Il Senato vota, la Valtellina piange

Malinconico ma realistico commento alla giusta posizione del Sindaco di Sondrio

Si sarebbe potuta intitolare ‘I nodi vengono al pettine’ la conferenza stampa convocata dal Sindaco di Sondrio Alcide Molteni. Un titolo che, senza giri di parole, vuole sottolineare la discrepanza che c’è tra quello che il Governo ha affermato dichiarando il nostro territorio interamente montano e le azioni che si stanno mettendo in atto. “Faccio riferimento al sistema Prefetture, organizzazioni che competono direttamente allo Stato, e che anche qui sta per essere trattato alla stregua di altre zone. Ma in un territorio interamente montano il sistema di organizzazione dei servizi dev’essere progettato in modo diverso, perché diverso o speciale come dir si voglia, lo è il territorio, la sua conformazione geografica e quello che comporta per viverlo. Purtroppo, però, il sistema sicurezza è solo uno dei nodi, come lo è la riduzione ad organo di secondo livello della Provincia di Sondrio, il sistema sanitario e i trasporti. Tutti aspetti fondamentali per i cittadini, persone che pagano le tasse e alle quali dev’essere garantito ogni servizio. C’è di fatto un’insensibilità che sta camminando in senso opposto al sistema di prossimità che si era instaurato.
Vorremmo capire come viene visto un territorio interamente montano? Quale modello è capace di trasmettere? A nostro avviso è un territorio che può proporre modelli di vita probabilmente più lungimiranti e sostenibili, ma non può farlo se svuotato della sua capacità di sintesi e, adesso, del suo sistema di sicurezza che, occorre sottolinearlo, ha permesso di superare i momenti di crisi sociale che hanno caratterizzato e caratterizzano il nostro tempo e che è sempre stato definito, anche dalle varie statistiche nazionali, un sistema che funziona” afferma Alcide Molteni, Sindaco di Sondrio.
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Nostro commento

Quasi accorati i toni di un Alcide Molteni preoccupato della piega che sta prendendo il problema istituzionale, oggi delle Prefetture ma domani, un domani vicinissimo, di quello status speciale che a noi e Belluno la legge Del Rio pareva assicurasse. Pareva... Per la verità noi abbiamo espresso subito i nostri dubbi in quanto lo Stato non dava niente. Doveva essere la Regione a dare, delegando materie di sua competenza ma contestualmente eliminando lo Stato tutta la legislazione concorrente a noi e Belluno restava un sacco vuoto, fatte salve le competenze delegabili dalla Regione che peraltro in Lombardia avevamo già. S'è scritto che occorreva un provvedimento ad hoc e in un certo senso c'è stato, ma di senso contrario. L'UNCEM ha cantato vittoria quando ha ottenuto "il riconoscimento per la montagna” con il che
lo status speciale nostro è andato a farsi benedire. Anzi, è arrivato l'orripilante accorpamento delle Prefetture e quindi di tutto il resto, sia pure in due tempì (per ora Questura e VV.FF. mentre sono già in via di incosciente spappolamento Forestale e Polizia Provinciale e poi arriverà il resto che la niova figura del Prefetto dovrà coordinare).
Il Sindaco ha posto il problema. Ha fatto bene e l'ha fatto in un modo che condividiamo perchè è dal febbraio 1975, crisi Fossati, che i problemi fondamentali della provincia sono stati affrontati, e bene, con “tutti sulle mura”, in intesa generale prescindendo dalle posizioni partitiche.
Non si vede in questo momento quel moto, anche di piazza, che il rischio immanente richiederebbe. Rischio aggravato dalle ben note posizioni di Renzi, posizioni sintetizzabili ricorrendo al Vangelo:
Dal Vangelo: “E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli” (Matteo 19,24)
Lo sviluppo: “E' più facile che un ricco entri nel regno dei cieli” che Renzi, almeno una volta, ascolti gli altri e cambi opinione.
In Senato non c'è spazio per noi ed anche gli emendamenti del sen. Crosio – fondati con il commento di Sertori “difficile che passino ma se non si chiede è certo che non si ottiene” - non supereranno la posizione di evangelica derivazione.
Mala tempora currunt. Valtellina piange.
alberto frizziero
 

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