La “civiltà” avanza: in Spagna sì alle unioni-gay e al resto. La legge va rispettata ma…. Comunque sia ora cambieranno tante cose. Non solo in Spagna
Le unioni neutre
Il Parlamento spagnolo
sta per legittimare le cosiddette unioni-gay che noi preferiamo
chiamare unioni-neutre, e il resto. Una Camera ha approvato la
proposta di legge e non sembrano sussistere difficoltà per
l’approvazione anche nell’altro ramo.
Gli spagnoli
consentono, due terzi a favore
Gli spagnoli consentono, stando ai sondaggi che all’incirca
dividono gli intervistati in due terzi a favore e un terzo
contrari, così come contro si erano pronunciati due alti
consessi dello Stato.
Nelle democrazie va rispettata la regola-base che è quella della
maggioranza. Del 50% più uno in genere, di maggioranze
superiori, dette qualificate, per alcuni provvedimenti specifici
ove questo quorum superiore sia richiesto dalla legge vigente.
Il diritto, e quindi le regole, si basano su questo.
L’etica non va
a maggioranza.
E c'é l'obiezione di coscienza -
E’ l’etica che non può essere stabilita a maggioranza.
Le regole possono sancire, con la maggioranza, che talune cose
siano “diritti civili” anche laddove l’etica finisca, come in
questo caso, sotto i piedi delle scarpe.
La legge va rispettata. Ha una sola eccezione, riconosciuta da
tutti (anzi cavallo di battaglia di coloro che oggi esultano per
il voto delle Cortes), ed é l’obiezione di coscienza che perfino
una Costituzione, quella europea, molto distratta sull’apporto
del Cristianesimo all’Europa, ha introdotto come elemento
basilare.
L’obiezione di coscienza può essere individuale e con effetti
individuali e individuale con effetti sociali. Siamo propensi a
ritenere che non possa essere collettiva, ma bastano i primi due
aspetti.
Per fare cosa? Vedremo poi.
Analizziamo il problema. E la diversità.
Che c'é
(magari noi)
Prima dobbiamo prendere in esame la nuova semi-legge e
prossimamente legge. Ineccepibile la sua validità giuridica
visto il voto di un Parlamento democraticamente eletto.
Mostruosità sotto il profilo non solo etico ma anche sociale.
Occorre dire apertis verbis come stanno le cose, senza falsi
timori e preoccupate reticenze.
Cominciamo dal punto che è incontrovertibile anche se fa,
interessatamente, arrabbiare gli interlocutori: stiamo parlando
di “diversi” rispetto agli altri che seguono la strada
tradizionale, quella in fin dei conti che ha permesso di
arrivare prima al Cro-Magnon e poi fino a noi e, se non
prevalgono quelli dei “diritti civili” di spingersi nel futuro
(curioso constatare che fra i sostenitori di questo tipo di
“diritti civili” si trovino certi animalisti che si battono,
giustamente, per evitare l’estinzione di questa o quella specie.
Evidentemente se si tratta dell’uomo le cose cambiano…).
Noi non intendiamo ghettizzare nessuno. Intendiamo usare di un
termine della lingua italiana (uguale dissimile, vario,
differente) che calza a pennello. Noi scegliamo l’altro sesso
per una vita a due. Loro scelgono lo stesso sesso. Nella loro
vita privata non entriamo, ognuno faccia quello che crede. Nella
vita sociale abbiamo pieno titolo di dire qualcosa come,
gridando, ritengono di avercela anche loro e tanti loro
sostenitori. Parliamo di quelli che hanno unilateralmente
stabilito che le loro posizioni non sono da discutere e mettere
in dubbio perché, lo hanno proclamato loro e questo basta, si
tratta di “diritti civili”.
Dicano, quindi, quello che vogliono ma loro sono diversi.
Anzi, prendendo il caso spagnolo ove pare che la maggioranza sia
con loro, diciamo tranquillamente che siamo noi diversi rispetto
a loro.
Paradossalmente lo sostiene qualche intellettuale con il sale in
zucca e non nel fegato come altri.
