Coppie di fatto: intanto la questione Diritti-Doveri. Poi, nella prioritaria tutela della famiglia una proposta di soluzione - condivisibile da cattolici e laici, non dai laicisti - ad alcuni problemi pratici che oggi esistono

di Alberto Frizziero

DIRITTI, DIRITTI,
DIRITTI... MA I DOVERI?


Uno dei temi della campagna elettorale è quello del
riconoscimento delle coppie di fatto, presentato come
riconoscimento dei cosiddetti “diritti civili”, Si
tratta di una sorta di tabù. Quando a una certa idea, a
una certa istanza viene associato questo epiteto, allora
scatta il meccanismo di fustigazione di chi si oppone,
giudicato automaticamente un conservatore, un
retrogrado, un liberticida.

Cominciamo a dire che in ogni settore della vita umana
se ci sono diritti ci debbono essere doveri e viceversa
se ci sono doveri ci debbono essere diritti in una
costante equivalenza dei due piatti sulla bilancia. Per
quanto riguarda la famiglia ci sono diritti e doveri,
non solo morali ma anche giuridici (libro I del Codice
Civile, titolo VI e, collegati, Titolo VII e Titolo VIII.

Per quanto riguarda le coppie di fatto si invocano i
diritti ma nessuno ci ha detto quali siano i doveri.

Questo in premessa per sottolineare a chiare lettere che
non ci sono diritti.

Di conseguenza se non viene fatto quello che si chiede
non è affatto perché c’è una congrega di reazionari
ostili, ma per una visione della vita, e della vita
associata, che ha nella famiglia il suo pilastro
fondamentale. E questo senza mandare al rogo chi, nel
suo privato sessuale (eventualmente anche solo
platonico), ha fatto altre scelte.

NON CI SONO
DIRITTI. CI SONO PROBLEMI


Non ci sono diritti. Ci sono, questo sì, dei problemi
aperti, quei problemi che vengono continuamente portati
avanti, e da parte dello schieramento favorevole in
sostanza come cavalli di Troia, per arrivare per gradi
all’abnorme adattabilità dei bambini da parte delle
coppie omosessuali con la perla della Svezia che tutela
i bambini svedesi negando la loro adattabilità
concedendola per i bambini stranieri (!!!). Sono le
solite cose: la casa, la pensione, la successione,
l’ospedale ecc.

Problemi, non diritti. E allora vanno visti come tali,
con una distinzione di fondo fra coppie omosessuali e
coppie eterosessuali.


Le coppie eterosessuali


Le coppie eterosessuali hanno una definizione giuridica
quale si trova nel Codice Civile negli articoli dal 79
al 219 (più altri su filiazione, adozione, successione,
beni ecc.). Ma, si dice, ci sono coppie che hanno le
loro ragioni per non sposarsi (magari perché lei è
vedova e sposandosi perderebbe la pensione di
reversibilità). Il matrimonio è scelta di diritti
personali e doveri verso la comunità. La scelta
dell’unione di fatto è scelta di avere solo i “diritti”
evitando di accollarsi i doveri.

NO.

A scanso di equivoci e per evitare che si citino casi
particolarissimi, nei quali ci sono giustificate remore
al matrimonio facendoli però diventare casi generali
precisiamo che il NO dovrebbe essere accompagnato da una
deroga per casi eccezionali e da concedersi da parte del
magistrato, di quello che già oggi si occupa di
separazioni e divorzi.


Le coppie omosessuali


Tendenze e scelte di vita appartengono alla sfera del
privato, compresa quella di accoppiarsi (con o senza
rapporti essuali veri e propri) non tra uomo e donna ma
tra persone dello stesso sesso.

Conseguono però problemi giuridico-amministrativi dato
che il caso non è previsto nell’ordinamento, anzi negli
ordinamenti. C’è modo di affrontarli e definirli in sede
di Codice Civile.

Il punto fondamentale è che le nuove norme non entrino
nel libro primo, neanche come appendice. La regolazione
di questi rapporti non ha nulla a che vedere con la
famiglia.

Il punto fondamentale è che le nuove norme entrino nel
Cocice Civile, libro quarto, quello “delle
obbligazioni”.

Il secondo aspetto è che il problema resti “di diritto
privato”, ancorché con implicazioni di tipo pubblico. La
costituzione dell’unione, o come cavolo la si voglia
chiamare e non certo PACS,

avvenga dal notaio, in un quadro normativo che eviti
l’impugnabilità citata da un autorevole esponente del
centro sinistra in TV.

l’attenzione alla
famiglia

Il terzo aspetto è l’attenzione alla famiglia.
Provvedimenti sono stati adottati dal Governo in carica,
altri vengono annunciati da settori del centro-sinistra.
A questo riguardo si deve spezzare una lancia per le
famiglie che risiedono nei piccoli comuni. L’on. Rutelli
parla di un programma di 1500 asili nido ma questi è
difficile che vengano realizzati nei quasi 6000 Comuni
con meno di 5000 abitanti e non ci sono solo le città
maggiori, per cui occorrerebbe un’integrazione per
coprire questo vasto campo scoperto.

Analogamente per il centro-destra dal momento che a
fianco dell’incentivo alla natalità sarebbe opportuno
aggiungere altre misure a sostegno dei figli, alcune
persino non costose (un esempio per tutte: una serie di
limitazioni per i libri scolastici che potrebbero
ridurre i costi, ingenti, del 50% e oltre.

l’unità di indirizzo
giuridico-amministrativo

Il quarto aspetto è l’unità di indirizzo
giuridico-amministrativo sul problema. Lo suggerisce
quanto deciso dalla Regione Puglia nel settore dei
servizi sociali. Dopo un braccio di ferro durato un paio
di mesi tra il Presidente Ventola (di Rifondazione
Comunista) e la Margherita, il Presidente l’ha spuntata
e gli interventi saranno estesi anche alle coppie di
fatto (caso diverso rispetto a singoli, eventualmente
appartenenti a coppie di fatto). In Emilia vi erano
state scelte a favore delle coppie di fatto inseribili
nelle graduatorie per le case popolari. Eccetera.

Qualora si andasse ad una definizione giuridica del
problema deve anche essere preclusa la via di scappatoie
locali per aggirare i limiti posti dalla legislazione
nazionale.


Laicità dello Stato

Spesso il “sindacato PACS” agita il tema della laicità
dello Stato. Non si capisce nel modo più assoluto, o
meglio si capisce che si tratta di una
strumentalizzazione epidermica, cosa c’entri nel tema
della famiglia, e poi delle coppie di fatto, la laicità.
Non è infatti solo la Chiesa cattolica sul fronte della
tutela della famiglia e, conseguentemente, nel no a
scelte tipo quella dello spagnolo Zapatero e altre
simili. Ci si agita in questo senso come alibi alla
estremizzazione polemica.

Può sembrare paradossale ma in realtà è più “laico” chi
si oppone alle derive zapateriane di chi vorrebbe il
surrogato del matrimonio e il surrogato dei propri
impossibili figli.

(Sia consentito anche a noi, in questa chiusura, una
stilettata polemica.

Alberto Frizziero


GdS 10 II 2006 -
www.gazzettadisondrio.it

Alberto Frizziero
Editoriali