Se nevica, apriti cielo! Se poi nevica quando non si è più abituati (alberi compresi), doppio apriti cielo. Ancora una volta in medio stat virus, e ciascuno si prenda le sue colpe

Senso della misura - Tutto e subito. Ma non é possibile - Quando Milano chiamò i carri armati. La ricetta di Rota - Cosa insegna l?ultima nevicata - Nell'era della comunicazione gli altoparlanti tacciono - Sabato e domenica proibire mal

Senso della misura

Se nevica, apriti cielo!

Se poi nevica quando non si è più
abituati (alberi compresi), doppio apriti cielo. Occorre però
senso della misura. Ancora una
volta in medio stat virus, e ciascuno si prenda le sue colpe.
Vediamo prima in termini generali.

Le scarse nevicate che hanno caratterizzato gli ultimi anni – e
quando c’erano ci pensava l’innalzamento termico con conseguente
passaggio da neve a pioggia – hanno disabituato tutti a quello
che era il regime costante d’inverno. Freddo intenso, terreno
gelato, neve che proprio per la temperatura del suolo attaccava
subito e poi 20, 30 cm e talora anche di più. Va detto che oggi
rispetto ad allora è cambiato, ovunque, il microclima perché tra
impianti di riscaldamento e veicoli (delle 9000 calorie di un
litro di benzina, 3000 si trasformano in energia meccanica ma le
altre 6000 vanno a scaldare l’atmosfera!) c’è una massa enorme
di calore che si oppone ad una potenziale intensa nevicata.

Tutto e subito. Ma non é possibile

Oggi quando nevica tutti si aspettano che immediatamente
dall’alto in basso, dal centro alla periferia si trovi il
sistema di tenere pulite le strade.

Tutto e subito. Ma non é possibile.

Perché funzionino le lame occorre che ci siano minimassimo 5 cm
di neve. Se poi la nevicata prosegue ci sono da fare gli
accumuli, spesso volentieri con l’ostacolo delle auto in sosta.
Poi ancora, se va avanti, occorrono centinaia e centinaia di
viaggi di camion che devono essere caricati per andare poi in
qualche posto, scelto preventivamente, ove scaricare la neve,
compressa.

C’è poi la questione dei marciapiedi.

La gente protesta ma sbagliando il tiro. La pulizia dei
marciapiedi compete ai frontisti e gli amministratori dei vari
condomini lo sanno, tanto è vero che se una persona ha un
incidente dovuto alla mancata pulizia da parte del condominio, o
dell’abitazione singola o del negozio o quant’altro ancora, cui
competeva può chiedere il risarcimento.

Quando Milano chiamò i carri armati.

La ricetta di Rota

A Milano il guaio è venuto esattamente 20 anni dopo l’altro,
quello per la nevicata da oltre un metro. A Milano erano partiti
per Roma, sommersa da una nevicata mai vista e con rami spezzati
dalle piante non abituate alla neve, sacchi e sacchi di sale di
cui là c’era un disperato bisogno non essendoci una riserva, ma
insieme ai sacchi tonnellate di sfottò. Mal gliene incolse ai
milanesi. Dopo qualche giorno toccava al nord. Mentre Sondrio
batteva ogni primato – finita come oggi a mezzogiorno la
nevicata come domani alle 18 si correva sull’asfalto dalla
Sassella al Trippi e con frazioni, centro, periferia puliti a
regola d’arte. Mezzi a decine e più di duemila i camion caricati
di neve scaricata in punti prefissati senza interruzione – e nel
resto della Lombardia si faceva il possibile (a Como dopo una
settimana si arrivava a tre km dal centro) Milano inventava
persino l’uso dei carri armati Leopard per cercare, a tentoni,
soluzioni che fu poi l’assessore di Sondrio, Ugo Rota, a
suggerire tempo dopo.

In occasione dei mondiali di sci di Bormio, dopo una
manifestazione si trovarono a mangiare un boccone in tarda
serata le Giunte di Sondrio e Milano. E lì l’assessore Rota
svelò all’assessore alle municipalizzate di Milano, competente
per la neve, il segreto. “La prossima volta” – conciò Rota con
gli assessori milanesi attentissimi – “appena vedete che
comincia a nevicare avete un solo provvedimento da prendere:”.
“Quale?” Lo chiesero in diversi simultaneamente. Chiara la
risposta, ma con una sua logica, e non solo di battuta:
“afferrate il telefono, cominciate a comporre il numero 0342. A
questo punto fate un numero a caso. Quello che vi risponderà lo
mettete a capo delle operazioni e vedrete che tutto andrà per il
meglio”.
Battuta ma non solo battuta perché c’è la logica dell’”ofelèe fa
el to’ meste”.

