C'era il terrorismo. E' diventato l'orrorismo. E ora non ci sono vie di mezzo

di Alberto Frizziero

Dal terrorismo all’orrorismo

Nei giorni scorsi Michele Strada in TV ha coniato il nuovo
termine: “Orrorismo”. La definizione è assolutamente, purtroppo,
azzeccata. Non ci sono più limiti alla ferocia, una ferocia che
non può essere definita ‘bestiale’ per la semplice ragione che
le bestie ne sono immuni. Le bestie uccidono per mangiare, per
sopravvivere, secondo in definitiva le regole della catena
alimentare.

Per gli ex terroristi, oggi diventati orroristi, la vita, anche
la propria, non conta più niente.

Prendere persone inermi, magari semplici camionisti , far loro
fare un tragica rappresentazione in TV e poi decapitarli o
comunque ucciderli, addirittura in serie come i poveri 12
nepalesi o i turchi oltre che i nostri Quattrocchi e Baldoni, è
perfidia allo stato puro. Siamo al livello dei nazisti dei forni
o dei comunisti di Pol Pot in Cambogia, fuori dal Consorzio
umano.
I mostri che sparano ai bambini, che si macchiano di un
crimine orrendo - la scuola dell'Ossezia non verrà dimenticata
nel tempo! -  sono peggio, molto peggio delle più feroci
tra le bestie che uccidono per sopravvivere. I mostri uccidono
per uccidere, e i più deboli, i più indifesi, gli inermi. Oggi
gli scolari, ieri i passeggeri di due aerei, e così via giorno
dopo giorno.


La vita come condanna

Non siamo d’accordo, e non solo per solite ragioni etiche, con
chi dice che va reintrodotta la pena di morte. E’ quello che in
tanti sono abituati a cercare con un po’ di esplosivo addosso o
su un’autobomba. Sarebbe un regalo per loro la condanna a morte.
La loro condanna, se li si prendono, deve essere l’ergastolo con
i primi anni, mica pochi, in assoluto isolamento e senza le
garanzie generosamente introdotte nella legislazione italiana. E
in carceri isolati, magari in qualche isoletta, ove concentrare
questi campioni dell’efferatezza, quale sia il Paese europeo che
li ha condannati.

Manicheismo sacrosanto

Di fronte ad una escalation senza precedenti non c’è spazio per
i se o i ma. Chi ne tira fuori qualcuno sta, di fatto, con
giaguaro e come tale ha da essere considerato, chiunque sia.
Quello che è successo in Francia è illuminante. Il nostro
giornale lo aveva auspicato per l’Italia, ove è avvenuto solo in
parte. In Francia c’è stato fronte unico, compresi i
rappresentanti dei 5 milioni di extracomunitari che vivono al di
là delle Alpi.

Quanto ai quaquaaracqua che non mancano mai e che pensano che
magari la Cecenia è ben lontana da noi, così come l’Irak e via
dicendo, tagliamo la testa al toro ed assegniamo subito a loro
il duplice trofeo, del tonto e del vigliacco. Del vigliacco per
un atteggiamento da struzzo, da chi cioè nasconde la testa sotto
terra per non vedere. Del tonto perché non capisce che, rotti i
confini, tutti, persino quelli della coscienza, nessuno è più al
riparo e la ferocia cieca può abbattersi ovunque.

Sacrosantamente dobbiamo dividerci in due, chi è di qua e chi è
di là.

Pacifisti a gogo

Forte polemica a sinistra perché qualcuno ha chiesto conto ai
pacifisti e ai loro mallevadori politici dove sono finite le
bandiere arcobaleno in questi tempi in cui ci sarebbe stato
parecchio da fare per il movimento pacifista vista la
successione di atti di ferocia criminale, di eventi sempre
peggiori, fino al più odioso di tutti, contro i bambini. Tranne
le ACLI tutti zitti, forse perché questa volta non c’era da
sparare contro gli americani.

Autosqualifica del movimento italiano, al contrario di quello
francese sceso in piazza in unità di intenti generale,
maggioranza e minoranza, francesi ed extracomunitari, tutti
insieme.

In Francia però non hanno gli Agnoletto, ieri in piazza, oggi
negli eleganti, e lucrosi, abiti di parlamentare europeo.

Il no-global di ieri, il deputato in doppiopetto di oggi ha in
Internet un sito all’indirizzo http://www.vittorioagnoletto.it/
L’abbiamo visitato. In alto a destra la data, 3 e 8 settembre
2004, ma neppure una parola sulla tragedia di Ossezia.
Evidentemente quella che conta è la manifestazione a favore
della resistenza irakena, quella che ha ammazzato Quattrocchi e
Baldoni insieme a molti altri, che si dovrebbe tenere a Milano
il prossimo 25 settembre.

Il rapimento delle due ragazze
italiane

Si dovrebbe tenere. Il condizionale é d'obbligo dopo il
rapimento nelle scorse ore delle due volontarie italiane. Due
pacifiste, genuinamente operanti a favore della gente irakena da
anni, rapite a freddo con preciso calcolo e da taluni persino
definite spie e cose di questo genere.
Un'ipotesi inquietante: i rapitori si tengono le due
donne e stanno zitti. Le trattano bene anche perché potrebbero
un dopodomani far comodo magari come merce di scambio, ma le
tengono sequestrate. Non dicono niente. Lasciano le famiglie, ma
quel che più conta, il Paese intero, i governanti anche di altri
Paesi, le organizzazioni di volontariato, nel buio totale. Se
poi la tensione dovesse diminuire basterebbe un niente, magari
pochi secondi di un video recente, per riacutizzarla.

