Coronavirus e non solo. A Chi credere?
Oltre al coronavirus che ha già tormentato pur non essendo che una semplice influenza, ora c’è da preoccuparsi per questo signore che vuole arricchire di euro gli italiani e- senza tanti ma.
E’ vero, le generazioni di oggi e di ieri, corrono dietro a qualunque fesseria e non si chiedono mai il perché. Mi fa specie che attori e attrici di un certo riguardo, pur di stare sull’onda degli applausi televisivi, si prestano a questi giochetti come ha fatto Antonella Clerici, Un po’ oscurata dalla cucina di RAI1 e dai vari show. Sinceramente, non riesco a vedere nulla di positivo per la crescita dei nostri fanciulli/e, anzi un abisso di cose ingrate ed inutili che li rendono proprio antipatici ai genitori e al mondo. Il guaio- inoltre- è che dopo la cresima, questi giovani non si fanno più vedere in chiesa. Per colpa di chi? Dei maestri non tali, dei genitori, non tali, della società non tale. So con certezza che il colpevole principale è l’App o come vuole si chiami il telefonino tuttofare che è sempre appiccicato agli orecchi non solo dei piccoli, ma dei grandi. La colpa è di tutti, non ce ne scusiamo, chiediamo perdono e da oggi strappiamoli dalle mani di tutti, quando assolutamente non sono utili. Cosa credete che nella fobia del coronavirus, non ha giovato un gran gioco l’App? Molti bravi “Conduttori” di questi arnesi, hanno giocato con la paura, che propriamente detta è lo stato mentale che viene suscitato dalla consapevolezza di essere minacciati da un pericolo ben individuato nella sua natura ed entità e circoscritto e circostanziato nello spazio e nel tempo. La paura è proporzionale al rischio a cui si è consapevoli di essere esposti: ciò vale a dire che la paura è funzione del pericolo percepito in relazione anche alla società in cui si vive ed anche della propria vulnerabilità. Quando l’entità del rischio è sconosciuta, la paura è massima; quando invece è carica di presentimenti di morte, si definisce terrore. La paura è una sensazione naturale che, in una certa misura, può anche fare bene al nostro equilibrio psichico ma anche alla salvaguardia fisica perché ci spinge ad essere più prudenti in situazioni realmente pericolose. L’ansia per contro è una forma particolare di paura che si sviluppa quando si è esposti a un pericolo che è ancora incerto nella sua natura e indefinito nello spazio e nel tempo: in questo caso la fonte del pericolo che suscita ansia non è ancora visibile, udibile, o tangibile. L’ansia quando è carica di presentimenti di morte si definisce angoscia. La funzione dell’ansia è quella di preparare l’individuo all’azione o alla fuga ancora prima che un rischio reale si configuri nell’ambiente. Ansia e paura sono risposte fisiologiche e sono normali in tutti gli individui. Il fatto che una persona non provi paura in una situazione in cui sia ragionevole provarla può essere il primo sintomo di una schizofrenia misconosciuta. Ma- diciamo- che nessuno oggi si è potuto sentire sicuro da tutte le schifezze che sono state dette da coloro che ci governano.
Non mi piace lasciare nel “buio” i nostri lettori, perciò leggetevi la poesia dolcissima di Mariangela Gualtieri (Maria de falco Marotta)
“Bambina mia,
Per te avrei dato tutti i giardini
del mio regno, se fossi stata regina,
fino all’ultima rosa, fino all’ultima piuma.
Tutto il regno per te.
E invece ti lascio baracche e spine,
polveri pesanti su tutto lo scenario
battiti molto forti
palpebre cucite tutto intorno.
Ira nelle periferie della specie.
E al centro,
ira.
Ma tu non credere a chi dipinge l’umano
come una bestia zoppa e questo mondo
come una palla alla fine.
Non credere a chi tinge tutto di buio pesto e
di sangue. Lo fa perché è facile farlo.
Noi siamo solo confusi, credi.
Ma sentiamo. Sentiamo ancora.
Sentiamo ancora. Siamo ancora capaci
di amare qualcosa.
Ancora proviamo pietà.
Tocca a te, ora, a te tocca la lavatura di queste croste
delle cortecce vive.
C’è splendore
in ogni cosa. Io l’ho visto.
Io ora lo vedo di più.
C’è splendore. Non avere paura.
Ciao faccia bella, gioia più grande.
L’amore è il tuo destino.
Sempre. Nient’altro.
Nient’altro. Nient’altro (Mariangela Gualtieri).