TUTELA E SVILUPPO DEL NOSTRO TERRITORIO: Premessa 1) IL PTCP 2) IL PGT DI SONDRIO 3) GIOVANNI BETTINI E IL DOCUMENTO DI SCOPING (E MALLERETTI)

Premessa

Il Territorio è tema per sua natura complesso, ricco di sfaccettature, argomento di mille discussioni e polemiche, caro a un sacco di gente che si occupa di questa o quella sfaccettatura. Certo, tutto importante, dalle mille osservazioni riguardanti il paesaggio, a quelle dell'ambiente, ai lai contro la rapina delle acque e contro il cemento dilagante, con aspirazioni al ritorno a un sistema di vita e di rapporti sociali più rispettoso della natura. Spesso, va pure detto, all'insegna della celebre battuta di Totò, e del film di Cicero del 1971 con Franchi e Ingrassia "armiamoci e partite", o ancora di quella di Preziosilla, Carlo e Coro ne "La Forza del destino" che cantan sì "partiam, partiamo, partiamo, buona notte, buona notte" ma si guardan bene dall'andarsene. Ce ne sono a iosa che, come da saggezza popolare, "predican bene ma razzolan male".

Questo riguarda tutti e tutto, in qualsiasi campo. Per quanto riguarda il territorio si aggiunge un altro fattore, fondamentale, quello del mosaico. Tantissime sono le tessere. Può esser una di queste bella, carina, passabile, mediocre, brutta, pessima, importa poco. Da tante tessere singolarmente belle può venire un risultato negativo. Da altre, di per sé brutte o insignificanti, può venire un risultato positivo. Questo perché è il quadro d'insieme che conta, e il quadro d'insieme oltre le valenze più specificatamente territoriali deve averme, importantissimo, di quelle temporali.

Le modificazioni territoriali, quali esse siano, consegnano alle generazioni venienti un quadro diverso da quello che abbiamo trovato noi. La bucolica nostalgia del tempo che fu non ha senso per la semplice ragione che dove vive l'uomo la dinamica delle trasformazioni è un dato permanente.

Sta all'avvedutezza, alla cultura, operare per rendere queste trasformazioni fattore di sviluppo positivo e non elemento negativo di degrado, di accentuare i pregi, di limitare i danni. Fossero allora esistiti gli attuali esteti del tempo che fu il suggestivo ambiente lagunare di 1000 e rotti anni fa non avrebbe avuto la presenza dell'uomo con le sue trasformazioni, addirittura una violenza (positiva però e per fortuna!) all'ambiente con la deviazione dei fiumi Brenta, Piave, Sile. Non ci sarebbe stato quell'unicum mondiale che è Venezia.

La realtà vera è quella del mosaico che richiede però la compresenza di due soggetti. Da un lato amministratori che guardino avanti, che traccino un percorso di sviluppo in un ambito territoriale di partenza di un decennio almeno con linee ulteriori, onde fornire il quadro di riferimento. Onde, traduciamo, dire quale zona, quale città, quale paese, quali articolazioni siano da privilegiare per essere fattori di realizzazione del disegno proposto. Amministratori cioè che abbiano, quantomeno, sensibilità al problema senza essere necessariamente tecnici, anzi. Dall'altro tecnici di preparazione adeguata che sappiano cogliere nel quadro di riferimento i punti da sviluppare tecnicamente senza quei tecnicismi che talvolta si vedono complicare le cose anche con astrazione dalla realtà che non è per sua natura traducibile in formule o algoritmi, come dice giustamente Bettini. E che sappiano stare nel loro ambito non sostituendosi agli amministratori anche quando alcuni di questi abdicano al loro ruolo lasciando tutto in mano ai tecnici come se si trattasse dell'incarico per una fognatura i per un ponte.

1) IL PTCP

E' passata sostanzialmente sotto silenzio, tranne la cronachetta della seduta, l'approvazione da parte del Consiglio Provinciale del PTCP, acronimo che sta per Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale con annessa VAS, acronimo che sta per Valutazione Ambientale Strategica, inventata nel 2001 in Europa come sviluppo della VIA, acronimo di Valutazione di Impatto Ambientale (Direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001). Siamo stati l'ultima provincia lombarda ad adottarla anche se va detto che i primi si sono trovati poi a dover riprendere in mano l'argomento dato che la Regione Lombardia ha introdotto la Valutazione ambientale dei piani con la legge 11 marzo 2005, n°12 - "Legge per il governo del territorio", a cui ha fatto seguito la delibera del Consiglio regionale del 13 marzo 2007, n. VIII/351 di approvazione degli "Indirizzi Generali per la Valutazione Ambientale di piani e programmi (VAS)". La Giunta regionale della Lombardia, in attuazione del comma 1, art. 4, l.r. 12/2005, con proprio atto in data 27/12/2007, n. 6420 "Determinazione della procedura di Valutazione ambientale di piani e programmi- VAS", ha infine dettato disposizioni volte alla definitiva entrata in vigore della VAS nel contesto regionale. E così paradossalmente siamo stati in un certo senso avvantaggiati.

