Vignette danesi 1: libertà di espressione, ma a senso unico

di Alberto Frizziero


Il calendario degli eventi

- 30 settembre 2005: in Danimarca 12 vignette blasfeme
su Maometto vengono pubblicate dal

Jyllands Posten

- 1 ottobre: le prime reazioni, di offesa, da parte
islamica danese

- 1-8 ottobre sale la marea delle proteste

- 9 ottobre: gli islamici danesi chiedono le scuse (che
non arrivano)

- 14 ottobre:

migliaia di

manifestanti islamici (nell'ordine) nella
capitale

- 19 ottobre: 14 ambasciatori di Paesi arabi chiedono
udienza al Premier

- 19 ottobre: il Premier danese rifiuta (!) l'incontro

- 15 novembre: in una carrellata si trovano siti islamici
in fermento

- 29 dicembre: interviene pesantemente la Lega araba

- 29 dicembre: incredibile silenzio europeo su questa
presa di posizione

- gennaio: vari giornali, europei e non, pubblicano le
vignette

- 26 gennaio: ritiro dell'ambasciatore dell'Arabia
Saudita in
Danimarca

- febbraio: le scuse (tardive) del

Jyllands Posten

- febbraio: dilagano le manifestazioni in tutto il
mondo. Danneggiamenti, morti, feriti. La Danimarca si
accorge delle fesserie fatte e invita i connazionali a
venir via dai Paesi arabi.

- chissà quando: l'Europa prenderà (tardiva) posizione?
Magari all'ONU.

Il contesto

La pubblicazione delle vignette blasfeme nasce in un
contesto particolare, nord-europeo, quello del resto che ha impedito
che nella Costituzione europea venisse inserito il
richiamo alle radici cristiane, un'evidenza storica. C'é
un mix di illuminismo (la dea ragione "al posto delle
superstiziose credenze del popolino che le chiama
religioni"...), di laicismo, di arroganza intellettuale
(le regole valgono per, appunto, il popolino non per la
casta di pensatori...). Tutto é consentito.

L'arroganza politica

C'é anche l'arroganza politica. Quando il Governo danese
dichiara che la libertà di espressione in Danimarca é
sacra evidentemente riconosce in essa un simbolo, da
difendere ad ogni costo anche a scapito di un altro
simbolo, appunto Maometto. E' la scelta della guerra tra
simboli.

Di fatto é la scelta della guerra di religione,
magari poi istigata da chi della religione se ne frega
puntando invece a obiettivi politici (com'era per Bin
Laden che puntava a Riad, obiettivo caduto in una con
l'imprevista caduta, dai progettisti ritenuta
impossibile, delle Torri Gemelle).

Il mio simbolo, di
fatto, contro il tuo, e con la differenza che dietro
all'altro simbolo c'é una spinta in parte entusiasta ma
in parte addirittura fanatica.

La libertà d'espressione

Ci sono una serie di miti che partono da un dato reale
per sconfinare ben oltre i confini del giusto.

Per stare
nel nostro campo una serie di colleghi sono pronti a
giustificare qualsiasi pubblicazione con il
cosiddetto "diritto di cronaca". Quello però che non
conosce doveri e quindi, in molti casi, quello che non ha limiti.

E
così per la libertà di espressione che per qualcuno,
vedi il serafico direttore danese del Jyllands Posten e
che ancor oggi é tutt'altro che pentito nonostante
quello che é venuto e sta venendo

fuori, non é in realtà
affatto libertà bensì licenza.

Si é detto milioni di
volte che la mia libertà finisce là ove si comincerebbe
a ledere quella altrui, ma in tanti non si comportano
conseguentemente.

Problema di sostanza e non di inopportunità, ma c'é
anche questa


Il problema é di sostanza e quindi non ci sono altre
considerazioni che tengano. Ovviamente non si può
evitare anche a un riferimento all'inopportunità. Non
credo che l'ineffabile direttore, e con lui lo scrittore
Klare Bluitgen che aveva richiesto le illustrazioni per
il suo libro e tanti altri, siano così ad un tempo e
arroganti e beceri da non rendersi conto di aver gettato
sul fuoco benzina, alcol e fosforo e di essere quindi
moralmente, e magari non solo moralmente, responsabili
di tutte le conseguenze. Magari se ne é accorto il
Premier danese Rasmussen che dopo avere dribblato,
persino ignorando la richiesta di 14 ambasciatori arabi
di essere ricevuto per discutere l'argomento, ha dovuto
nei giorni scorsi fare marcia indietro così come l'ha
fatta il giornale, evidentemente per le preoccupazioni
dell'editore dei rischi, anche se sono scuse che nessuno
a questo punto può accettare. D'un lato per la gravità dell'offesa,
dall'altro perché presentate a così grande distanze di
tempo appaiono alibi e non effettiva riparazione.

Il Vaticano

Il Vaticano ha assunto la posizione più giusta che si
potesse assumere.

I valori religiosi, quale sia la
religione, vanno rispettati. Non però alle violenze. La
stessa posizione di molte autorevoli personalità
islamiche.

Durissima condanna per le violenze

Detto quel che doveva essere detto sulla becera scelta
del giornale danese e sulla pilatesca e quindi sbagliata
posizione del Governo danese, va anche espressa una
durissima condanna per le violenze che, si noti, hanno
un tale denominatore comune da rendere evidente che
sulla legittima protesta islamica si é inserita
strumentalmente la vena estremista con finalità non
religiose ma politiche. Occorre, su questo versante,
attenzione ma anche fermezza in una con l'emarginazione
di gente come quelli del giornale danese.

Una lezione per casa nostra

Una lezione per casa nostra, per tutti coloro che sono
prodighi di attenzioni verso gli altri. Via i crocifissi
dalle scuole, via le canzoni natalizie perché ci sono
scolari di altre religioni, piena disponibilità per le
loro moschee (giusto ma ci si vuol decidere a stabilire
il diritto alla reciprocità?), avanti con le politiche
non laiche ma laiciste, eccetera eccetera.

Visto che ci sono le elezioni il 9 aprile sarebbe bene
una posizione bi-partisan molto chiara al riguardo. Per
molto chiara s'intende l'unica possibile. Realizzazione
sì di una società multietnica, con rispetto dei valori
di tutti, ma con un assoluto punto fermo: quello dell'intoccabilità
dei nostri valori e delle nostre tradizioni.
Alberto Frizziero


GdS 30 I 2006 -
www.gazzettadisondrio.it

Alberto Frizziero
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