° MAGGIO: FESTA DEI LAVORATORI
1° maggio, una festa ormai entrata nel costume dei popoli di (quasi) tutto il mondo. Un giorno in cui dovrebbe regnare sovrana la gioia per una giornata diversa dalle altre dove trascorrere con serenità, insieme ai famigliari, agli amici e alle persone care un momento di relax. Invece questo 1° maggio è stato funestato, come spesso è capitato negli anni, da tragedie e lutti sul lavoro.
Ricordo il ferimento dei due carabinieri (di cui uno grave) mentre svolgevano il loro lavoro in una piazza di Roma in difesa della incolumità di altre persone. Due lavoratori a servizio dello stato, dei quali spesso ci ricordiamo solo in casi funesti dove il rischio per la propria vita e il vile agguato sono sempre all'ordine del giorno.
Un'altra gravissima tragedia umana viene a funestare la festa del lavoro. Mi riferisco alla vicenda di Savar, a trenta kilometri da Dacca in Bangladesh. Un palazzo di otto piani, dichiarato inagibile, ha visto costretti dai loro padroni migliaia di donne e uomini a rientrare al lavoro malgrado le avvisaglie di pericolo imminente.
Il 24 aprile un edificio di otto piani dal nome Rana Plaza è crollato su se stesso causando la morte di oltre 300 persone e il ferimento di altre 2000 (duemila) in prevalenza donne. A tutt'oggi ci sono ancora oltre 370 dispersi, mentre fervono le operazioni di ricerca e recupero.
Il Rana Plaza ospitava cinque fabbriche tessili con circa tremila addetti, in prevalenza donne, dove venivano prodotti capi di abbigliamento per grandi marche di abbigliamento a livello mondiale: l'inglese Primark, la spagnola Mango, la tedesca KIK. Anche la compagnia italiana Benetton è stata accusata di produrre abiti il quel carnaio umano, ma ha emesso un comunicato stampa ufficiale negando il proprio coinvolgimento. Sarà così?
Il giorno prima del crollo, alcuni ispettori anche attraverso le evidenti crepe su tutti i muri, avevano dichiarato inagibile e pericolante il palazzo. Nonostante la dichiarazione di inagibilità i proprietari delle fabbriche hanno costretto le maestranze a lavorare, praticamente decretando la loro sentenza di morte.
Quelle operaie e operai lavoravano per una paga infima: 38 €uro al mese e sono un esercito stimato di 4 milioni di persone stipate in circa quattro mila fabbriche, con un giro di affari pari a 20 miliardi di dollari. Dal solo Rana Plaza escono ogni anno circa 960mila capi. Gli incidenti mortali nelle fabbriche del Bangladesh sono tutt'altro che rari. A novembre del 2012 a causa di un incendio alla Taxreen Fashions hanno perso la vita 112 lavoratori.
Le vittime e i loro famigliari non hanno di che far festa ricordando i loro morti. Ma il resto del mondo del lavoro non può ignorare, quindi deve ricordare e mai dimenticare che il 1° maggio è una ricorrenza da dedicare al riconoscente omaggio alle tante lavoratrici e ai tanti lavoratori vittime dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo a solo scopo di profitto e ai tanti sindacalisti che hanno pagato con la vita il loro impegno, come è successo nel 1947 a Portella della Ginestra in Sicilia, a rivendicare gli elementari diritti di cui oggi molti di noi beneficiano. Il 1° maggio, festa universale del lavoro, è legato all'episodio dei quattro sindacalisti di Chicago che l'11 novembre del 1887 furono impiccati per aver organizzato il 1° maggio dell'anno precedente uno sciopero a favore delle 8 ore di lavoro. W il 1° maggio!
Valerio Dalle Grave