anomalia perché in fin dei conti non è con impostazioni illuministiche, non è con il razionalismo, non è con la chiusure delle porte – comprese quelle economiche magari anche con gli infiniti regolamenti dianzi citati, aperte però per chi entra e schiaccia i nostri prodotti – che si esce dalla depressione e dal declino dell’Europa di oggi.

Un solo modo per uscirne, meno economicismo e più valori. Ma chi resta depositario dei valori quando è franato molto di quello che c’era comprese le ideologie?

Persino illuminati settori della massoneria pensante si sono resi conto che a quella sorta di nulla che avanza – ricordiamo il film “La storia infinita” – c’è poco da opporre nella società contemporanea in cui l’edonismo dilagante scaccia gli ideali. Si sono resi conto però che resta la Chiesa, un tempo avversaria, che può avere, in partnership, un ruolo importante. Al di là del suo Magistero che riguarda i credenti ha infatti una funzione sociale, nell’ambito e in attuazione della sua legge fondamentale, quella dell’amore, addirittura in simbiosi con la cultura con la C maiuscola, quella che non pone veti o steccati.

Senza una sferzata d’orgoglio per il patrimonio che l’Europa ha costruito nei secoli contribuendo in maniera determinante allo sviluppo dell’umanità, senza l’alimento della cultura, pardon “della Cultura”, il declino altrimenti condanna il Vecchio Continente a una posizione subordinata, marginale con lo spettro – e non ce ne accorgiamo? – dell’involuzione.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Editoriali