Ma perché non donare gli organi quando, ahimé, non servono più? Riflessioni dal 25° compleanno dell'AIDO di Sondrio

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1) lA PRIMA
SESSIONE CON LE AUTORITA'
Sabato mattina 6
dicembre a Palazzo del Governo di Sondrio inaugurazione delle manifestazioni
per il Venticinquennale dell'AIDO provinciale, con la prima
iniziativa di un trittico: il convegno "Medicina, salute e società - La donazione e
il trapianto di organi".

Inizio con la prima sessione: venticinque anni di impegno. Ha
introdotto e condotto i lavori il nostro direttore. Quindi la
relazione della s.a Franca Bonvini, Presidente provinciale dell'AIDO
e i saluti del sen. Eugenio Tarabini Presidente della Provincia
e del Sindaco del capoluogo dr.ssa Bianca Bianchini Sindaco di Sondrio.
Esemplare la testimonianza di Stefano Saligari, trapiantato di
cuore che ha fatto toccare con mano a tutti il grande valore in
una e del trapianto e della donazione degli organi.


I RICONOSCIMENTI


Il Prefetto di Sondrio, dr. Francesco Porretti, dopo un non
convenzionale ma sentito saluto ha consegnato due pregevoli
grandi targhe, con inciso il ringraziamento dell'AIDO, per
l'Azienda Sanitaria Locale all'ing. Emilio Triaca che ne é il
Direttore Generale e per l'Azienda Ospedaliera al dr. Giuliano
Pradella che ne é il Direttore Sanitario. Quindi una targa anche
per il Corso di Laurea in Infermieristica al prof. Calosso che
ne é il Coordinatore.

A sorpresa, a questo punto, un riconoscimento da parte dei
Gruppi AIDO della provincia di Sondrio alla loro Presidente con
un omaggio floreale: 25 rose rosse. 25 gli anni, le rose simbolo
dell'Associazione. Ringraziamento anche al Presidente regionale
Pozzi.


2) Obiettivo
LA riduzione DELLE liste di attesa


La seconda sessione aveva per tema "Obiettivo riduzione liste di
attesa". Moderatore Ercole Piani Presidente dell'IPASVI.

Difficile riferire in sintesi di tutte le relazioni,
significative e ad alto livello:

- cav Leonida Pozzi, Presidente AIDO regionale e V.Presidente AIDO nazionale: Contributo dell’AIDO alla Cultura
della Donazione

- Prof. a.c. D.A.I. Aldo Calosso, Coordinatore Corso
di laurea in Infermieristica: La formazione infermieristica
universitaria alla donazione e trapianto

- Eleonora Bianchini, allieva del III anno del Corso di Laurea in
Infermieristica: Il bisogno di apprendimento: l’informazione e
l’educazione al prelievo d’organi

- Dr.ssa Cristina Manca, Direttore Sanitario ASL:
Piano regionale e contesto locale

- Dr. Giuliano Pradella, Direttore Sanitario AO:
Politica sanitaria con riferimento al nuovo assetto
dell’attività di prelievo

- Prof. Cristiano Martini, Direttore Neurorianimazione
Ospedale A. Manzoni di Lecco e membro Consulta Tecnica nazionale
permanente per i Trapianti: “Problematica del prelievo di organi
a scopo di trapianto: aspetti tecnici, organizzativi e di
comunicazione”

Da citare inoltre gli interventi del dr. Pulliero e del
Presidente AIDO di Monza e Brianza D'Atri.

Le conclusioni, sul tema "AIDO con i giovani tra i giovani" sono
state affidate ad un giovane architetto, Mario Vigo, che é
donatore di sangue ma non iscritto (ora si deve dire non ancora
iscritto) all'AIDO. Una scelta per avere, proprio nelle
conclusioni, una voce significativamente dal di fuori.


riFLESSIONE
CONCLUSIVA


Ma perché non donare gli organi quando, ahimè, non
servono più?

In questa frase possiamo sintetizzare uno dei due aspetti del
problema. Ridurre, e poi annullare, le liste di attesa di chi
affida la sua speranza di vita unicamente al trapianto sperando
ogni giorno che l'organo di cui ha bisogno arrivi in tempo,
dipende da un lato da una ulteriore sensibilizzazione delle
persone. Un compito principalmente dell'AIDO per la sua
distribuzione capillare con quindi la possibilità di dialogare
con la gente e chiarire le difficoltà che possono presentarsi.

Dall'altro lato evidentemente si tratta di strutture, di
operatori, di investimenti m anche, come é emerso, di una
maggiore sensibilizzazione degli stessi operatori sanitari,
soprattutto quelli di base.

Come un tarlo torna però e ritorna quell'interrogativo:
Ma perché non donare gli organi quando, ahimè, non
servono più?

Ancora più brutalmente, a fin di bene s'intende: perché
destinarli sottoterra, "a tornare polvere", quando potrebbero
vivere e far vivere in un certo senso proiettando il donatore
oltre la morte?

Perché negare la vita a qualcuno che con quell'organo potrebbe
rinascere, e che senza quell'organo, e forse proprio "quello",
chiude a sua volta gli occhi per sempre?
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GdS 8 XII 03 -
www.gazzettadisondrio.it

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Editoriali