REFERENDUM: SCONTATO SUCCESSO DEL NO, OLTRE LE PREVISIONI MA L’ITALIA RESTA DIVISA IN DUE

Referendum. Lo scontato successo del NO è andato oltre le realistiche ipotesi previsionali della vigilia. I dati sono eloquenti ed un’analisi che non riportiamo per non tediare i lettori con le elucubrazioni statistiche lo dimostra. Da un lato c’è una risposta dell’elettorato di centro-sinistra che si è sufficientemente mobilitato. Dall’altro una parte dell’elettorato di centro-destra che non ha molto sentito l’appuntamento elettorale e una parte, sia pur minore, che si è espressa per il NO. L’argomento, usato molto da un po’ tutti gli esponenti del centro-sinistra, della divisione in due dell’Italia ha fatto presa su molti oggi al nord ma originari del centro-sud che hanno preso per buono questo aspetto.

Resta il fatto, inequivocabile e questo sì, di un’Italia divisa in due. Vediamo come hanno votato le province dell’Alta Italia:

Valle d’Aosta 1 NO

Piemonte: 5 SI e 3 NO

Lombardia: 10 SI e 2 NO

Trentino-A.A. 2 NO

Veneto 5 SI e 2 NO

Friuli 2 SI e 2 NO.

Nella divisione ministeriale vengono inserite anche Liguria (1-3) ed Emilia-Romagna (0-9) politicamente non certo omogenee con la fascia di cui sopra. Da sottolineare la posizione di Valle d’Aosta, del Trentino-A.A. e, in parte sola però, del Friuli. I privilegi degli Statuti speciali che queste Regioni hanno, in una con Sicilia e Sardegna, sono tali che chiunque di noi abitasse in quelle zone tenderebbe a difenderli a denti stretti. Per loro è evidente che meglio lasciare le cose come stanno. In un certo senso si conferma il trend delle ultime elezioni politiche.

Naturalmente in ben pochi hanno fatto come chi scrive, di scegliere cioè come votare dopo aver passato in rassegna le modifiche costituzionali e esaminate le ragioni del SI e del NO. I più hanno seguito le indicazioni partitiche..

MODIFICHE: SE CI SARÀ SI TRATTERÀ DI UN ACCORDO DI BASSO PROFILO

Abbiamo documentato la serie di modifiche introdotte in questi decenni, ultime in ordine di tempo quella del centro-sinistra, con una maggioranza di soli quattro voti, e quella del centro-destra mandata in soffitta dal voto. Adesso si sentono solenni discorsi che bisogna migliorare la Costituzione visto che il Paese ne ha assolutamente bisogno e bisogna farlo tutti d’accordo. Come non si sa. Il centro-sinistra in campagna elettorale ha attaccato duramente le modifiche introdotte dal centro-destra, ed è ragionevole pensare che non cambierà certo idea sul Premier, sul Senato federale, nella forma data dalla CdL, sui poteri alle Regioni eccetera. Non cambierà di sicuro neppure il centro-destra. Il rischio è che se accordo ci sarà si tratterà di un accordo di basso profilo non certo quello di cui ci sarebbe bisogno perché né il centro-sinistra né il centro-destra possono permettersi il lusso di fare accordi con gli altri pagando un prezzo di disaccordi interni al proprio schieramento.

PRIMATO IN ITALIA PER I SI; PROVINCIA CONFINE D’EUROPA

Avremo modo di tornare in argomento, anzi di approfondire, e come!, perché non è certo privo di significato che la provincia di Sondrio, con circa due elettori su tre, abbia il primato di SI in Italia.

Le modifiche oggetto di referendum andavano a fagiolo per una provincia come la nostra, decentrata e con il massimo sviluppo confinario. Noi siamo infatti per quasi 200 km il confine d’Europa con tutte le limitazioni che questo comporta anche per l’orografia. Con calma, con serietà si tratta di riprendere la strada dell’autonomia che parte da molto lontano. Chi scrive con alcuni altri si muoveva in questa direzione già negli anni settanta e successivi. Il Centro Valle ne fu bandiera negli anni ’80 e primi ’90. Più avanti, tanto per un riferimento preciso fra i tanti, si veda il quotidiano La Provincia, pag.10 in data 7 novembre 1999 con titolo “Che fare da subito per l’autonomia della Regione alpina”.

NO, MA ORA CI SI SIEDE ATTORNO A UN TAVOLO…

Il successo del SI avrebbe portato dei vantaggi alla Provincia, se non altro riducendo l’handicap rispetto ai nostri concorrenti, in primis Alto Adige e Valle d’Aosta.

Ha vinto il NO ma i suoi fautori, a cominciare dal Presidente Prodi, hanno sostenuto che ora c’è da sedersi attorno a un tavolo trovando soluzioni condivise. Prendiamo atto, con un certo scetticismo, e iniziamo un discorso che proseguirà a lungo.

NO ALL’ITALIA DIVISA IN DUE. E ALLORA SI AGISCA DI CONSEGUENZA

Un leit-motiv ricorrente dei fautori del NO è stato il NO all’Italia divisa in due in quanto essi ritenevano che la vittoria del SI avrebbe portato a questo risultato.

Il fatto è che l’Italia è già divisa in due, oltre che politicamente anche costituzionalmente, proprio in relazione a quei poteri che la vittoria del SI avrebbe dato alle altre Regioni parificandole, quasi, a quelle a Statuto Speciale.

Si agisca di conseguenza.

Se il NO all’Italia divisa in due valeva per le modifiche costituzionali oggetto di referendum, deve valere comunque.

Occorre eliminare la divisione esistente. Occorre che tutte le Regioni siano uguali. Occorre modificare la Costituzione perché tutti possiamo finalmente essere uguali.

Un canarino nell’orecchio sussurra che resteremo con l’Italia divisa in due…

Luca Alessandrini

Luca Alessandrini
Editoriali