Sul tema ci sono diverse cose da dire ripercorrendo del resto vie già seguite su questo giornale, per cui rinviamo l'argomento non senza sottolineare, ovviamente, che finalmente ci siano arrivati!

2) Il PGT DI SONDRIO

Il PGT, acronimo di Piano di Governo del Territorio, è il nuovo strumento di pianificazione urbanistica comunale, introdotto dalla Legge Regionale 12/2005 sostituendo il sessantatreenne PRG, acronimo di Piano Regolatore Generale, nato con la splendida legge urbanistica 17 agosto 1942, n. 1150.

- Fondamento del Piano è il cosiddetto 'Documento di Piano', che identifica obiettivi e strategia per lo sviluppo del quinquennio (di fatto si va oltre).

- Poi arriva il cosiddetto 'Piano dei Servizi', onde offrirli ai cittadini in modo efficiente e razionale.

- Infine il cosiddetto 'Piano delle Regole', valido per l'intero territorio comunale, salvo le zone di trasformazione di espansione di cui al Documento di Piano soggette a piani attuativi).

Avendo il contributo dell'arch. Giovanni Bettini rinviamo la trattazione di questo punto non senza esprimere un certo qual sconcerto nel vedere una evidente sottovalutazione della prima fase, confermata del resto da un parere negativo espresso dal Comune di Sondrio sul PTCP in sede di Assemblea dei Sindaci (e CCMM e Parchi), senza alcuna preventiva discussione in Comune.

S'è visto il documento di 'scoping' della VAS, acronimo di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) che avdrebbe pure spiegata ai cittadini. Abbiamo trovato una definizione abbastanza chiara, forse più chiara di quella che tentavamo di dare noi, non male ma abbastanza lunghetta: "Il processo sistematico inteso a valutare le conseguenze sul piano ambientale delle azioni proposte - politiche, piani o iniziative nell'ambito di programmi - ai fini di garantire che tali conseguenze siano incluse a tutti gli effetti e affrontate in modo adeguato fin dalle prime fasi del processo decisionale, sullo stesso piano delle considerazioni di ordine economico e sociale".

L'articolo 1 della Direttiva 2001/42/CE in materia di VAS definisce infatti quale obiettivo del documento quello di "garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e di contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali all'atto dell'elaborazione e dell'adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile". Più precisamente, la valutazione ambientale prevede l'elaborazione di un rapporto di impatto ambientale, lo svolgimento di consultazioni, la valutazione del rapporto ambientale e dei risultati delle consultazioni e la messa a disposizione, del pubblico e delle autorità interessate, delle informazioni sulle decisioni prese. In questa logica l'intervento di Giovanni Bettini, una sorta di Integrazioni all'intervento di Legambiente nel corso della prima riunione di presentazione del Documento di Scoping - PGT Sondrio.

Alberto Frizziero

3) GIOVANNI BETTINI E IL DOCUMENTO DI SCOPING (E MALLERETTI)

Il documento di "scoping" presentato dal prof. Paolillo è dotato di contenuti corposi, anche se non è connesso a specifici "orientamenti iniziali del processo di piano", connessione prevista dagli indirizzi generali predisposti dalla Region Lombardia.

Peraltro il documento contiene un insieme di intenti, quali linee di azione dell'amministrazione comunale, assunti come parte dell'ambito di influenza del piano, richiamandosi anche a due iniziative precedenti:

- il "forum" prodotto dalla Giunta Bianchini precedente amministrazione in forma di "Stati generali cittadini", molto sbrigativi.

- Il processo di agenda 21 avviato nel 2002 con la predisposizione di un "rapporto preliminare sullo stato dell'ambiente" a supporto di fasi partecipative non sviluppate dall'amministrazione comunale.

Si ha quindi una "tovaglia" generale su cui apparecchiare sia le fasi di predisposizione del "documento di piano" sia quelle, associate, della VAS.

Questo ampio insieme di intenti comprende obiettivi propri della pianificazione urbanistica, altre politiche di settore, scenari di programmazione a più livelli istituzionali entro una fase restrittiva della spesa pubblica. É importate una selezione entro specifici "orientamenti iniziali del processo di piano" connessa a programmi dell'attuale amministrazione e alle potenzialità del percorso parallelo tra PGT e VAS.

Il prof. Polillo, presentatosi come " umile amanuense" ha descritto

un impianto metodologico della VAS con forte caratterizzazione "algoritmica" .

