E siamo nel 2003 - Editoriale

di

                        
Invito accolto - Papa - Mondo - Italia - Provincia



E siamo nel 2003. L'Editoriale stava prendendo la mano anche per
la sorprendente rapida crescita dei lettori che le statistiche
quotidiane ci dopcumentano. E non solo dei lettori ma anche del
numero di articoli letti, sia complessivamente che per singolo
"navigatore", e, se vogliamo, anche per le e-mail che arrivano.

E' certo una soddisfazione nostra ma forse ai lettori poco
importa. E allora ci é balenata l'idea di iniziare il 2003 con
l'articolo scritto per il Corriere della Valtellina.



INVITO ACCOLTO

All’invito a commentare
su una testata “storica”, cui ho collaborato non per tanti anni
ma per tanti lustri, anche alla direzione, l’anno che stiamo per
lasciare alle spalle, e alla ovviamente positiva risposta, è
seguito l’interrogativo del “come” commentarlo.

Normalmente a fine anno si passano in rassegna gli avvenimenti,
in successione cronologica scegliendo quelli più meritevoli di
attenzione e di ricordo, con una impostazione diciamo cronistica,
che in definitiva risulta la più facile. Non la seguiremo.
Vogliamo iniziare questa retrospettiva con le parole di pochi
giorni fa del Papa, un messaggio – se ci si riflette –
terribile, per l’evocazione e per Chi l’ha pronunciata.


PAPA

Durante l’udienza generale di mercoledì 11 dicembre Giovanni
Paolo II, riferendosi al Cantico: Geremia 14,17-21 - Lamento del
popolo in tempo di fame e di guerra - Lodi del venerdì della 3a
settimana (Lett. Ger 14,17.19A.20b-21), in particolare alla
seconda parte (cfr vv. 19-21) ove si richiama la supplica
collettiva rivolta a Dio: «Perché ci hai colpito, e non c’è
rimedio per noi?» (v. 19). Oltre alla spada e alla fame, c’è,
infatti, una tragedia maggiore, quella del silenzio di Dio, che
non si rivela più e sembra essersi rinchiuso nel suo cielo,
quasi disgustato dell’agire dell’umanità…. Ormai ci si sente
soli e abbandonati, privi di pace, di salvezza, di speranza. ..
Non è forse questa solitudine esistenziale la sorgente profonda
di tanta insoddisfazione, che cogliamo anche ai giorni nostri?
Tanta insicurezza e tante reazioni sconsiderate hanno la loro
origine nell’aver abbandonato Dio, roccia di salvezza”.

Tutta la storia dell’uomo è un impasto di bene di male, sino a
esaltanti manifestazioni di nobiltà d’animo ma anche di
drammatiche espressioni di degrado, anche se poi è arrivato G.B.
Vico con i suoi corsi e ricorsi.

C’è da chiedersi se, come il clima, non sia cambiato qualcosa.
Se il termine “globalizzazione” non traduca in realtà un
raggiunto strapotere dell’economia che poi si traduce in modelli
di vita giustificati con il progresso, rovescio negativo di una
medaglia che indubbiamente per tantissimi versi ha migliorato la
condizione dell’uomo, anche se non di tutti gli abitanti del
pianeta.

Silenzio di Dio in tante coscienze o sopravvenuta sordità, tale
da non farlo più sentire dentro?

Un interrogativo che non riguarda soltanto la sfera religiosa,
ma anche il vivere laico per una cultura che viene meno, che non
alimenta più, che cede ad altre suggestioni.


MONDO

Una riflessione dunque come filo conduttore della retrospettiva
su quest’anno, non più Domini, terzo del terzo millennio.

