Sintomi di decadenza
“”Quando alla persona umana, all’uomo, si antepone il denaro,
tutto è capovolto: I valori di riferimento, il pensare comune,
l’organizzazione della società civile con tutti gli annessi e
connessi conseguenti””.
Questo, più o meno, è il pensiero della Dottrina Sociale della
Chiesa esplicitato con molta chiarezza dalle Encicliche dei
recenti Pontefici (in particolare da Paolo VI e da Giovanni
Paolo II).
Assieme alle condanne morali, verso il terrorismo, la violenza,
la guerra, l’ingiustizia distributiva della ricchezza e il
dilagante relativismo etico, di cui la Dottrina Sociale si è
occupata e si occupa tuttora, il nuovo Pontefice dovrà
riprendere e aggiornare se necessario, il problema del “costo
umano e sociale” derivante dalla mancanza di etica in economia.
Troppe sono le violenze e gli abusi che vengono inflitti
all’uomo a giustificazione di risultati economici cospicui (per
pochi) e troppo, si privilegia il potere derivante dal profitto
e l’accumulo di beni materiali a scapito della dignità e della
elevazione spirituale e morale dell’uomo.
Troppi sono i segnali individuabili nel nostro Paese , e anche
nella nostra provincia, che mostrano l’esistenza, anzi il
dilagare, di una caduta verticale di attenzione etica verso
l’uomo e il suo ecosistema.
Non a caso, e meno male io penso,
l’Unione Artigiani della Provincia di Sondrio ha sentito il
dovere di organizzare un convegno ad hoc sul tema dell’Etica in
economia.
Leggi e indirizzi politici liberticidi permettono l’inquinamento
quando non la distruzione dell’ambiente in cui viviamo; analoghe
leggi permettono la precarizzazione dei posti di lavoro,
favoriscono il lavoro nero, incentivano l’evasione contributiva
e fiscale e premiano ogni tipo di speculazione. Da qui il
rischio di recrudescenza dei conflitti sociali e di disaffezione
permanente verso le istituzioni democratiche.
Alcuni anni or sono venne approvata una legge che vietava
l’utilizzo dei minori in spot pubblicitari, quella legge è stata
abrogata; oggi, un nuovo provvedimento legislativo consente di
utilizzare neonati e adolescenti a scopo pubblicitario: si usa
l’innocenza (i bambini) e si favorisce la cupidigia (i genitori)
per denaro, incuranti dei guasti morali e civili che si creano
per gli uni e per gli altri e, in buona sostanza, alla società
civile.
Di converso si gravano di orpelli burocratici, tanto fastidiosi
quanto inutili, le persone più deboli e indifese con la scusa di
tutelare loro la cosiddetta privacy. Mi riferisco a persone
anziane, disabili e/o ammalate che devono compilare complicati
moduli per avere banali prestazioni di cui hanno diritto.
L’uomo, nei fatti, è considerato un mezzo e non un fine, quindi
si è capovolta la scala dei valori e tutto perché a lui si è
anteposto il denaro. Ironia della sorte, la nostra compagine
governativa continua a sprecare fiumi di parole per spiegare al
popolo Italiano che questo si chiama progresso.
Personalmente, so di essere in buona compagnia, penso che invece
ci troviamo di fronte ad un grave processo di decadenza: etica,
morale e culturale oltre che, ovviamente, economica.
Nel momento in cui ho avuto l’onore di commemorare Papa Giovanni
Paolo II al XI congresso della CISL di Sondrio svoltosi proprio
alla vigilia dei suoi funerali, ho ricordato il pregevole
contenuto delle Sue Encicliche sociali (laborem Exercens,
Sollecitudo Rei Socialis, Centesimus Anno) e lamentato come noi
cristiani, clero compreso, avessimo poco contribuito a
diffondere e a praticare i dettati della Dottrina Sociale della
Chiesa.
E’ una affermazione che mi sento di confermare con forza per il
disgusto che ho provato nell’assistere a tutto il “rumore” messo
in atto dal sistema mediatico attorno alla figura del Papa
appena morto. Un rumore che ha impedita una riflessione più
profonda sul Suo operato e sul contenuto dei Suoi “messaggi”,
troppo misconosciuti, molto spesso inascoltati, quasi mai
praticati.
Anche in quella occasione si sono sprecate fiumi di parole e di
elogi per commemorare un “Uomo” che, come “il Battista”, pare
abbia predicato nel deserto.
Si sono viste genuflessioni e facce contrite per la circostanza;
capi di governo che sono stati implorati di operare per la pace
che invece hanno dichiarato e stanno facendo la guerra;
personaggi potenti che avevano il dovere di ascoltarlo quando
rivendicava giustizia sociale ed equità nella distribuzione
della ricchezza e invece continuano ad alimentare il commercio
delle armi e della droga lasciando dietro a loro una scia di
morte e di disperazione.
Mi sono chiesto che senso aveva tutto quel rumore e se tutto
quell’andare e venire di telecamere, quel frastuono di
interviste e di Talk-show, non fosse una mancanza di rispetto
per la morte oltre che per la persona.
Anche quel “rumoreggiare inutile” non rappresenta forse un
chiaro segno di decadenza etica? Alla fine a chi hanno giovato,
in termini di spot pubblicitari, tutte quelle giornate di
ininterrotte trasmissioni?
In conclusione mi pare di dover affermare che l’insegnamento di
Giovanni Paolo II per essere recepito e praticato non ha bisogno
di maxi schermi ne di cerimoniosi paludamenti. Ha bisogno invece
di riflessioni approfondite e di assunzione di responsabilità
individuali e collettive.
Il Papa polacco ci ha insegnato che “il governo etico
dell’economia si realizza solo quando l’obiettivo principale e
finale è il bene dell’uomo”.
Tocca a noi tutti che, e se, ci diciamo cristiani, far si che
l’uomo non diventi solo un mezzo di produzione e di consumo; un
mezzo non rispettato, ma utilizzato per fare politica economica
fine a se stessa, o peggio, per gestire il potere prescindendo
da prospettive morali.
Il cristiano per definizione è un uomo libero e fonda la sua
libertà sulla responsabilità. E la responsabilità si fonda solo
sulla morale dell’individuo, che non abusa degli strumenti che
ha a disposizione ma ne fa un uso assennato per assicurare il
bene dell’uomo.
Valerio Delle Grave
valeriodallegrave@virgilio.it
GdS 30 IV 2005 -
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