ENERGIA NUCLEARE DISCORSO CHIUSO O NECCESSITÀ DI UN NUOVO CONFRONTO?

I tempi sono maturi per iniziare una riflessione in merito all’energia partendo magari dalla presa di posizione autorevole del Prof. Veronesi che può essere accusato di tutto tranne che di “tirare la volata” al centro destra. Sono riflessioni banali ma forse servono a smuovere le acque ricordando che alcuni anni or sono furono condotti degli studi sul nostro territorio in V. Venina………..

Quanto avvenuto sul nucleare nel nostro paese fa parte ormai della storia, inutile scrivere quello che altri hanno già fatto, qualcuno in maniera molto colta e scientifica altri usando argomentazioni populistiche e prive di ogni ragionamento scientifico. Comunque ciò che è stato è stato, non voglio addentrarmi nella ricerca di colpe meriti o altro allo stato attuale la nostra nazione vede sul nucleare calata una cappa di vetro. Il silenzio. Nulla o quasi è stato più fatto e tutti si guardano bene dall’evocare questo concetto per paura di essere antipopolare o meglio di essere additati come “criminali distruttori dell’ambiente”. Anche del protocollo sottoscritto a Kyoto ( città giapponese nel 1997) ormai tutti ne hanno sentito parlare magari senza sapere cosa questo rappresenti per chi lo ha sottoscritto e vi ha poi aderito ( per l’Italia 1998 sottoscrizione e 2002 adesione e cioè in soldoni in primis il controllo e la successiva riduzione degli elementi inquinanti sversata nell’atmosfera responsabile di quell’effetto denominato serra di cui tutti percepiamo gli effetti. Anche su questo tema non è necessario scomodare eminenze della scienza ma con un sano empirismo guardandoci attorno notiamo che l’ambiente è cambiato ed il clima è diverso da come era alcune decine di anni fa. Queste considerazioni possono essere fatte anche da chi non è anagraficamente anziano ma che ha “anche solo” una quarantina di primavere ( famosa stagione che oggi parrebbe non esistere più). Anche qui non voglio dilungarmi comunque le bizzarrie del clima sono sotto gli occhi di tutti noi. Guardiamo i nostri ghiacciai, i corsi d’acqua come sono cambiati negli ultimi trent’anni (spazio infinitesimale se rapportato all’età della nostra terra e del genere umano). Banalmente oggi non si può più sciare se non vi è l’impianto di neve programmata (leggi artificiale) e sotto i 1400 metri la neve difficilmente regge anche nei mesi di inverno. Quando imparai io a sciare (quasi una quarantina di anni fa) la neve c’era e veniva dal cielo ogni inverno (salvo rarissime eccezioni); a dicembre le piste erano perfettamente innevate. Oggi ci rendiamo conto della differenza senza troppe parole. Il ghiacciaio del nostro Pizzo Scalino visibile dalla Val Malenco o quello del Bernina o il nevaio per arrivare al Rifugio Marinelli o il Ventina ( sul quale sono apposte tutte le paline che ne indicano la fronte nel tempo) stanno contraendosi in maniera rilevante. Il ghiacciaio dell’Everest che è uno dei più vasti, i nostri studiosi del CNR, sostengono diminuirà del 50 per cento nei prossimi trent’anni. Direte che mi sono perso nel ragionamento sulla montagna, come potrebbe avvenire essendone un appassionato da anni: invece no ritorno al protocollo di Kyoto a cui ci siamo impegnati senza se e senza ma. Orbene per il rispetto di quei parametri a cui la nostra nazione si è impegnata, condizione che viene rimarcata giornalmente da tutti in primis dagli ambientalisti più convinti e radicali ( ma anche dal sottoscritto) è necessario un radicale modifica della nostra vita e delle nostre abitudini ed in primis del modo in cui otteniamo la nostra energia. In altre parole meno idrocarburi