Guardiamo la scena internazionale che registra conflitti in ben
37 Paesi anche se verso questa situazione mass-media e opinione
pubblica appaiono molto distratti nonostante il loro costo, in
vite umane e in risorse. Fermiamo l’attenzione sull’Afghanistan,
dal tragico 11 settembre dello scorso anno, a domenica 7 ottobre
quando inizia l'operazione "Libertà duratura", al 13 novembre
quando l'Alleanza del Nord entra a Kabul, al 22 dicembre quando
Hamid Garzai si insedierà alla guida del nuovo governo afgano. A
tutti questi mesi nel 2002 di “stabilizzazione” di quel Paese,
uscito dall’oscurantismo talebano, feconda terra di coltura per
l’arabo sceicco Bin Laden oggi di ignoto domicilio, sopra o
sottoterra che sia. Vivo o morto che sia è punto di riferimento
per il terrorismo internazionale, ma è la ragione prossima, per
quanto indiretta, – quelle remote sono complesse; ne abbiamo
scritto ma manca lo spazio per parlarne – per giustificare
l’imminente guerra a Saddam, errore politico e strategico, oltre
che inaccettabile per le coscienze, anche per quelle di chi,
come noi, aveva ritenuto, e ritiene ancora, drammaticamente
inevitabile la precedente Guerra del Golfo dopo la brutale
occupazione del Kuwait.. Segno anche, ahimé, delle debolezza di
un’Europa ancora più economica che politica, nonostante quel
recentissimo positivo passo avanti compiuto con l’allargamento
ai Paesi dell’Est, sola Turchia al limbo.

Se guerra, come sembra, vi sarà potrebbe essere la manna per il
fondamentalismo islamico, oggi ai margini in uno Stato
paradossalmente laico com’è oggi l’Irak, anche per l’assenza di
una classe dirigente alternativa, dato che non basta una
soluzione per il solo Governo centrale. Ma poi, dopo l’Irak? E
gli altri 36 conflitti citati? E il Medio-Oriente? E gli altri
Paesi che possiedono armi di distruzione di massa (alcuni quelle
nucleari, tanti quelle biologiche e chimiche?

Lo scenario che si intravede per il 2003 e gli anni successivi
induce qualche timore per le prospettive dei nostri figli.


ITALIA

In Italia il primo pensiero va naturalmente alla successione di
calamità di vario tipo che hanno interessato, e interessano,
vaste regioni del Paese. Il pensiero corre subito,
emblematicamente, alla scuola di San Giuliano di Puglia, un
evento tristissimo molto opportunamente ricordato a Sondrio con
l’intitolazione della ristrutturata scuola di Ponchiera. Non
tutti hanno compreso l’alto valore simbolico di questa scelta ma
vorremmo proprio, approfondendo, che lo comprendessero vedendo
in quella intestazione anche i bambini di Aquilone 1987, quelli
di Tresenda 1983 e ancora, recentissimo lutto, Alice di Carolo.

Il 2002, l’anno dell’€uro (non solo per il pensionamento della
lira ma anche per lo zampino che l’€uro ci ha messo sui prezzi),
può essere sintetizzato nell’immagine di un novello Diogene
vagante a cercare con la sua lanterna non più l’uomo ma la
politica, merce divenuta rara così come la cultura che ne
dovrebbe essere l’alimento. E, nonostante i facili commenti,
quando vien meno la politica, nella sua accezione più nobile,
sono guai per tutti. Spiriti sensibili, anche della maggioranza,
hanno cominciato a riconoscere cosa fosse la cosiddetta Prima
Repubblica – posto che fossimo ora in una seconda – e meriti e
ruolo della Democrazia Cristiana. Il tempo, si sa, è galantuomo…

Rilevava Paolo Mieli qualche giorno fa nella sua conferenza a
Sondrio gli aspetti negativi del muro contro muro quotidiano.
Gli errori di chi è al Governo – e ne ha fatti parecchi – e gli
errori dell’opposizione (Mieli osservava che ogni giorno
l’opposizione insorge, ma le insurrezioni si fanno una volta
tanto). Errori strategici oltre che tattici, e non è un caso
che, in entrambi gli schieramenti, le insofferenze per
l’infruttifero muro contro muro vengano da personaggi formatisi
nella DC.

