“DALLI ALL’UNTORE (L’AUTONOMO)” LA PAROLA D’ORDINE A ROMA

Si sa, sono evasori, dicono. I tanti che non lo sono perché non possono esserlo dato il tipo di lavoro e committenza o clientela, cornuti e mazziati. Ma quando le diverse loro organizzazioni cominceranno a porre seriamente il problema dell’uguaglianza

Prima di entrare nella sala del Consiglio dei Ministri per varare la tanto attesa Finanziaria, il Governo ha ritenuto opportuno consultare, tentando di concertare, taluni soggetti.

Ecco quindi che hanno varcato il portone di Piazza Colonna i Sindacati, quelli ufficiali, quelli che rappresentano i lavoratori dipendenti e i pensionati (neanche tutti comunque una parte considerevole; e poi gli assenti per consolidata tradizione hanno sempre torto).

Con loro sono stati chiamati i rappresentanti degli Enti Locali. Comprensibile perché di fatto, seppure sottaciuto, una sorta di collateralismo c’è con il Governo, sia sul versante sindacale “ufficiale” sia su quello degli Enti Locali vista la preponderanza in Regioni, Province e Comuni delle maggioranze in sintonia con quella governativa.

Che il Governo cerchi di allargare il consenso e di limitare i dissensi è pure comprensibile.

Il problema è invece un altro, quello della rappresentatività. Il Sindacato rappresenta una fetta di società, sempre meno rispetto ad anni or sono. Sempre meno anche all’interno del mondo sindacale per via delle in numeri sigle che sono nate, generaliste o settoriali. C’è una fetta rilevantissima di società che invece non viene considerata, è quella degli autonomi: artigiani, commercianti, col diretti, professionisti, consulenti, rappresentanti, giornalisti free-lannce ecc. ecc.

E’ a parte il discorso Confindustria che è rappresentanza di imprese, non di persone, come invece sono i lavoratori autonomi., quelli che con il loro “obolo”, partito dal 10% e arrivato a quasi il doppio, hanno risanato il bilancio dell’INPS. (Da notare che per questi contributi è negata la ricongiunzione, almeno fino a quando un Giudice del Lavoro, o la CEE, eliminerà questa ingiustizia, col risultato che viene concessa agli aventi diritti una pensione a sè ridicola e inferiore (!), per chi continua a lavorare oltre i 65 anni, a quello che continua a versare).

Gli autonomi non hanno pari titolo. Si sa – vien detto – sono loro gli evasori.

Lavoro nero anche come secondo lavoro

- E’ sensazione diffusa che esista una larga fascia di lavoro nero in genere proveniente dal secondo lavoro per il quale si manifesta tolleranza trattandosi di cifre modeste che l’idraulico “nero” o l’elettricista “nero o il contadino “nero” o l’altro “nero” generico percepisce. Cifre modeste per un grande numero comportano un sommerso rilevante che in genere è sottaciuto per evidenti motivi e non compare mai nei vari dibattiti in argomento.

Possibilità di mimetizzare i grandi redditi

- E’ pure sensazione diffusa che i grandi redditi, d’impresa o personali, abbiano mille possibilità per mimetizzarsi e quindi che il volume dia rilevante

- E’ non sensazione diffusa ma certezza consolidata che gli autonomi evadano per definizione. A nessuno viene in mente, e se gli viene resta lì, un discorso più serio e meno demagogico. L’artigiano che lavora per conto terzi, imprese, società e simili, ha margini evanescenti per l’evasione. Il professionista che lavora per società, pubblica amministrazione e simili, ha margini evanescenti per l’evasione. E così via.

Pari dignità!

In ogni caso anche gli autonomi dovrebbero avere se non ascolto quantomeno attenzione da parte del Governo con pari dignità rispetto ai subordinati, tenuto poi conto delle diversità strutturali: un autonomo se non lavora non guadagna, se malato non guadagna, se va in ferie non guadagna, se ha problemi di mercato non ha la Cassa Integrazione, arrivato a 36 ore settimanali ne fa magari altrettante, sabato compreso e anche certe domeniche.

Verranno sentiti anche loro, certo, ma dopo, e non è la stessa cosa. Confcommercio e Confesercenti del resto avevano fatto presente ad agosto al Governo che il taglio del costo del lavoro, utile, destinato a favorire grandi imprese e lavoratori in parti quasi uguali, di fatto esclude però le piccole imprese, che sono in Italia tre milioni.

La stangata oggi sugli Enti Locali, e quindi domani sui cittadini

L’anno scorso di fronte ai tagli per gli Enti Locali in tutta Italia si era levata alta e forte la protesta con scenari parossistici che poi in realtà non ci sono stati. Si ricorderanno le previsioni di asili-nido chiusi, di servizi tagliati, di Comuni in definitiva in ginocchio. Quest’anno va molto peggio, il taglio di 4,5 miliardi di €uro è sibillinamente accompagnato dalla facoltà di sopperire ai minori trasferimenti con ulteriori entrate proprie. Al di là dei machiavellismi per dire le cose come stanno questo vuol dire che i soldi che non arrivano più da Roma dovranno essere cercati in loco quindi estraendoli dalle tasche dei cittadini. Gira e rigira si torna a bomba. Chissà se assisteremo anche quest’anno alle proteste di massa che, fatte le proporzioni, dovrebbero in quest’autunno ingigantirsi sempre che prevalga sul solore delle tessere politiche l’attenzione per i propri amministrati.

Luca Alessandrini

Luca Alessandrini
Economia