Autonomia? Intanto ci sottraggono un pezzo di provincia!

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In Provincia é arrivato il... -
Indipendenza politica - Piano provinciale e Piano del Parco
dello Stelvio - Azioni da farsi: lotta contro i mulini a vento?
Nessuna illusione

In Provincia é
arrivato il...


Autonomia per la "Regione Alpina" - definizione del prof.
Alberto Quadrio Curzio - costituita da Valtellina e
Valchiavenna?

Intanto registriamo che un pezzo importante di territorio della
nostra provincia e di quattro nostri Comuni, ci viene sottratto.
Non é cosa da poco: quasi la metà dei 1346,20 kmq del Parco
dello Stelvio sono in Lombardia, per l'esattezza 601,26 kmq, e
di questi la gran parte riguarda noi.

Per quanto pesante avremmo capito e sopportato la sovranità
limitata, date le finalità. Non ci va affatto il pensare di
dover chiedere con il cappello in mano ad altri il permesso, per
ora il favore, di fare questo o quello.

Ma cosa é successo?

Ufficialmente niente. In pratica una cosa molto importante, e
cioè l'arrivo sul tavolo della Giunta Provinciale, sia pure con
ritardo cosmico, del Piano Territoriale Paesistico, o meglio di
quanto i tecnici incaricati - non é colpa loro il ritardo - 
hanno prodotto.

Il fatto che non se ne sappia niente é per la verità cosa
abbastanza "normale". L'illuministico e persino controproducente
riserbo che pure circonda cose di tutti é ormai consueto in
Provincia e ad esso si associa un sublime disinteresse
collettivo di tanti che pure dovrebbero essere in prima linea su
temi così importanti come quello della pianificazione
territoriale (salvo poi, a cose fatte e magari irricuperabili
levare il vento di inutili e improduttive proteste)

INDIPENDENZA POLITICA

Precisiamo subito che le nostre valutazioni sono del tutto
indipendenti da qualsivoglia, anche il più lontano, aspetto
politico. Quello che scriviamo non é altro che la continuazione
di un discorso che da anni facciamo in ogni sede pubblica,
stampa compresa. Le valutazioni sono state, sono e saranno
sempre le stesse chiunque abiti nel Palazzo, Polo, Ulivo, Terza
Forza in graduale avanzamento anche in provincia. Anzi, queste
valutazioni dovrebbero essere comuni a tutti, da Montespluga a
Livigno, almeno per chi ha a cuore gli interessi della nostra
provincia e della sua gente.



Piano provinciale
e Piano del Parco dello Stelvio


Veniamo al dunque.

Da anni poniamo il dito su una particolare piaga: il rapporto
tra Piano Territoriale Paesistico provinciale e Piano del Parco
dello Stelvio, pure in ritardo cosmico, doppiamente colpevole.

Abbiamo sostenuto e sosteniamo che culturalmente, politicamente,
operativamente il rapporto dovrebbe essere correttamente
gerarchico, il primo avendo finalità e contenuti generali, il
secondo avendone di specifiche. Questo naturalmente "a sovranità
limitata", in un rapporto iterativo toccando ovviamente al Parco
di dire la sua nello specifico.

Il Piano provinciale, così come presentato, non ha giurisdizione
sui 3212 kmq di territorio. Una sua fetta importante, e una
fetta importante di quello dei Comuni di Livigno, Valdidentro,
Bormio, Valfurva, Valdisotto, Sondalo viene cancellata dalla
competenza di Palazzo Muzio e dei Municipi citati.

I tecnici non potevano fare altro che operare nel contesto,
nello scenario giuridico vigente.

Ricordiamo che la legge 6 dicembre 1991, n. 394, LEGGE
QUADRO SULLE AREE PROTETTE, all'art. 12, comma 7, recita:
"Il piano ha effetto di dichiarazione di pubblico generale
interesse e di urgenza e di indifferibilità per gli
interventi in esso previsti e sostituisce ad ogni livello i
piani paesistici, i piani territoriali o urbanistici e ogni
altro strumento di pianificazione".

Il Consorzio del Parco dello Stelvio, secondo il Consiglio
di Stato, è destinatario delle funzioni autorizzatorie,
attribuite agli Enti parco ex art. 13 della legge n.
394/1991 e ad esso é demandato il nulla osta al "rilascio di
concessioni o autorizzazioni relative ad interventi,
impianti e opere all'interno del parco".

Come però abbiamo scritto al Ministro Matteoli (nota
pubblicata su questo giornale il 7 novembre 2001 e tuttora
leggibile) per la verità la legge quadro prevede altro.

