Con il Papa contro la guerra in Irak

di "Gazzetta di Sondrio"


Il mondo
cattolico lascia solo il Papa, Il papiro - Bush deve fare la
guerra. Per tre motivi - I costi della guerra - Stile da gaucho
- Ma proprio non ci sono speranze? - Proposta.





IL MONDO
CATTOLICO LASCIA SOLO IL PAPA

Contro la guerra in Irak -e ovviamente contro tutte le guerre - la parola del Sommo
Pontefice é stata forte con il pressante appello a ricercare con
ogni sforzo le vie pacifiche per la soluzione dei problemi.

Sarebbe logico attendersi che l'intero mondo cattolico che nel
Papa si riconosce - e nel carisma di questo grande Papa in
particolare - agisse di conseguenza. Sarebbe logico, ma questa
reazione proprio non riusciamo a vederla, nè dal clero, che
dovrebbe diffondere e amplificare le parole del Pontefice, né dai
laici. In prima fila del disimpegno gli intellettuali che pure
avrebbero un compito e un ruolo notevoli.

Il mondo cattolico cioè lascia solo, o quasi, il Papa.
Sconsolante.


IL PAPIRO
Quando nell'Università
c'era ancora la goliardia con le sue manifestazioni e i suoi
riti gli studenti appena arrivati, matricole, per accedere
all'ateneo dovevano avere un particolare documento, chiamato
"Papiro". Doveva essere fatto in un certo modo e comprendere
tutta una serie di cose, qualcuna delle quali mancava spesso per
cui il malcapitato doveva "pagare pegno". Qualche rara volta
succedeva che il "Papiro", incredibile dictu, fosse veramente
completo. A quel punto gli "anziani" che lo avevano in mano lo
mollavamo e rivelavano con somma sorpresa il grave difetto di
quel papiro in apparenza perfetto: non volava! E quindi pegno.

Abbiamo l'impressione di essere, questa volta tragicamente, in
una situazione simile.

Qualsiasi cosa succeda, qualsiasi cosa si faccia, la guerra é
decisa e si farà.


BUSH DEVE FAR
LA GUERRA. PER TRE MOTIVI


Bush deve fare la guerra. Tre le ragioni:
1)
O lui o Saddam.


Non può fare marcia indietro dopo avere cavalcato per lungo
tempo la demonizzazione del Rais, che viene presentato come la
quintessenza del male, pronto con le sue armi di distruzione di
massa a terrorizzare l'intero pianeta. Che Saddam non sia un
Santo o un Angelo é evidente a tutti. Che sia così potente da
richiedere, per il bene dell'umanità, la sua eliminazione da
Bagdad, é proprio cosa da profondo scetticismo.

Siamo alle cinque della sera, alla Garcia Lorca. Bush deve
rivolgersi agli americani per dire: "Il mondo é più sicuro. A
Bagdad non c'é più il terrore". Se se ne va di sua iniziativa
bene, sennò ci penseranno i missili, i marines e quant'altro.
2) L'economia. Gli Stati Uniti sono andati avanti per
decenni alimentando il proprio enorme potenziale industriale con
fortissime commesse militari. Va tenuto anche conto che gran
parte dei perfezionamenti e delle innovazioni della vita
quotidiana vengono proprio dagli sviluppi della tecnologia
militare. Per fare un solo esempio Internet era la rete di
comunicazione delle forze armate americane che sono andate
avanti a usarlo per anni. Solo dopo la caduta del comunismo
Internet é passato agli usi civili, con una sorta di rivoluzione
sotto molti profili.

E' vitale, anche per il ruolo di "Poliziotti del mondo" che gli
americani hanno assunto, continuare, pena gravi contraccolpi
sull'economia del Paese. E se le indiscrezioni fatte filtrare
anticipano che nei due primi giorni di guerra verranno lanciati
da migliaia di Km di distanza ben 800 Cruise, inevitabile
pensare che almeno altri 800 di questi missili verranno subito
ordinati per reintegrare le scorte...