"Siamo sinceri, suvvia: vi sembra davvero un esemplare
progresso, quello cui si appresta la Spagna dopo la parziale
approvazione in parlamento sulla modifica del codice civile che
consentirebbe il matrimonio tra persone dello stesso sesso? No,
io non riesco davvero a crederlo. Insomma, non del tutto. Ecco,
non nel modo in cui qualcuno vorrebbe fermamente credere. Per
motivi molto semplici, tra l’altro....". Non possiamo
riportare tutto l'articolo. All'indirizzo
www.alese.it/2005/04/22/gay-wedding/ lo si può comunque
leggere
E ci sono fior di ulteriori commenti di omosessuali critici e
fortemente critici con la linea assunta dai loro movimenti.
Diversità, che
non è né superiorità né inferiorità
Dunque diversità, che non è né superiorità né inferiorità, e
quindi non si tiri in ballo che dicendo diversità si opera una
discriminazione. Si noti anzi che non usiamo di un argomento,
che pure sarebbe da mettere nel conto: si parla di diritti e non
di doveri. Ciascuno di noi nella comunità in cui vive ha una
serie di diritti che nel tempo sono andati consolidandosi. Per
contro ha una serie di doveri. Fra questi anche quello, secondo
possibilità, di contribuire allo sviluppo della comunità, e il
primo fattore di sviluppo, si consenta, è “produrre” i nostri
sostituti del domani, cosa che non è alla portata delle
unioni-neutre. Potremmo usarne, ma abbiamo detto che non usiamo
di questo argomento. Ce ne sono di ben maggiore peso!
Norme sì ma
senza (gravi) pasticci
Dunque diversità. Il vivere sociale non può non tener conto in
una democrazia che se ci sono “diversi” le norme per i “non
diversi” possono non andare bene, almeno parte di esse. Si
tratta laicamente, razionalmente di esaminare le necessità,
alcune abbastanza evidenti (pensiamo agli aspetti di natura
patrimoniale o successoria). Ma mettere sullo stesso piano il
matrimonio “tradizionale”, quello della conservazione della
specie per intendersi, con la convivenza monosesso è cosa da
fine del mondo, sotto ogni profilo. Ragioniamoci sopra.
L’illuminato legislatore spagnolo ha modificato in una delle due
Camere, e tra breve completerà l’opera, in modo sintomatico le
norme. Legislativamente ha annullato la diversità parificando in
tutto e per tutto le coppie maschili o quelle femminili a quelle
tradizionali che avendo quella possibilità che le prime due
coppie non hanno sono quelle che hanno assicurato, e
assicureranno, sempre che non vi sia una conversione-neutra
generale, la persistenza della vita umana.
Questo volere il matrimonio a tutti i costi risulta di un
patetico unico, come ha sottolineato il commento prima
richiamato di chi è di quella condizione ma non ha perso il ben
dell’intelletto come altri, e, sotto sotto, tradisce il
complesso dell’<invece>. Comunque sono affari personali, privati
che riguardano i due sposini o le due sposine.
C'é una
mostruosità
non solo etica ma anche giuridica
C’è un aspetto che fa della norma non solo una mostruosità etica
ma anche una mostruosità giuridica ed è la possibilità che
coppie monosesso verranno ad avere la possibilità di adottare
figli. Quale destino, anche psicologico, possano avere questi
sventurati non c’è bisogno di spiegarlo.
L’adottabilità è la soddisfazione di un desiderio – e
l’inconscio c’entra, e come – di avere un surrogato di quei
figli che l’atipica unione non può fornire. E’ la soddisfazione
abbastanza egoistica per i/le due sposini/e, che se ne frega –
per usare il termine giusto – della condizione nella quale si
mette un ignaro fanciullo sul quale inevitabilmente – giusto o
meno che sia – essa peserà nei suoi rapporti sociali
condizionandone la crescita e quindi poi la vita intera.
Se risulta censurabile il comportamento dei “genitori adottivi”,
temperato indubbiamente da una volontà sincera che però trascura
quanto abbiamo appena detto, mostruoso sul piano etico, su
quello giuridico, su quello sociale è il comportamento del
legislatore, degno erede, su questo aspetto del problema, di un
certo Ponzio Pilato in fatto di lavacro di mani, ma non
colposamente come duemila anni fa bensì con dolo.
