Guerra: il papiro. l'idiota. NON HANNO PROVATO
IL
PAPIRO
Mercoledì 5 marzo
abbiamo digiunato in tanti, di diversa estrazione, di diverso
pensiero ma uniti nel raccogliere l'invito del Papa, chi nello
spirito religioso del giorno delle Ceneri, chi attento agli
aspetti di umanità.
Non sarà servito a niente? Si farà lo stesso la guerra e quindi
resterà un segno velleitario?
Neanche per sogno.
La guerra non dipende da noi, ma dalla storia del papiro di cui
parleremo avanti, ma un rapporto diverso con gli altri dipende
invece proprio da ciascuno di noi. In questa direzione mercoledì
5 marzo un segno lo ha comunque lasciato.
Dicevamo del papiro. Non si prenda quanto diremo come
divagazione perché in realtà é una cosa molto seria.
Un tempo, quando la goliardia era di casa nelle Università, le
matricole dovevano avere oltre al tesserino universitario,
quello ufficiale, anche un documento "ufficiale" della
goliardia: il papiro. Rogorosissime regole stabilivano cosa
doveva contenere e regole non scritte prescrivevano modi e
qualità. Ogni matricola, avvicinata dagli "anziani" doveva
esibirlo e scontare le conseguenze se c'era qualcosa fuori
posto. Si andava da qualche aspetto burlesco, all'offerta di
sigarette, all'offerta da bere e fino a veri e propri "processi"
nel caso di mancanze gravi.
Di rado capitava che tutto fosse a posto. Quando, controllato
come al microscopio questo papiro nulla c'era da obiettare,
anche in termini di qualità, l'anziano apriva le dita che lo
tenevano, lo lasciava andare e quello, per la newtoniana
gravità, calva verso terra. Esclamazioni di disappunto e
rimprovero degli anziani: "Ma come, questo papiro non vola!", e
il nalcapitato doveva comunque pagare pegno.
Siamo tragicamente in una situazione simile.
Pannella desolato in TV si chiedeva come mai l'appello radicale
per un volontario esilio di Saddam, in questo sollecitato anche
dai suoi familiari per timore che faccia la fine di Ceausescu o,
andando bene, di Milosevic, non fosse stato ripreso dal Governo
italiano o da quello di altri Paesi.
Niente da fare. Non sarebbe servito neppure quello. Il papiro
non vola. La guerra s'ha da fare. Occorrerebbe un miracolo di
San Francesco, il santo della pace per antonomasia, per evitare
il conflitto.
Bush non ha studiato Giambattista Vico, considera "vecchiaia"
quella che é invece "saggezza" europea, accumulatasi in migliaia
d'anni nei cromosomi, anche per aver visto, a spese dei
cittadini del nostro continente, che cos'é una guerra in casa.
Nel nuovo continente l'ultimo ricordo, la guerra di secessione,
é molto antico. L'11 settembre ha scosso le coscienze,
determinato una reazione, comprensibilmente emotiva. Riflettere
non solo sull'oggi e sul domani ma anche sul dopodomani é
tremendamente difficile, tanto é vero che oltre Atlantico non si
riesce neppure a valutare cosa voglia dire avere sperperato in
questi mesi quel patrimonio di simpatia che gli USA avevano
accumulato in tutto il mondo.
E poi, ma ci sarà occasione di riparlarne, la grossa questione
delle responsabilità della situazione, parte notevole delle
quali sta nell'atteggiamento inglese senza del quale gli Stati
Uniti non avrebbero potuto arrivare dove sono arrivati e dove,
appunto, vogliono arrivare. Con un'Europa confermatasi, e non
solo ora ma in questi anni, Europa delle economie ma non
soggetto politico.
L'IDIOTA
Idiota, ma nella sua totale e completa accezione del termine, è
l’attributo più appropriato per chi ha coniato l’espressione
“bombe intelligenti”.
Per la verità ne esistono, ma di tipo completamente diverso
rispetto a quelle che con tale aulico termine vengono oggi
indicate. Riproponiamo dimostrazione della loro esistenza reale
con una esperienza che, grazie proprio all’intelligenza di
quelle bombe, possiamo raccontare. Nel 1944 a Pontremoli,
capoluogo della Lunigiana, c’era un cantiere della Falck, con
molti valtellinesi fra i quali anche una altissima cuoca di
Briotti, Esterina Donati.