Il nulla osta del Parco per poter fare gli interventi è infatti finalizzato alla verifica della
"conformità dell'intervento rispetto alle disposizioni del
piano e del regolamento del parco", ed appare alquanto
difficile, a meno che non intervenga un miracolo, stabilire
questa coerenza con strumenti che sono di là da venire.

Ci pareva che in uno Stato di diritto dovesse valere il
principio "de jure condito" e non "de jure condendo".

Comunque, come si diceva, i tecnici non potevano e non possono
fare diversamente.

Sarebbe toccato ad altri, e a
maggior ragione toccherebbe ancora oggi, avviare tutte le
iniziative volte quantomeno, obiettivo minimo, ad armonizzare
istituzionalmente i due strumenti, premessa di una gestione
equilibrata. Già, perché l'equilibrio é essenziale. D'un lato
per salvaguardare la qualità ambientale, in parte frutto della
natura ma in parte cospicua frutto di un duro lavoro di decine,
centinaia di generazioni. Dall'altro per ricordare agli
ecologisti metropolitani che qui si intende tutelare oltre che
natura, flora, fauna anche quella specie particolare di fauna
che ha due gambe, due braccia, una testa e soprattutto il
diritto di trovare nella sua terra ragione di vita e non di
sopravvivenza ricca di difficoltà artificiali in aggiunta a
quelle fisiologiche che la montagna comporta.



Azioni da farsi:
LOTTA CONTRO I mulini a vento?


Roba da Miguel Cervantes e dai suoi mulini a vento? No, operando
seriamente e strategicamente, non mettendosi in mente che una
cosa di questo genere possa avere tempi rapidi. Se però non si
comincia non si é neanche in grado di verificare se l'impegno e
la forza degli argomenti possono riuscire a dissolvere il
fantasma dei mulini a vento.

Il Presidente Tarabini ha vinto le elezioni azzeccando il tema
giusto: quello dell'autonomia. Non entreremo nel merito per
evitare che qualche bel tomo - ce ne sono sempre troppi in giro!
- dia una lettura politica di quanto scriviamo. Finora risultati
non ce ne sono stati in proposito, anche se va detto che pure
qui nessuno può pensare che sia facile conquistare anche ridotte
porzioni di autonomia. L'abbiamo solo nel campo dove sarebbe
stato meglio farne a meno, ossia nel settore dei rifiuti.

Il Piano Territoriale Paesistico é però, se ben giocato, uno
strumento significativo di autonomia e lo sarebbe stato ancor di
più se si fosse scelta la strada del Piano-processo con fasi
successive non legate ad ulteriori approvazioni a Milano. Non
vale però in parte cospicua dell'Alta Valle (c'é anche il Parco
delle Orobie ma quello almeno ha leve di comando valtellinesi!).

Non ci siamo solo noi in queste condizioni. La situazione é
identica in tutte le provincie che hanno parte del loro
territorio in Parchi nazionali.

UPI, ANCI, UNCEM, una maggioranza parlamentare trasversale: la
Provincia non sarebbe sola se avviasse una serie e costruttiva
azione di definizione legislativa equilibrata, proprio prendendo
spunto da quanto oggi ha sul tavolo. Fossi consigliere
provinciale, non importa di quale gruppo, non importa se di
maggioranza o di minoranza, non me la sentirei in coscienza di
dare la mia approvazione a uno strumento che codifica lo scippo
di una parte del nostro territorio. Certo, siamo in uno Stato di
diritto e quindi il rispetto della legge é doveroso per un
pubblico amministratore. Conciliare le due cose sarebbe
possibile solo considerando temporaneo lo scippo, vale a dire se
a latere partisse, o fosse partita, una iniziativa a largo
raggio per cercare di riappropriarci di quanto ci viene
sottratto.



Nessuna illusione


Non ci facciamo illusioni. Per seguire una linea come quella
indicata occorre che ci siano le condizioni. Di larga intesa
innanzitutto, di notevole approfondimento, di quadro strategico
definito, di linee operative tracciate, anche di buone tattiche.
Infine c'é da ricordare che le cose marciano sulle gambe degli
uomini, per cui occorrono anche questi. Intendiamo uomini che
"sentano" importanza e prospettive di una pianificazione
territoriale-paesistica in vista del futuro governo, "autonomistico",
del nostro territorio.

Ci sono queste condizioni? Sarebbe una positiva sorpresa
rilevare da atti concreti che, almeno in parte, ci sono.
Alberto Frizziero

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Alberto Frizziero
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