SIAMO 'AVVOCATI' NON DI GHEDDAFI MA DELL'ITALIA 11 2 28 14

Chiarezza

C'è stato qualche lettore che ha mosso rilievi critici per i nostri commenti adombrando una sorta di nostra difesa di ufficio di Gheddafi. Meno male che questi rilievi sono stati portati a nostra conoscenza in quanto così c'è l'occasione di fare chiarezza (anche se i nostri commenti non ne peccavano certamente).

Tanto per essere chiari è vero che l'impostazione era, e continua ad essere, quella di una convinta difesa di ufficio, ma non di Gheddafi bensì del nostro Paese. Non si tratta, come da un intervento in TV, di barattare i diritti umani con le ragioni commerciali o anche energetiche.

La questione dei diritti umani resta fondamentale, secondo la Carta dell'ONU anche se non è affatto giusto ricordarsene ora per il Nord Africa - lontanissimo per inglesi, tedeschi e Paesi vari del Nord Europa e anche per quel simulacro di Ministra degli Esteri della CEE, Catherine Margaret Ashton, Baronessa Ashton di Upholland già aristocratico membro della Camera dei Lord, nominata solo per sbarrare la strada a D'Alema, proposto dal Governo italiano - e dimenticarsene tutti gli altri giorni per il resto del pianeta. Sono però troppi che mettono la testa sotto terra come gli struzzi.

Siamo il Paese più esposto sotto tutti i profili

- Conosciamo bene la situazione nordafricana perché dal tempo di Ustica in poi strettissimi, anche se magari non appariscenti, sono stati i rapporti con la Libia di Gheddafi, chiunque fosse al Governo, Berlusconi, Prodi, D'Alema, Ciampi ecc. Figurarsi poi per la Tunisia visto che l'incruento colpo di Stato 'medico' che aveva sostituito Bourghiba, conciato malissimo di salute e di testa in particolare, con Ben Alì, era stato il frutto di una brillante operazione dei nostri Servizi che avevano battuto sul tempo quelli francesi.

- Abbiamo una mappa dettagliata della geografia politica della Libia che è fatta non di Partiti, Associazioni, esercito e quant'altro, ma solo di tribù.

- Sappiamo quindi che libertà e democrazia sono slogans senza alcun fondamento. Il dopo-Gheddafi, in avanzata fase di scrittura, è conseguenza di un rimescolamento di carte. Si sa già chi avrà una sorta di egemonia e non per ragion politica. Non è un caso che i cosiddetti 'insorti' abbiano rapidamente prevalso in Cirenaica e non 'contro' l'esercito ma internamente ad esso. L'est della Libia è l'énclave della maggiore tribù che con gli alleati tuareg conta un quarto della popolazione del Paese. Un po' di alleanze fra le altre 145 tribù, alcune delle quali tuttora alla finestra per poi salire sul carro del vincitore, e il gioco è fatto.

- Non è solo questione di forza numerica. In quella zona tutto è oro: 30 o 40 pozzi di petrolio, tre raffinerie, quattro terminali, oleodotti, un gasdotto. A Gheddafi, se oltre Tripoli riescisse a mantenere o riprendere l'egemonia sulla parte occidentale del Paese una ventina di pozzi, due lunghe, e facilmente oggetto di sabotaggio, pipelines, una di gas e l'altra di petrolio.

- Possiamo quindi mettere in busta la soluzione e aprirla domani quando Gheddafi sarà partito da Tripoli per una destinazione probabilmente non africana, ovvero una nuova S. Elena e non una nuova Elba.

Le rivoluzioni possono sì dare una sferzata alla storia ma spesso e volentieri hanno andamenti parabolici fino al ritorno di nuove egemonie, di restaurazioni che si concludono col cambiare le facce. Figurarsi poi in un mondo come quello arabo dove non c'è un solo Stato organizzato secondo quelli che per noi sono i canoni irrinunciabili di libertà e democrazia.

In Libia si volterà pagina, forse anche la prossima settimana se gli oppositori si metteranno d'accordo. Nei palazzi del potere, non nella vita della gente, non nella mente dei nuovi big. Qualche intellettuale sognatore, qualche studente navigatore in Internet, qualche circolo velleitario penseranno agli astratti concetti dei vari Montesquieu, Beccaria, Ferdinando IV di Borbone e via dicendo. Mutatis mutandis avremo due novità: il cambio di facce a Tripoli e il cambio di leadership commerciale, a nostro danno e a vantaggio dei nostri, interessatamente distratti e pigri in apparenza, alleati. Il resto resterà nel mondo dei sogni. Meglio, pensando a tante posizioni di casa nostra, nel mondo delle illusioni.

