Elezioni politiche 2006, chi le perderà? Oggi la confusione é massima
MENO DI UN ANNO
Manca meno di un anno alle elezioni politiche per il rinnovo di
Camera e Senato e il quesito, abitualmente tipico delle vigilie
elettorale, "chi vincerà?" si é trasformato nel suo opposto "chi
perderà?".
Non é un paradosso o un gioco dialettico, basta un minimo di
analisi.
All'indomani delle elezioni regionali era tutto chiaro. Di
sconfitta in sconfitta la Casa delle Libertà era giunta al punto
più basso, con gran parte delle Regioni in mano all'Ulivo.
Doppia sconfitta in quanto gran parte del potere, dei
finanziamenti, delle decisioni amministrative che interessano i
cittadini oggi dipendono dai capoluoghi regionali e non da Roma.
Visto che, per dirla con Andreotti, il potere logora chi non ce
l'ha, la situazione nelle Regioni all'indomani del voto
costituiva una ulteriore ipoteca per il centro-sinistra ai fini
del suo ritorno a Palazzo Chigi.
Tutto chiar., tanto che i Partiti della CdL, pur ostentando
sicurezza in realtà si preparavano al nuovo scenario che
comprende anche la falcidie nei parlamentari. Vigendo il
maggioritario per larga parte della rappresentanza quelli che
erano collegi sicuri non lo sono più, per cui anche sotto il
profilo delle candidature si preannuncia un bel campionato al
braccio di ferro tra i Partiti e poi dentro i vari Partiti. Da
alcuni segni di nervosismo si capiva che la sconfitta l'anno
prossimo era ritenuta nella CdL un evento possibile se non
probabile, considerata anche la pesantezza della situazione
economica non rimediabile nel breve termine.
LA
SINDROME DELLA VITTORIA
A questo punto non si é capito bene cosa sia successo
all'interno del centro-sinistra. Qualcuno di tale schieramento
sostiene che la posizione di Prodi fosse squilibrata a sinistra
e non attenta come si conviene alle esigenze del "centro",
Margherita in primis.
Che sia stata o meno la sindrome della vittoria, considerata
tale prima di averla conquistata, che sia stato un certo
raffreddamento tra Margherita e DS, che sia stato il diavolo a
metterci lo zampino, sta il fatto che per due o tre mesi la
confusione é regnata sovrana. Adesso pare essercene un po' meno
ma in attesa delle primarie - che attirano l'attenzione dei
mass-media e sono la cosa meno importante! - c'é da vedere come
la metteranno i leaders, Prodi in primis, a far convergere tutti
sul programma, dall'Irak all'economia.
Un'altra sindrome
sull'altro versante
Un'altra sindrome, indefinibile, sull'altro versante con una
serie di cose stranissime senza una logica di scenario, quasi
cartina di tornasole di un presentimento di sconfitta. Inutile
ricordarle e analizzarle. Non c'é una logica, neppure nel
"vado-resto" di Berlusconi perché se si tratta, come riteniamo,
di tattiche per problemi interni alla CdL, possono avere una
loro validità ma a scapito di consensi sul fronte esterno, lusso
che il Premier non si può permettere. Idem per le uscite di
Fini, alcune posizioni di Follini, eccetera eccetera.
E' ancora presto
ma un elemento di chiarezza c'é stato
Consegue che é ancora presto per valutare chi sta perdendo di
più consensi. L'unico elemento di chiarezza é venuto dal
Referendum, snobbato da tre italiani su quattro. Vi é stata una
lampante dimostrazione che il Paese reale é distante mille
miglia da quello artificiale rappresentato da gran parte dei
mass-media, da certo intellettualismo italiano, da una parte
della classe politica, Pannella in primis intento a pensare a
come cercare di risalire la china dopo, come hanno detto a Radio
Radicale "il tremendo schiaffone dell'esito referendario".
Sullo sfondo, naturalmente, il Gattopardo.
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GdS 30 VI 2005 -
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