Non serve tacciare di oscurantismo e peggio chi denuncia questo
obbrobrio. La realtà non si cancella. Il tempo che è sempre
galantuomo provvederà.
Nella “civiltà” Zapateriana che avanza
un’altra perla: il ripudio!
Ha fatto sensazione in tutto il mondo la scelta spagnola per via
degli aspetti che abbiamo sin qui esaminato, certamente di
rilievo assoluto, ma c’è nella “civiltà” Zapateriana che avanza
un’altra perla. Per la prima volta viene introdotto in Occidente
il diritto al ripudio. C’era, e c’è, nell’Islam, ma solo al
maschile visto che l’uomo può ripudiare la moglie e non
viceversa. Il diritto islamico prevede infatti diverse forme di
divorzio di cui la più conosciuta è il talaq, ovvero il ripudio
unilaterale della moglie da parte del marito che può essere
temporaneo o definitivo (questo se viene ripetuta per la terza
volta). Il marito ha sempre il potere di pronunciare
unilateralmente lo scioglimento del vincolo matrimoniale. In
alcuni casi un’eccezione: la moglie può chiedere al marito che
egli la ripudi, concedendogli un compenso, Ora il ripudio è
arrivato anche da noi.
Quando la seconda Camera spagnola avrà approvato il
provvedimento il ripudio sarà realtà, sia dell’uomo che della
donna.
Nessuno ha infatti pensato cosa voglia dire la nuova norma sul
divorzio. Noi, che non siamo così disattenti, traduciamo una
norma in soldoni, in concreto cioè. Cosa vuol dire che passati
tre mesi dalle nozze uno dei coniugi, l’uomo o la donna o, visto
che con la nuova legge ci sono anche loro, il neutro, può
divorziare senza motivazione? Se questo non è ripudio!
La Spagna si accorgerà di cosa vorrà dire questo, come gli
altri, “diritto civile” per la società e nella società. In
alcune cose non c’è miglior modo che provare. L’Olanda, che con
il Belgio ha preceduto la Spagna nei “diritti civili” delle
unioni fra neutri, è un bel campo di prova. Era all’avanguiardia
in fatto di “diritti civili” relativi alla libertà d’uso della
droga. Guarda caso proprio in questi tempi sta facendo marcia
indietro e non perché sia cambiata la situazione politica con
l’assunzione del potere da parte di reazionari e oscurantisti.
Il tempo è galantuomo, e sta costringendo a fare marcia indietro
per via di diritti rivelatisi “incivili”. Il tempo sarà
galantuomo anche in Spagna.
L’Episcopato
spagnolo
L’Episcopato spagnolo ha ovviamente, e giustamente, reagito in
maniera molto dura impartendo una lezione all’intero mondo
cattolico che sembra aver dimenticato quello che non molte
decine d’anni fa veniva insegnato nelle Chiese ma soprattutto
negli oratori.
Allora si invitava a non indulgere al cosiddetto “rispetto
umano”, sostanzialmente all’ignavia, caratteristica molto
presente nei cattolici contemporanei, assidui praticanti
compresi pavidamente restii ad affermare i loro valori.
Affermava Paolo VI nell’udienza generale del 24 maggio 1972 “…fa
scivolare spesso insensibilmente la nostra personalità in quel
campo magnetico circostante e soverchiante, che si chiama il
rispetto umano, il conformismo all’ambiente, la paura
paralizzante del giudizio altrui, dell’ironia altrui, della
stampa altrui”.
Uscire da questa spirale: è questo l’imperativo del mondo
cattolico per affermare ad alta voce non desideri di predominio,
di prevalenza o addirittura di sopraffazione bensì di affermare
i propri valori almeno come altri affermano i loro “diritti
civili”, nani di fronte ai valori citati.
La Spagna
indica la strada
La Spagna indica la strada.
Due terzi di spagnoli condividono la scelte delle unioni-neutre
con quel che segue. Occorre trarre le conseguenze. Questo
significa che i cattolici sono meno di un terzo. Chi condivide
quella scelta, eticamente abnorme ma ancor di più sotto il
profilo della religione cattolica in quanto va ad inficiare la
struttura fondamentale della società che è la famiglia, è fuori.