Il quinto comandamento

I cattolici, sempre meno e in maniera inversamente proporzionale al bisogno che ci sarebbe di valori, hanno come riferimento il Decalogo. Ebbene vale la pena di ricordare che il quinto, "Non uccidere" - riferimento per tutti, atei compresi, soli esclusi i kamikaze islamici - ha un corrispettivo implicito, cioè a dire "Non farti uccidere".

Povera Europa!

Vada pure il "dalli all'untore'", ormai del resto abbandonato da tutti e quindi prossimo alla partenza (sarebbe già partito se i suoi avversari fossero d'accordo con chi sostituirlo, ma qui cominciano le beghe fra le tribù. L'essere insieme 'contro' è facile e altra cosa è il costruire l'alternativa), senza dimenticare di dare un'occhiata agli scenari del domani.

E ai nostri odierni, europeo in particolare. Gli epigoni di Rumsfeld, anima nera e principale responsabile di quel che è venuto dall'usare i muscoli contro Saddam con la balla delle armi di massa, hanno il solletico. Al nord si pensa alle bombe. La NATO si agita per intervenire (a questo punto i soldati li mandino i Ministri dei Paesi del Nord, quelli che predicano il multi-culturalismo). Gli USA mandano le navi in zona, quelle che portano gli aerei a decollo verticale, gli elicotteri e un paio di migliaia di marines. Meno male che la Russia frena e costringe anche gli altri a frenare…

Tanto di cappello invece all'ONU che stavolta non ha litigato ma sui due piedi ha attivato il Consiglio di Sicurezza, pronunciatosi all'unanimità. La Lega Araba è in pista. L'Europa, con quella pseudo-Ministra di cui s'è detto, ha deciso finalmente di muoversi. E sapete quando? Convocando dopo il sonno delle scorse settimane una riunione non in due o tre giorni come in altre circostanze ma, se va bene, per l'11 marzo. Questo la dice lunga come stanno le cose, magari anche pensando che Blair il suo colpevolissimo OK a Bush per la disgraziatissima guerra a Saddam ci aveva messo pochi minuti per darlo.

Ma l''Europa si è mossa

Non è tutto nero, c'è anche del grigio. L'Europa infatti sul problema dei clandestini in fuga si è mossa: ha mandato ben tre funzionari a Lampedusa, tre - ha detto Maroni - che neppure parlano l'italiano. Grigio sì dunque ma scurissimo, più ancora del nero.

Normale considerazione nei confronti dell'Italia, come la vicenda della Banca Europea dimostra. Candidato naturale è il Governatore della Banca d'Italia Draghi, da tutti ritenuto persona all'altezza. Ma ha un gravissimo difetto secondo qualcuno, anche il Germania: è italiano

Soli? E allora a casa dalle varie missioni di pace

Gli altri se ne fregano di noi. Gli altri sono pronti a sostituirci negli scambi commerciali con la Libia. Bene. E noi ritiriamo i nostri soldati in Afghanistan e nelle altre parti del mondo dove siamo a perseguire la pace. I soldi risparmiati usiamoli per l'emergenza umanitaria e per i problemi che gli eventi nordafricani ci stanno procurando.

Avvocati sì, ma nel giusto

Avvocati dunque, anzi 'avvocati', non di Gheddafi come si è visto ma dell'Italia. Non tutti, ahimè, lo sono. Alcuni perché non si rendono conto, altri per ragioni strumentali, altri infine perché non vedono oltre il proprio naso. Pronti però un domani - che non ci auguriamo - a sparare contro il Governo di allora, quale ne sia il colore politico quando petrolio e gas ci costeranno più cari, quando nostre aziende al lavoro nel Nordafrica ci rimetteranno anche le mutande (ci ricordiamo del caso del porto di Bander Abbas?), quando gli italiani che erano là a lavorare torneranno a casa, e magari senza Cassa Integrazione.

Alberto Frizziero, 2 marzo 2011

Alberto Frizziero, 2 marzo 2011
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