Possibile che su questioni di fondo non sia possibile imitare
“il modello inglese”, mettendo a comune denominatore tutte le
risorse per una sintesi? Fiat docet. Il problema non è soltanto
quello, pur gravissimo, dei lavoratori. E’ quello ma anche
l’abdicazione del Paese in un settore industriale trainante,
quello dell’auto. Si litighi su tante altre cose, ma non su
questo, o su qualche altro problema primario, visto che poi per
litigare lo spazio che resta è amplissimo! (Un rilievo positivo:
i due consiglieri regionali della provincia, Bordoni e Tam, seri
e capaci entrambi, pur pensandola in modo nettamente diverso,
non si perdono in sterli polemiche…).

Gli spunti che il 2002 offre sarebbero molti. Una sola citazione
ancora: la condanna a 24 anni inflitta al sen. Andreotti da due
giudici togati e sei popolari, mentre in primo grado i giudici
solo togati lo avevano assolto. Uno strano mandante visto che
gli indicati esecutori sono stati assolti! La reazione negativa,
quasi generale, è significativa, ma è anche un segno che non si
può andare avanti senza una vera riforma, togliendo quel potere
che parte della Magistratura si è attribuita e ridandole nel
contempo massima autorevolezza e stima, smettendola con gli
attacchi, oggi più diluiti ma fino a ieri quasi quotidiani. E
anche con leggi tipo Cerami, giusta per la reintroduzione della
legittima suspicione ma censurabile per le modalità, soprattutto
temporali, di motivazione ben evidente (ricordiamo la
conversazione in TV dell’ex Ministro di centro-destra Mancuso).


PROVINCIA

In provincia il primo pensiero va naturalmente alle recenti
intemperie, in primis alla signora Negrini e alla figlia Alice
travolte dalla frana in un tragico appuntamento nei pressi di
Casacce. E poi ai paesi colpiti, alle persone che hanno
sofferto. Ora a Bema, in situazione peggiore dell’Alta Valle nel
1987. Là almeno c’erano il collegamento via Svizzera, il Gavia,
persino la Val Verva. Qui c’è solo l’elicottero per raggiungere
il resto dell’Italia. Una sottolineatura comunque si impone:
dove sono state realizzate le opere il risultato si è visto. Non
si può arrivare dappertutto, ma dove ci sono soldi e progetti
diventa colpevole non agire. Tre anni e rotti in attesa del
responso del Ministero dell’Ambiente per Tartano, Mallero, Val
Pola sono inaccettabili.

Quanto al resto, tutto normale. Nelle strade, in particolare
nella Statale 38, non siamo lontani dal collasso e a breve –
diciamo 4/5 anni – si profilano solo la tangenziale di Tirano e
il completamento di quella di Sondrio. Nella sanità perdurano
seri timori a Morbegno, Chiavenna con Sondalo caso a sé. Dei
rifiuti meglio non parlare visto che appare inaudito che in
Valtellina, che fornisce alla Regione quasi i nove decimi
dell’energia localmente prodotta, di alto valore perché pregiata
(punte e potenza), si debbano sborsare cifre quali quelle oggi
indicate e, domani, quelle che si prospettano, enormemente
superiori a quelle pagate dai cittadini delle due province
confinanti. Il Piano Territoriale è circondato da un silenzio
maggiore di quello per la sorte di Bin Laden e non si vedono
interessamenti da tanti che dovrebbero invece esservi
interessati…

Chiudiamo con un segno positivo: il secondo aumento dei
sovracanoni che porta il loro valore, in termini reali, al di
sopra di quello iniziale del 1953 anche se in compenso i soldi
dormono visto che il bilancio di previsione del 2002,
indispensabile per la spesa anziché essere approvato, come
dovuto, nel 2001 lo sarà (!!!) nel 2003. Uno scandalo con grandi
silenzi, compresi quelli di gran parte delle forze politiche.
Fosse successo nella Prima Repubblica! Ma dicono che siamo nella
seconda.
a.f.

GdS 8.I 03   

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Q

a.f.
Editoriali