Sempre la questione del papiro: armi di Saddam, Cragnotti e Tanzi, il nostro Piano Territoriale

di GdS

   


Le armi-fantasma di Saddam

Nell'editoriale dell'8 marzo 2003 - per leggerlo basta andare
all'indice e poi di qui all'indice editoriali - si parlava della
questione del papiro:
"La guerra non dipende da noi, ma dalla
storia del papiro di cui parleremo avanti, ma un rapporto
diverso con gli altri dipende invece proprio da ciascuno di noi.
Non si prenda quanto diremo come divagazione perché in realtà é
una cosa molto seria.

Un tempo, quando la goliardia era di casa nelle Università, le
matricole dovevano avere oltre al tesserino universitario,
quello ufficiale, anche un documento "ufficiale" della
goliardia: il papiro. Rigorosissime regole stabilivano cosa
doveva contenere e regole non scritte prescrivevano modi e
qualità. Ogni matricola, avvicinata dagli "anziani" doveva
esibirlo e scontare le conseguenze se c'era qualcosa fuori
posto. Si andava da qualche aspetto burlesco, all'offerta di
sigarette, all'offerta da bere e fino a veri e propri "processi"
nel caso di mancanze gravi.

Di rado capitava che tutto fosse a posto. Quando, controllato
come al microscopio questo papiro nulla c'era da obiettare,
anche in termini di qualità, l'anziano apriva le dita che lo
tenevano, lo lasciava andare e quello, per la newtoniana
gravità, calva verso terra. Esclamazioni di disappunto e
rimprovero degli anziani: "Ma come, questo papiro non vola!", e
il malcapitato doveva comunque pagare pegno.

Siamo tragicamente in una situazione simile. ::::: Niente da
fare. Non sarebbe servito neppure quello. Il papiro non vola. La
guerra s'ha da fare. Occorrerebbe un miracolo di San Francesco,
il santo della pace per antonomasia, per evitare il conflitto".


Ormai negli Stati Uniti é chiarissimo che le armi di distruzione
di massa non sono state altro che l'invenzione strumentale per
poter procedere militarmente. Persino Bush si é attestato sulla
linea "che comunque Saddam era da cacciare".

Questione del papiro.

La Gazzetta di Sondrio aveva visto giusto.

Cragnotti e Tanzi

Io non c'ero e se c'ero dormivo. Naturalmente con l'erba del
vicino che é sempre più verde.

Aveva cominciato Cragnotti, per la verità rivelatosi abbastanza
un dilettante rispetto a Tanzi in fatto di quantità di soldi
volatilizzati.

Basti pensare infatti che questi, stando alle ultime stime
riportate sui giornali, superano abbondantemente il PIL, la
ricchezza nazionale prodotta in un anno, di moltissimi Stati.
Tanto per far vedere qualche esempio vicino a casa: Estonia,
Lettonia, Lituania, Bulgaria, Macedonia, Albania...

Istituzioni varie di sorveglianza, società di revisione, banche
e banchieri (queste due cose non sempre coincidono), analisti,
intellettuali d'assalto, giornalisti (quelli da scoop), persino
concorrenti.

Tutta gente, in Italia ma non solo, che non c'era.

Se per caso c'era, dormiva.

Ed ora naturalmente punta il dito sul vicino la cui erba, come
dal titolo di un famoso film, é sì sempre più verde, anche nel
male. In questo caso é lui infatti a buttare via in malo modo la
spazzatura, a fare guai vari eccetera.

Solo un comico, Beppe Grillo, due anni prima era andato in TV a
dire come stavano le cose. Avevano riso tutti pensando
evidentemente che Grillo confermava di avere una bella inventiva
oltre alla solita verve.

Era tutto vero, ma avevano creduto alla vis comica anche tutti
quelli che dovrebbero stare, per ruolo, con le antenne alzate ad
ogni stormir di fronda.

Tutti?

Tutti avevano creduto che fossero solo battute?

Tutti vivevano avvolti da matasse gigantesche di bambagia?

Non c'era magari qualcuno che c'era ma non c'era, che anche se
sveglio dormiva? Lo vedrà la Magistratura.

Una cosa é certa, che anche qui si é trattato e si tratta della
questione del papiro. Il sospetto è che più d'uno e in più di
un'occasione, avendo fra le mani qualche carta scottante,
facesse la prova papiro.

Non volava.

Tutto regolare.