Non deve esserci alcuna possibilità di tenere i piedi in due
scarpe di fronte a una questione di principio. Nel terzo che
rimane ci sono anche laici illuminati che hanno ben altra idea
dei cosiddetti “diritti civili”. I cattolici quindi come grande
minoranza, e non importa se magari per ignavia piuttosto che per
opportunità.
Una minoranza, oggi in Spagna ma probabilmente in tutta Europa,
deve rispettare sul piano della convivenza civile e
istituzionale le regole della democrazia. Fermo restando quindi
il rispetto della legge una volta che essa sia stata
democraticamente votata, c’è però il diritto, universalmente
riconosciuto e sancito nelle democrazie, alla obiezione di
coscienza.
Ha dato l’esempio il Sindaco di Vallalolid con la sua
dichiarazione che mai e poi mai celebrerà nozze-neutre, così
come lo aveva dato Re Baldovino del Belgio, lasciando la corona
per un giorno pur di non firmare la legge sull’aborto.
Un’obiezione di coscienza però non lasciata solo ad alcuni
vertici ma estesa in profondità, e da esprimersi in ogni
occasione che si presenti. Nessuna compromissione, nessuna
indulgenza, nessun “taja e medega”. Sui valori non si
contratta, via i mercanti dal tempio. E ogni occasione
deve essere buona per rivendicare veri “diritti civili”, non
quelli presunti tali, parafrasando Marx, oppio dei popoli del
III millennio, mentori i Pannella di turno, esempio odierno
della più insidiosa delle violenze, quella sulle coscienze, di
lupi in veste di agnello.
Non siano né
oscurantisti,
né reazionari, né conservatori
Non siano né oscurantisti, né reazionari, né conservatori.
Guardiamo avanti e non indietro.
Abbiamo a cuore la sorte dei nostri figli e dei figli dei nostri
figli (questa preoccupazione quelli delle unioni-neutre non
l’hanno di certo). Comprendiamo persino le ragioni degli altri
pensando che se fossimo nella loro condizione probabilmente
anche noi cercheremmo una legittimazione formale a compenso di
una sostanziale che manca ( e diciamo questo senza voler
colpevolizzare o discriminare nessuno). Alziamo la voce perché i
cattolici, salvo, e non sempre, le gerarchie non l’hanno tirata
fuori o se l’hanno fatto è stato in modo molto
sommesso,ingenerando oltre a tutto l’idea in altri di una sorta
di debolezza congenita.
Ci sono anche
laici e non credenti
E non siamo soli. Il discorso infatti non è solo “da cattolici”.
Ci sono fior di laici che si rendono perfettamente conto che un
futuro fatto da multinazionali economiche e dall’edonismo
diffuso è un futuro di condanna della civiltà occidentale, la
cui sopravvivenza è invece fondamentale per l’intero pianeta.
Per i cattolici
chiarezza, nel rispetto
Per quanto poi riguarda i soli cattolici é l'ora della
chiarezza, come del resto aveva indicato l'attuale Papa prima
ancora di esserlo. Una volta ci dicevano che non si può servire
ad un tempo Dio e mammone
- S'intende in ogni caso che per nessuno questa deve essere
occasione di mancanza di rispetto. Non é in discussione la
persona X o la persona Y, ma l'organizzazione della società e i
suoi fondamenti.
- S'intende in ogni caso che non perde di validità la parabola
del figliol prodigo. Atteso che non si possono tenere i piedi in
due scarpe, che la tolleranza di fatto diventa acquiescenza e,
in qualche caso, complicità, atteso tutto questo se qualcuno se
ne rende conto e da quel due terzi di gente - caso Spagna - che
condivide la nuova legge, e quindi non possono in alcun modo
dirsi cattolici, dovesse decidere di tornare al terzo, braccia
aperte, come da parabola.
Alberto Frizziero
PS Chi vuole scriva pure. Per noi la censura non esiste. E c'é
il rispetto di ogni opinione anche magari di chi non rispetta le
nostre (con un limite, perché l'offrire l'altra guancia é
precetto evangelico che vale per i santi...).
GdS 30 IV 2005 -
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