Guerra: sono due nel mondo le superpotenze

di "Gazzetta di Sondrio"

Non solo 1 110 milioni scesi in
piazza -  Motivazioni non convincenti della guerra - Niente
posizioni estreme - Niente guerra con Qusai al posto di suo
padre, Saddam - In casa nostra






Non solo 1 110
milioni scesi in piazza

Sono due le
superpotenze nel mondo. Così ha scritto non il Manifesto ma il
New York Times. Una il Paese più potente del mondo,  ovviamente gli Stati Uniti, l'altra,
- ha
sostenuto l'autorevole quotidiano americano -, l'opinione pubblica
internazionale.

Non si tratta solo dei 110 milioni di persone scese in piazza,
un numero comunque impressionante, ma la loro estrazione, la più
diversa. Non solo, ma per uno sceso in piazza ce ne sono 10, 20,
30 che la pensano nello stesso modo.

C'é una differenza profonda fra le manifestazioni pacifiste ai
tempi della Guerra del Golfo e quelle di oggi. Allora, salvo
qualche frangia, per lo più di cattolici, la posizione pacifista
era egemonizzata dalla sinistra, e fortemente motivata dal
petrolio, che i fatti successivi dimostrarono che quello non era
affatto l'obiettivo.

Oggi non é solo dunque questa straordinaria presenza numerica in tantissime città del pianeta a
far dire che l'avversione a questa guerra é ampiamente diffusa.
Può considerarsi "normale" l'attivismo per la pace del Papa, ma
non é sicuramente "normale" che facciano una dichiarazione
congiunta contro la guerra, cosa che certo Blair non avrà
gradito, il Primate cattolico e quello della Chiesa anglicana in
un Paese dove, dal 1534 ai tempi di Enrico ottavo Tudor, i
rapporti fra le due Chiese sono quelli che sono. Presa di
posizione significativa.



Motivazioni non
convincenti della guerra


L'avversione a questa guerra che non convince neppure parte
cospicua degli americani trae origine da motivazioni non
convincenti. Non, é ovvio, su Saddam le cui malefatte sono note
(ma quanti sono i dittatori feroci nel mondo che vengono lasciti
stare tranquillamente?). Non, é ovvio, per le armi di
distruzione di massa che ci sarebbero in Irak (ma allora bisogna
prendersela anche con gli Stati che hanno l'atomica, cominciando
da due sempre ai ferri corti tra loro e cioé India e Pakistan, e
con i molti stati che possiedono armi biologiche e chimiche,
alla portata di gran parte dei 191 Paesi che fanno parte
dell'ONU).

E' vero che nessuno ha avuto lo shock dell'11 settembre quando
gli USA per la prima volta nella storia sono stati bersaglio
tragico di quella che si può considerare una vera e propria
azione di guerra, non un semplice attentato, e pertanto gli
americani considerano alla stregua di un tradimento le posizioni
diverse contrarie alla guerra. Illuminante il trattamento
riservato alla Francia, anche perché a differenza della Germania
non ha un Governo di sinistra. Siamo al punto che il giornale
inglese Sun fa un'edizione speciale in francese chiamando Chirac
"verme". Una campagna di stampa attribuisce la posizione
francese ai suoi interessi economici in Irak. Al riguardo é bene
anche ricordare che le esportazioni francesi a Bagdad
costituiscono lo 0,3% del totale, meno di un trecentesimo del
volume complessivo dell'export di Parigi. Idem per il petrolio,
considerata altra ragione della posizione francese. E' vero che
l'11% della produzione irakena finisce in Francia, meno però
dell'Italia e addirittura un quarto circa di quello che biene
importato, udite, dagli Stati Uniti...

Si possono assumere tutte le posizioni, ma le valutazioni vanno
fatte con oggettività.



Niente posizioni
estreme


Torniamo al tema dell'opinione pubblica.

Le posizioni estreme, sull'uno o altro fronte, non giovano
certo, neppure alla causa di cui ciascuna di esse si da paladina
e, tutto sommato, non ci interessano. Visto che é tema che
ricorre non siamo, come non lo é la maggioranza della gente che
non vuole la guerra, arruolati nell'esercito dell'utopia: la
pace a ogni costo. E' vero che il Vangelo dice di offrire
l'altra guancia a chi ci ha dato una sberla, ma questo
comportamento é dei Santi, non della gente comune come noi. Se
ci arriva una sberla, sperando che il manesco non sia grande e
grosso, cerchiamo di render pan per focaccia e possibilmente con
gli interessi.

Quando sentiamo dire che tutti siamo per la pace, non solo
quelli che scendono in piazza, sentiamo una cosa giusta, ma
fuorviante. Ci sono tanti, noi fra questi, che consideravano e
considerano tuttora la guerra del Golfo ineluttabile e non solo
per ridare libertà al Kuwait, ma soprattutto per l'equilibrio
strategico nello scacchiere che altrimenti sarebbe stato in
bilico con possibili conseguenze future di portata ben
superiore, forse anche mondiale. Allora non si poteva fare
diversamente.

Oggi si può fare diversamente anche se alla Casa Bianca, di cui
non siamo mai stati avversari ma alleati certi - e gli amici da
sempre hanno non il diritto ma il dovere di segnalare sbagli o
posizioni comunque pericolose -, non la si pensa così. Là la
guerra é stata decisa e solo un miracolo la può evitare.

Niente guerra
con Qusai al posto di suo padre, Saddam


La eviterebbe l'abdicazione di Saddam, ipotesi del terzo tipo,
ossia della irrealtà con una sola eccezione: che il potere
venisse assunto dal figlio minore, Qusai, da pochi giorni alla
guida della difesa dell'Iraq, definito capace e potente al punto
di essere preferito al primo figlio Udai di tre anni più
anziano. Sarà con Qusai che in caso di conflitto ci saranno da
fare i conti mentre Saddam sarà nella clandestinità a guidare
una resistenza che sarà più dura di quanto non si possa pensare,
con i rischi, allora sì, di saldature con Al Qaeda

di Bin Laden...



In casa nostra


In casa nostra chi ha veramente a cuore il problema centrale,
l'evitare cioé una guerra, i lutti e disastri che comporterebbe,
gli sviluppi negativi  che avrebbe negli anni successivi,
vede malvolentieri che questo tema si colori politicamente. Che
in Parlamento vi siano posizioni diverse é comprensibile
nell'ottica più generale della dialettica politica. Che possa
succedere fra la gente no.

Sotto questo profilo ci piace citare tre fatti:

1) Il "Governatore" della Lombardia, uomo-pilastro del
centro-destra, ha ricevuto il nymero due irakeno Tetek Aziz.

2)
Una delle prime bandiere messe a sventolare in Enti pubblici é
stata quella della Regione Puglia, maggioranza di centro.destra
e con un giovane Presidente che si é fatto valere in più
occasioni.

3) La posizione dei "cattolici" dello schieramento di
centro-destra, sia pure con i limiti legati all'appartenenza ad
una coalizione.-

Si tratta di fattori essenziali per evidenziare come chi cerchi
di etichettare le espressioni pacifiste come posizioni "di
sinistra", se in buona fede sbaglia, se in posizione
strumentale, va contrastato su tutta la linea.

E non si dica per favore che chi si batte per evitare la guerra
fa il gioco di Saddam. E' vero l'inverso. Ci battiamo per
evitare lutti e rovine, ma tu Saddam tira le conseguenze. Non lo
fai? Allora, at impossibilia nemo tenetur, sia quel che sia. Ma
pèrima di allora...
Gazzetta di Sondrio

GdS 18.II 03   

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