Il Piano territoriale della provincia -
mutilata - di Sondrio


Io non c'ero e se c'ero dormivo, anche se qui non ci sono vicini
e loro erba. Sta girando il Piano Territoriale di Coordinamento
– di un provincia “mutilata” visto che il Piano non può dir la
sua nelle zone a parco - per il quale i Comuni avrebbero già
dovuto fornire le loro osservazioni. C’è stata infatti la gaffe
di cui abbiamo parlato nello scorso numero che ha costretto la
Provincia a ripartire di nuovo andando prima, per legge, a
sentire la CCIAA incredibilmente dimenticata (sempre perché
qualcuno non c'era e se c'era dormiva, naturalmente).

Avremmo preferito, come più volte esposto in ogni sede, il Piano
che si muovesse nell'ottica del 2020. Guardare avanti é sempre
stato il nostro vizio, a suo tempo criticati per questo voler
guardare avanti, anche se va detto che, per fare un esempio
chiaro a tutti, é proprio a questo vizio che le due banche
locali devono il loro straordinario sviluppo da banchette locali
a fior d'Istituti a livello nazionale. Porre uno scenario
avanzato nel tempo - avevano anche indicato quale a nostro
avviso, ma potevano essere scelte anche altri se migliori -
sarebbe stato attribuire al Piano un ruolo di fattore di
sviluppo persino in sede di normativa.

Il Piano non si pone nella logica dei futuribili, dei futuri
possibili in un quadro strategico di ampio respiro. Le linee
strategiche sono condensate in 117 righe in tutto, righe che
fanno trasparire un certo imbarazzo, una certa difficoltà e
troppa problematicità.

Ne consegue che il Piano ovviamente tende a razionalizzare
l’esistente e quindi del tutto scontata appare la logica
vincolistica, seppure a nostro avviso non accettabile nel quantum
ma anche nel modo e quindi da modificarsi e contenersi in misura
sensibile. Del resto nella sua delibera del 17 ottobre la
Provincia così si esprimeva: “Il lavoro viene proposto con la
convinzione di aver fatto opera utile ovviamente con la
consapevolezza dell'esistenza di punti critici che
troveranno possibilità di ulteriore riflessione nella fase che
ora si apre di discussione del progetto”. E siccome la stessa
delibera parla del “frutto della collaborazione continuativa
condotta con i professionisti incaricati, sia da parte degli
uffici dell'ente che della giunta”, ci sarebbe da approfondire
su questi “punti critici”.

Se questa “collaborazione continuativa”, - che fa pensare, come
in genere è per questo tipo di problemi, a reiterate discussioni
in Giunta -, ha portato alla proposta di Piano poi diffusa, c’è
da chiedersi quale possa essere il margine di manovra e di
modificabilità.

Quello necessario, per i Comuni e per la nostra gente, dovrebbe
essere abbastanza ampio ma bisogna vedere quanto lo possa essere
quello effettivo. C’è infatti anche il dato politico da
considerare, nel modo più assoluto non da parte nostra dato che
teniamo esclusivamente all’interesse della nostra gente.

Bisogna tenerne conto per il clima che si respira nelle
Istituzioni provinciali. Non c’è argomento portato avanti da uno
schieramento che trovi consenziente l’altro schieramento. Si
tratta di cosa sotto gli occhi di tutti. La maggioranza non sa
amministrare a detta della minoranza; la minoranza non sa
proporre e distrugge solo a detta della maggioranza. Quando
proprio l’esposizione degli argomenti – sia dell’una o
dell’altra parte – è oggettivamente stringente in ragione dei
contenuti, regolarmente emerge la questione del papiro: non
vola.

Nella questione del Piano, destinato a condizionare Comuni e
nostra gente, bisognerebbe andare oltre.

Quando si vincola massicciamente, quando si danno ai Comuni ben
56 pagine di norme di attuazione, con una certa disomogeneità,
per fare i loro Piani Regolatori, esca per il contenzioso, e
quando, in più di un aspetto si è dalla parte di chi ritiene che
l’uomo deve essere al servizio dell’ambiente – mentre non solo
noi ma la logica e il buon senso vogliono che sia l’ambiente al
servizio dell’uomo – non ci si può permettere nessun “papiro”.

Occorre vedere soltanto i contenuti e attuare le proposte
migliori quale sia la casacca – oppure non ne abbia come noi -
di chi le avanza. E in tutti e soli i tempi necessari siano sei
settimane o sei mesi.
GdS


GdS 30 I 04 -
www.gazzettadisondrio.it

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