( costruzione e trattamento di incognite, matrici di conoscenza sui tre assi cartesiani, statistica multivariata, carte a matrice multivariata, SIT informativo e diagnostico, a celle di 50 m. per spazializzazione differenziata, ecc.).

Da un lato si ha la sensazione di essere di fronte a una eccellenza di metodo consequenziale, oggettivo, che libera da chiacchiere dispersive che hanno caratterizzato molte agende 21 e VAS producenti dibattito generico.

Dall'altro si intravede una sottovalutazione della VAS come fattore di partecipazione, come valore sociale del dialogo aperto, di una "corrente di comunicazione", quale flusso fondamentale di una democrazia deliberativa. Sottovalutazione in parte comprensibile, in quanto già in molte esperienze nazionali di Agenda 21, e ora di VAS, si verificano incontri poco incisivi. Peraltro quella rilevanza data alla "partecipazione" nella stessa direttiva europea per la VAS può essere occasione di crescita del dialogo tra istituzione e cittadini, di rafforzamento del "capitale sociale" di una città. Questo consiste in una qualità di riflessione, entro l'opinone pubblica, entro le reti di attori, attorno alle specificità e potenzialità della città, fra identità e trasformazioni. Si tratta di perseguire - oltre gli schieramenti politici e oltre i dislivelli di potere economico - rafforzamenti di elementi quali il senso civico, la coesione sociale e la fiducia reciproca all'interno di una comunità, di fronte a mutamenti tra necessità di innovazione, necessità di rigore nella spesa pubblica, crisi dei sistemi di welfare.

Il PGT può essere uno dei momenti per essere una "learning city", una città che impara nel suo insieme. Al di là delle arene politiche e medianiche.

I due momenti partecipativi richiamati nel documento di scoping non hanno avviato strade di questo tipo:

- Il progetto di agenda 21 (Giunta Molteni) si è fermato nel 2002 a un "rapporto preliminare sullo stato dell'ambiente per l'attivazione del forum (non avviato).

- I richiamati "Stati Generali" (Giunta Bianchini) sono stati poco più di una sbrigativa parata.

Nel corso dell'incontro di presentazione del documento di scoping ho definito - con la metafora colorita di triangolo delle Bermuda - dove le acque di un piano si agitano - la triangolazione potere politico - tecniche di piano (compresa la VAS algoritmica) - bagno sociale. Il prof. Paolillo si è mostrato interessato al triangolo e svolgo qualche sinteticissima considerazione.

Per bagno sociale intendo la calata dei contenuti del PGT sugli attori che compongono o influenzano la città, nella loro varietà e gerarchia: dal modesto cittadino, fino agli investitori immobiliari e a suprastanti poteri finanziari di maggiore cilindrata.

Il potere politico è solido a Sondrio, per consenso derivante dal mandato elettorale e per linee programmatiche ampiamente ritenute innovative, di rilancio della cittò sotto moltepliciprofili. L'evoluzione della città impone un nuovo strumento urbanistico e una VAS può anche essere vista come fattore rallentante, da sbrigare rapidamente anche in forza del fatto che la giunta ritiene di avere chiarezza politicamente ben legittimata sulle scelte da disegnare dentro il piano. Il raccordo con poteri forti ed efficienti è oliato. Si ha malizia nella alimentazione del consenso. Un bagno sociale entro una interpretazione estensiva di una VAS effettivamente dialogica può anche complicare inopportunamente.

C'è, come accade piuttosto abitualmente nei percorsi dei piani, il tema del grado di cessione delle scelte - da parte del livello politico - a una "razionalità" della disciplina urbanistica, o alle "oggettività" del procedere algoritmico. Si va da piani dettati dalla politica a piani che riconoscono al procedimento una forte influenza come supporto al decisore.

Il tutto da vedere dentro il realismo: un piano urbanistico non può acciuffare i futuri complessi e sfaccettati di una città, anche nel caso di una Sondrio "giocattolo" rispetto a situazioni ben più problematiche.

Un obiettivo a lungo termine per indirizzare Sondrio verso una città sostenibile e post-automobilistica richiede passi intermedi realistici e coraggiosi, nei quali un rapporto tra decisori politici e coinvolgimento di un pubblico reso consapevole è assai importante.

Sondrio veramente "città alpina" dopo le infiocchettature di stendardi e striscioni ?

Si dovrebbe tendere a seguire Bolzano non solo per le acquisizioni delle centrali idroelettriche. Il capoluogo altoatesino ha deciso di muoversi alacremente entro i nuovi "ecoscenari". Punta su criteri di efficienza energetica con un piano privo di oneri per gli utenti. Bolzano ha prodotto uno specifico piano urbano per ridurre le proprie emissioni di CO2 entro i traguardi stabiliti dall'UE e fa un esplicito invito a seguire l'esempio da parte delle "città alpine".