D'altronde la decisione di ripartire con lo Scudo spaziale é più
un'esigenza di sicurezza - chi lancerebbe oggi da grande
distanza missili di cui, per inciso, disponeva solo l'URSS? - o
é più un'esigenza economica del sistema?
3) In terzo luogo la questione del petrolio, delle grandi
riserve che vi sono nel sottosuolo irakeno. Il giornale ha già
pubblicato un articolo su questo argomento per cui ci fermiamo
qui, non senza ricordare che uno dei tre rapporti-base per Bush
sui costi/benefici della guerra, comprende calcoli complessi e
rientro economico con lo sfruttamento dei pozzi irakeni,
evidentemente considerati "colonizzati".


I COSTI DELLA
GUERRA


Quanto costerà la guerra?

Il costo maggiore sarà quello in vite umane, dell'una o
dell'altra parte. Poi i costi economici che gli analisti fanno
dipendere dalla durata del conflitto. In ordine di grandezza
comunque si parla di 100.000 miliardi di vecchie lire, un dato
superiore quindi al PIL di gran parte dei Paesi del mondo.

Questi i costi diretti. E quelli indiretti?

Gli analisti prevedono che il petrolio vada a 40$ al barile.
Qualcuno, in relazione alla durata della guerra, ritiene che
possa salire perfino a 80$ al barile. Le conclusioni sono
evidenti, specie per un Paese come il nostro,
petrolio-dipendente al massimo dopo l'abbandono del nucleare.

E se poi le cose non andassero così lisce come si dice?


STILE DA GAUCHO

Il Ministro della Difesa statunitense, con uno stile da gaucho
texano, commentando la posizione di Francia a Germania
nettamente contrarie alla guerra, ha detto che si tratta della
"vecchia Europa", al contrario degli altri Paesi del Vecchio
Continente che invece sarebbero con gli USA.

Esemplare la risposta del n. 1 europeo, Prodi: non "vecchia" ma
"saggia".

Una saggezza che viene da secoli di storia e di cultura, anche
dalla consapevolezza degli errori compiuti e dalla constatazione
che, cambiato registro, in Europa dagli scontri si é passati
all'integrazione.

Non é il solo esempio di stile da gaucho texano. Basti pensare
allo sgarbo fatto a Carlo d'Inghilterra. Era in programma una
sua visita negli USA. Carlo ha però il torto di pensarla come
noi sulla guerra all'Irak, e diversamente anche dal suo Primo
Ministro Blair. Ebbene d'oltre Oceano gli han fatto sapere che
la visita doveva essere rinviata.

Prima o poi diventerà Re e lo inviteranno negli USA. Sarà lui a
quel punto a rispondere di no. E due volte, come si conviene a
un Re rispetto a un gaucho texano,


MA PROPRIO NON
CI SONO SPERANZE?


Ma proprio non ci sono speranze di evitare il conflitto?
Concordano quasi tutti. Si spera ma sono speranze al lumicino.

Come si riducono le speranze che l'Italia possa starne fuori.
Sono tutti prigionieri di uno schema, che la scelta inglese di
essere con gli USA poco contando, di fatto, l'Europa ha
cristallizzato.

E allora gli appelli del Papa? E le posizioni, come la nostra,
nettamente contrarie alla guerra? Tutto velleitario? No. Non
sarà il Papa, non saranno i tanti come noi a cambiare il corso
degli eventi, ma almeno saremo in pace con la coscienza e lo
specchio di fronte a noi non ci rimaderà l'immagine di un
coniglio.


PROPOSTA
Infine una proposta.

Paesi importanti, cominciando proprio dall'Europa, sono
schierati contro la guerra. Parte consistente dell'opinione
pubblica, magari anche la maggioranza, in altri Paesi é contro
la guerra.

Tantissimi parlamentari, di diversi Paesi, cono contro la
guerra.

Ebbene si negozi. Tanti parlamentari, cattolici in primis, di
diversi Paesi, offrano all'Irak la loro disponibilità ad andare
là a sistemarsi, scudi umani, nei possibili obiettivi bellici.

In cambio la dichiarazione solenne, e fatti concreti
conseguenti, di Saddam contro il terrorismo, Bin Laden e non
solo.
Gazzetta di Sondrio

GdS 28.I 03   

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