e più fonti rinnovabili o altre che non generano quell’inquinamento incriminato dell’effetto serra ed il riscaldamento globale della terra. Sul sole siamo tutti d’accordo, sull’idroelettrico pure ( a patto che vengano salvaguardati un minimo i deflussi dei torrenti interessati) sull’eolico più o meno ( qui iniziano i distinguo di chi lo vorrebbe e di chi critica l’eccessivo impatto ambientale delle pale) sulla geotermia ci siamo, sulle altre fonti più o meno importanti e fantasiose pure. Poi ci si accorge che il tutto non è sufficiente a rimpiazzare gli idrocarburi per il rispetto di quel famoso protocollo di cui sopra. I conti energetici sono pur sempre conti e le cose non tornano. Nel contempo il mondo diventa sempre più affamato di energia. Non solo le aziende che senza energia sono ferme ma anche la nostra vita quotidiana. Pensiamo alle nostre case; senza retorica una trentina di anni fa l’energia era necessaria per illuminare e scaldare l’acqua nonché per i televisori e le radio ( uno per famiglia per i fortunati). Stop. Oggi facciamo prima a dire quello che non è alimentato elettricamente. Se non c’è la corrente in molte case non si entra ( porte, tapparelle serrande, cancelli) non si mangia ( che belle quelle piastre ad induzione ed i forni a microonde ) non si ha la roba al fresco ( frigo sempre più grandi e congelatori ovunque). Che dire delle nuove tecnologie che tutti usiamo che dipendono totalmente dall’energia. Ci scaldiamo d’inverno ( sacrosanto diritto) ma vogliamo il fresco d’estate sempre con l’energia. Dieci anni fa i condizionatori in Valtellina si contavano sulle dita di una mano oggi si contano sulla stessa mano i non possessori ( uno sono io). I televisori sempre più grandi e sempre di più ( due tre per famiglia), le parabole i decoder i dvd gli impianti hi fi tutti rigorosamente elettricamente alimentati. Ripeto non esiste quasi più nulla che non lo è. Giocoforza che oggi qualcuno non temendo più la impopolarità ricomincia a parlare, anche per il nostro paese, del nucleare. Si avete letto bene NUCLEARE. Sono stato impressionato recentemente dalla correttezza ed onestà intellettuale del Prof. Veronesi ( tralascio i suoi ruoli politici rivestiti ma rimarco il suo peso scientifico) che rilancia la questione, senza ipocrisie e senza peli sulla lingua. Gli risponde il premio nobel Prof. Rubia in toni polemici senza però scartare l’opzione ( nucleare si quando arriveremo alla fusione). Comunque si inizia a riparlarne. Bene. In Italia siamo fanalino di coda nella ricerca in materia in quanto abbiamo chiuso le porte a questa forma di energia, salvo poi importarla dall’estero prodotta in questo modo ed essere quasi totalmente dipendenti vuoi dai paesi arabi per il petrolio vuoi dalla ex Unione sovietica per il gas e da numerose altre nazioni per l’energia, di norma prodotta dal nucleare. A mediare un poco le cose possiamo mettere l’energia che noi produciamo con l’idroelettrico sempre più preziosa anche alla luce del stracitato protocollo di Kyoto. Ordunque il bivio è vicino o si inizia un percorso costruttivo e serio sul nucleare o ci si chiama totalmente fuori dal protocollo di Kyoto ( non so come sarebbe giuridicamente possibile, abiurando il trattato firmato a suo tempo). Qui mi fermo al momento vorrei solo lasciare un breve e superficiale spunto di ragionamento e riflessione ai lettori che ci spinga tutti ad un esame di coscienza in materia, serio ed obiettivo. Tanto della questione avremo modo di riparlarne e mi auguro non solo in occasione dei non augurabili black out.

Gianpietro Scherini (x)

(x) Già Deputato al Parlamento

Gianpietro Scherini (x)
Economia