NOTA SU UN TEMA PARTICOLARE INDIVIDUATO NEL DOCUMENTO DI SCOPING: IL RECUPERO DEI MALLERETI.

A più riprese i malleretti vengono citati come componente identitaria della città e si manifestano intenti di riqualificazione.

Come è noto un quadro ricognitivo organico risale al 1969 con l'elaborato e le cartografie prodotte dall'ing. Frizziero. Sono li richiamati ruoli del Consorzio Malleretti e del Comune, proposte di intervento e regole per la gestione.

Parallelamente alla accellerata crescita edilizia e al procedere di tombature si è avuto il progressivo seppellimento sia dei malleretti sia della problematica gestionale.

Non conosco il grado di attenzione da parte del Comune a legislazioni intervenute in tempi più recenti: legge 36/94 e suoi regolamenti, l.r. 1/2000 art.3.c.114, d.g.r. 25 gennaio 2002 reticolo idrico minore e polizia idraulica.

Non conosco quale livello di riconoscimento giuridico e programmatorio abbiano i malleretti nel sistema del ciclo idrico urbano ( separazione acque nere-acque bianche, ecc.). Se siano considerati o no sottoservizi con compiti attribuiti ad ASM.

Non se nelle istruttorie per i "permessi di costruire" o per interventi più complessi,

l'ufficio tecnico ricomprende riscontri sul destino dei malleretti nei progetti, secondo esigenze di continuità di parametri dimensionali e funzionali (di cui si dispone?). Pare che attualmente siano classificati come "collettori acque bianche".

Il che non semplifica e non esime dal qualificare la loro efficienza.

Nel corso degli anni sono ovviamente decadute le utilizzazioni per energia idraulica, altri usi per opifici, e le rilevanti funzioni di irrigazione a valle della ferrovia.

É ovviamente intervenuta - sulla carta - l'esclusione di qualsiasi recapito di acque nere nel malleretto. Anche se, a giudicare da odori e da caratteristiche del limo stratificato, sembrano non mancare conferimenti di quel tipo. Si sono rilevati. É bastato lo scoperchiamento del tratto nel richiamato cantiere per rilevare forti miasmi. Il popolamento di topi è rilevante.

Parallelamente allo sviluppo edilizio ed alla impermeabilizzazione del suolo urbano si è accentuato il recapito nei malleretti di acque da sedi stradali e di acque provenienti da pluviali. Questi apporti hanno finito per costituire - nella maggior parte del tempo - l'unico afflusso a fronte di carenti o nulli conferimenti giungenti dall'opera di presa. Tali apporti hanno portato con sé un trasporto solido che, in carenza dei flussi idrici storici, non veniva evacuato, stratificandosi fino ad occupare - per lo più in forma di limo a vario grado di compattamento - ben oltre la metà delle sezioni utili. Irregolaralità di questi afflussi, date anche da cattiva manutenzione di tombini, hanno creato discontinuità longitudinali con ulteriori difficoltà per il flusso. Tant'è che per limiti di scorrimento avvengono anche dispersioni nel terreno.

L'efficienza dei malleretti, in termini di capacità di smaltimento, deve essere garantita anche in fasi con portate modeste o nulle in entrata alla derivazione.

Gli intasamenti di limo per carenza di trasporto portano a criticità e non possono essere scuse per un disinteressamento o rilassamento dei controlli.

La proliferazione di garages sotterranei, spesso a più piani, costituenti business edilizio - in contraddizione con indirizzi europei di contrastare la pervasività delle auto in città - stanno portando a stravolgimenti del sottosuolo storico.

Corrono informazioni che sui tracciati dei malleretti si sia ormai arrivati a sequenze di inturbamenti anche appesi a soffitti di garages, varie tipologie di deviazioni, intasamenti, pompaggi per superare controtendenze.

Sembra emergere la tendenza ( Fraccaiolo. Piazza Garibaldi, ecc.) a mostrare pezzi di malleretti quali vetrina, quali icone. Ma il corso d'acqua, che in centro assurgere a particolarità da ammirare, non può, mano a mano che si allontana da queste eccellenze, degradare nel dirigersi alla periferia, come avviene in realtà. Sotto il quartiere della "Piastra", e fino allo sbocco in Adda. I relitti di tracciati stanno dentro rottami di tubo, li si riconosce a fatica tra erbacce.

Per molti aspetti la questionerei malleretti diviene una criticità igienico-sanitaria.

Il tema dei malleretti è un comparto significativo della tematica ambientale, ecologica, culturale, urbanistica Quella di "Sondrio e le acque" è una relazione che ha fatto storia e che può fare futuro. Parecchie città svizzere e tedesche hanno esemplarmente riabilitati i loro malleretti.

Giovanni Bettini (x)

(x) Architetto urbanista, già deputato. Legambiente

Alberto Frizziero - Giovanni Bettini (x)
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