Uno strano silenzio in Italia su un particolare di grande
preoccupazione. Abbiamo sentito in TV e letto sui giornali della
vastissima espressione di solidarietà, in tutto il mondo, ed in
particolare i pronunciamenti di insigni personalità e del mondo
musulmano e dello stesso Irak.

Non abbiamo sentito, né abbiamo trovato sui giornali una
bruttissima e purtroppo significativa notizia: tutti i giornali
irakeni - tranne uno che ha pubblicato un trafiletto - hanno
ignorato il sequestro delle due ragazze italiane.

E, in un certo senso, ne hanno ben d'onde visto lo stillicidio
di questi rapimenti e, in parte, di barbari assassinii.

Vanno bene per carità tutte le prese di posizione, anche quelle
degli Iman e delle Associazioni musulmane, che comunque non
spostano di una virgola il problema. Andrebbe meglio però andare
a finire sulla stampa irakena, a costo di comprarne pagine e
pagine.

Irak e quasi fantapolitica

La realtà vera é che, come scritto prima della guerra, eliminato
Saddam in Irak non ci sarebbe stata una classe dirigente pronta
a prendere le redini del Paese. Altra cosa che nessuno dice o
scrive é che intanto il Partito Baath si sta riorganizzando e, a
quanto si é saputo, in modo molto sofisticato e riservato.
Questo vuol dire che se per caso si aprisse veramente, come
dichiarato, il processo a Saddam prima delle previste elezioni,
la situazione rischierebbe di diventare caldissima.

Ormai il bandolo della matassa é definitivamente smarrito. Viene
il dubbio, anche se può sembrare fantapolitica, che resti una
sola strada da percorrere. Se n'é parlato poco, ma sta il fatto
che ad un certo punto gli americani si sono accorti che per
rimettere insieme qualcosa di sufficientemente valido, per
Polizia ed Esercito irakeni non c'era altro da fare che
richiamare in servizio poliziotti e militari di Saddam, generali
compresi.

E se pur di uscire da un terrificante ginepraio con
l'impressionante stillicidio di vite umane prevalesse negli
Stati Uniti il pragmatismo - e l'insofferenza del contribuente
americano visto che finora se ne sono andati in fumo 200
miliardi di dollari - e quindi una soluzione quasi fotocopia
rispetto a quella di Polizia ed Esercito?

In altri termini: "Baath, pensaci tu!".

Non ci sono più vie di mezzo

(e, due, quasi fantapolitica)

Tornando all'orrorismo risulta chiaro ed evidente, escluso chi
ha, come si suol dire, le fette di salame sugli occhi, che non
ci sono più vie di mezzo. Sentiamo la gente condividere la
scelta di Putin, simile a quella di Bush dopo l'11 settembre, di
andare a colpire, preventivamente, le basi dell'orrorismo in
qualsiasi parte del mondo:

I mostri sono infatti fra noi perché sono nel pianeta, ovunque
potendo colpire. Non ci sono solo Irak e Cecenia, Israeele e
Palestina, Irlanda e Paesi Baschi e via dicendo. L'orrorismo ha
colpito duro in Spagna, ha colpito treni ed aerei, manca solo
una nave, ma arriverà anche quella.

Può toccare a chiunque. E non é vero che sia solo l'Occidente
sotto pressione. Il maggior pericolo lo corrono alcuni Stati
arabi, cosiddetti moderati, quelli con i quali da tante parti si
dice ora che bisogna dialogare per marciare insieme (per la
verità é quello che l'Italia ha sempre fatto sino a poco tempo
fa...). Occorre però un notevole sforzo di fantasia quale i
nuovi scenari repentinamente delineatisi richiedono.

Ad esempio, da dove cominciare? Qualcuno, per la seconda volta,
penserà che stiamo facendo ancora fantapolitica mentre non
facciamo altro che guardare con occhi attenti un momentino oltre
la punta del nostro naso. Cominciamo con la Siria, uno dei "Paesi-canaglia"
secondo gli USA all'indomani dell'11 settembre. Contro l'orrorismo,
senza patria e senza frontiere oltre che senza anima e senza
coscienza, si tratterebbe di un'alleanza reciprocamente utile e
strategicamente fulcro di quella leva che, messi da parte i
Rumsfeld di turno ma anche una certa categoria di intellettuali
e intellettualoidi, destinata a far pagare agli orroristi il fio
dei loro delitti contro l'umanità.
Alberto Frizziero


P.S.
Bush ha ammesso qualche giorno fa che sono stati fatti errori nella previsione del
dopoguerra. Dopo di lui lo ha ammesso quel Rumsfeld che
sprezzantemente definì "le voci della vecchia Europa" gli inviti
che venivano dal vecchio continente, a nome del quale il
Presidente della Commissione Europea rispose che si trattava
invece delle "voci della saggia Europa".

Abbiamo scritto che se Bush avesse letto allora  La
Gazzetta di Sondrio.e
fatto tesoro delle analisi
del giornale non si sarebbe cacciato così maldestramente in un
ginepraio molto più pesante e grave di quel che non appaia.
Battuta analoga per Rumsfeld...


GdS 10 IX 04 -
www.gazzettadisondrio.it

Alberto Frizziero
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