Una notte gli Alleati arrivarono in forze sganciando dal cielo
una trentina di ordigni, disseminatesi tra case e capannoni del
cantiere. Furono bombe di una acutissima intelligenza: scelsero
per esplodere gli spazi fra un edificio e l’altro, lasciando
persino intatti gli orticelli dietro le case preziosissimi per
il cibo che procuravano. Una sola di quelle bombe, nel suo volo
verso terra, di intelligenza ne dimostrò poca andando a finire
sul marciapiede attiguo ad una casa, ma si riscattò all’ultimo
momento con un lampo di genio che le fece decidere di non
scoppiare. L’avesse fatto la casa non avrebbe retto e sarebbe
stata una strage.
Come si vede le bombe intelligenti esistono davvero, ma non sono
neppure lontane parenti di quelle attuali che, all’inverso,
disdegnano gli spazi vuoti, gli edifici e gli orticelli per
andare, come un orologio svizzero, sul bersaglio scelto, a parte
i danni, magari aumentando il numero di vedove ed orfani, come
se quelli che già ci sono non bastassero.
A questo cinismo idiota si accompagna anche un cinismo inumano.
E’ quello del “resoconto preventivo” della prima fase della
guerra. Ora si parla in due giorni di 500 missili Cruise (tempo
fa di 800) e di 3000 “bombe intelligenti” da sganciare nei primi
due giorni di guerra “con danni minimi alla popolazione civile”.
Viene in mente il romanzo di E. M. Remarque “All’ovest niente di
nuovo”, titolo del libro ma anche, nel romanzo, del Bollettino
di guerra proprio della giornata in cui il protagonista era
rimasto riverso, gli occhi sbarrati, sul terreno.
Non crediamo sia una consolazione per le famiglie che pagano
questi “danni minimi” con la perdita di congiunti, sapere che
non si hanno più i massacri che i bombardamenti a tappeto di un
tempo provocavano E neanche a quelli più fortunati che non
lamentano perdite umane ma solo danni alle loro case o comunque
economici.
NON HANNO
PROVATO
Sono passati quasi 58 anni dall'ultimo conflitto. Il 70% e oltre
degli italiani non sa che cosa é in realtà la guerra.
Ci sono, anche in Italia, nella pacifica Italia, i suoi
sostenitori, magari non perché guerrafondai ma perché ritengono
che sia un male necessario.
- Non hanno provato cosa significa il sibilo delle sirene che
annunciano l’allarme aereo, il rombo dei motori nel cielo, il
sibilo della bomba che arriva, un attimo di silenzio che dura
un’eternità e poi lo scoppio, anzi la detonazione, violenta,
secca che ti fa dire prima che è andata bene e poi ti fa venire
la tristezza per chi è stato meno fortunato e infine, per chi è
vicino, l’acre penetrazione in gola dei gas dell’esplosione.
- Non hanno provato cosa vuol dire una bomba che scoppia al di
là del muro della stanza dove si sta dormendo, cosa vuol dire
vedere la casa vicina ridotta a un mucchio di macerie con,
sotto, chi si era visto appena la sera prima.
- Non hanno provato cosa vuol dire vedere sette aerei in
picchiata che ti mitragliano, lasciando, macabro souvenir, a
pochi cm dalla biciclettina abbandonata sulla strada per cercare
rifugio in una tabaccheria sotto i portici i proiettili
schiacciati nell’urto con la pavimentazione della strada.
- Non hanno provato una serie di altre cose che la guerra
comporta.
Noi queste cose le abbiamo provate, tutte, e anche se l'età era
acerba il ricordo é vivissimo, in particolare poi dell'habitus
mentale in quelle situazioni, non da età acerba, ma quasi da
maturità improvvisamente sopravvenuta.
Non nascondiamo la testa sottoterra, come gli struzzi.
Nonostante tutto quello detto avanti sostenemmo allora
l'inevitabilità della Guerra del Golfo sia per liberare il
Kuwait invaso che per l'indispensabilità di un equilibrio nello
scacchiere senza del quale sarebbero venuti grossi guai non solo
là, ma in tutto il mondo.
Questa volta no, questa volta, fermo restando ovviamente il
giudizio su Saddam, nessuna delle ragioni addotte per
giustificare l'uso delle armi ci convince.
Questa volta é una questione di "papiro".
Alberto Frizziero
GdS 28.II 03
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