Cosa insegna l’ultima nevicata

Quella degli alberi è una vecchia storia. Non è del tutto vero
quel che ha sostenuto il Sindaco di Milano che l’opposizione al
taglio di 400 piante, sulle 170.000, ha causato disastri. E’
certamente vero ma in parte perché gli alberi che hanno
provocato guai sono molti di più. Cero, questa storia delle
piante che non si possono mai tagliare è una delle colossali
bufale frutto della cultura metropolitana che non ha presente –
stiamo adesso pensando a noi – che uno dei potenziali grossi
guai nei nostri boschi è proprio la presenza di alberi malati
che prima o poi rischiano di finire in valli e vallette col
rischio di provocare micidiali “tappi”. Certo a Milano non c’è
questo rischio. Si sono accorti che nel caso di stratempo – oggi
la neve, domani il temporalone – finisce male.

La questione autostrade, molto peggio che per le strade normali,
perché nelle prime si è imbottigliati. Se nevica uno può
arrischiare di andare senza catene o senza gomme neve. Ci vada.
Sappia che se si mette di traverso e blocca il traffico deve
pagare i danni a tutti. Vale per le auto e, a maggior ragione,
per i mezzi pesanti. Poi si veda naturalmente se il servizio
antineve è partito in tempo, se qualcuno ha dormito e via
dicendo, ma si stabilisca questo principio. Sarà molto più
efficace che non la minaccia di sanzioni per chi viene trovato
senza catene a bordo.

I treni. Se un albero cade su una linea elettrica o capita
qualche smottamento in queste circostanze non è proprio il caso
si sentire i commenti he si sono sentiti in TV. La bacchetta
magica non ce l’ha nessuno e il tempo per rimettere le cose a
posto, garantendo che ci sia la sicurezza, ci vuole. Detto
questo ad onore delle ferrovie – che in simili circostanze si
fermano persino in Francia e Svizzera! – va anche detto che il
disastro più totale è una volta ancora del settore
comunicazioni. Possibile che Elio Catania dall’alto del suo
seggio di amministratore delegato non abbia trovato la via e la
persona per rendere efficiente il più disastrato dei settori
delle nostre ferrovie.?

Nell'era della comunicazione

gli altoparlanti tacciono

Sabato i treni non partivano. Unica notizia: la linea è
interrotta. Siccome si tratta di una linea con il controllo
centralizzato del traffico (CTC) con il cervello a Colico lì
dovrebbe esserci anche chi, oltre eventuali interventi di
competenza, deve anche comunicare, magari, se occorre, sentite
sfere superiori ma non nei tempi ferroviari attuali bensì in
tempo reale.

All’incertezza, “parte – non parte – andiamo via – no perché
magari appena andati via la linea si apre – aspettiamo un altro
momento – no, non andare neanche per 5 minuti perché se danno il
via il treno parte subito – ha detto quel signore che ha la
radio che dipende dalla neve – no l’altro ha detto che è una
frana” eccetera eccetera i viaggiatori in attesa preferiscono un
comunicato di questo genere: “La linea è interrotta fra le
stazioni di .. e di .. per interruzione dell’alimentazione,
oppure per uno smottamento oppure per…. Gli interventi sono in
corso. Non appena possibile comunicheremo le previsioni di
riattivazione”. E poi, in relazione all’avanzamento degli
interventi: “L’intervento in corso sta procedendo alacremente.
Si confida di riattivare la linea entro un’ora”, oppure, se le
cose sono più serie “L’intervento in corso sta procedendo
alacremente ma fra difficoltà notevoli il cui superamento
richiederà al minimo qualche ora. Sulla base i questa notizia si
sono contattate le imprese di autotrasporto per attivare servizi
sostitutivi che però richiederanno un certo tempo per andare a
regime”.

Aerei. Stesso deficit di comunicazioni. Gli scali erano aperti,
lo sghiacciamento delle ali, cosa d’interesse di qualsiasi
viaggiatore, richiede il suo tempo e quindi ritardi all’odg.
Basto dirlo e spiegarlo. Dopo a chi in queste condizioni
protesta ancora gli si dice che noleggi un executive e poi con
il suo aereo privato faccia quello che vuole.

Sabato e domenica proibire

maltempo, terremoti ecc.

Ultima cosa. Sarà, ma quando succede qualcosa al sabato o alla
domenica i pasticci aumentano. Chissà perché!

Sarà bene emettere un'ordinanza - una "grida" - che vieti
l'insorgere di alluvioni, frane, terremoti e altre
"piacevolezze" del genere di sabato e di domenica.

GdS


GdS 10 XII 2005 -
www.gazzettadisondrio.it

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