Concessioni idroelettriche, problema vitale per noi

di Silvano Marini

Forse non tutti riflettono su cosa rappresenti, sia in ambito locale che nazionale, il rinnovo delle concessioni idroelettriche scadute. Secondo diversi report l’Italia è la Nazione con la più bassa autonomia energetica in Europa: l’energia prodotta da fonti del nostro territorio copre, infatti, poco più di un quinto (il 22%) del necessario. Le altre nazioni europee, invece, con giacimenti carboniferi e nucleare oltre alle rinnovabili, arrivano a coprire il 40% del loro fabbisogno energetico.
La Lombardia, a breve, si dovrà confrontare con il rinnovo delle concessioni in proroga, già scadute da anni e non più rinviabili oltre il 2023. La procedura per il rilascio delle nuove concessioni avverrà con gare aperte a tutti i competitor del grande business mondiale dell’energia. In Italia i diversi Idro Comitati, più realisti del Re, sollecitano le Regioni - che hanno la titolarità dell’idroelettrico - a mettere a gara in tempi brevi le concessioni scadute. Viceversa, in Europa il settore energetico viene sottratto alla concorrenza con provvedimenti ad hoc, essendo l’energia un elemento strategico irrinunciabile per la sovranità di ogni Stato dell’Unione. L’Italia è l’unico paese ad avere effettuato un’ampia apertura delle concessioni idroelettriche in un contesto di non reciprocità all’interno della comunità europea. L’archiviazione delle procedure sanzionatorie nei confronti dell’Italia da parte della Commissione europea ne è la dimostrazione. Chiediamoci, dunque, questo: ci sarà una ragione per non sanzionare? Dobbiamo dire, a questo punto, che ogni Nazione ha una propria strategia energetica a livello mondiale, ma con la tutela in primis delle risorse sul proprio territorio. Si veda la Francia contro ENI in Libia, ma anche la questione annosa dei ri-gasificatori Gnl che dalla Spagna avrebbero fornito con un metanodotto le utenze italiane e le centrali termoelettriche a gas russo-dipendenti. Il risultato quale è stato? È triplicato il costo kw/h, sono rimaste chiuse per mesi le nostre industrie energivore e sono state messe in difficoltà le famiglie con il pagamento delle bollette. Mi chiedo, pertanto, di quale concorrenza stiamo parlando in Europa se in Francia sono operativi 58 reattori elettronucleari (uno ogni milione di abitanti), mentre in Italia l’unica energia che non acquistiamo è quella idroelettrica che, a differenza delle altre rinnovabili (eolico e solare), la possiamo accumulare stoccando l’acqua nelle dighe. Con queste premesse mi domando se la concorrenza possa essere l’unico parametro di valutazione per il rinnovo delle concessioni idroelettriche. La concorrenza in questione avrebbe, dunque, solo una valenza economica con eventuali maggiorazioni dei canoni fissi e sovra canoni variabili per gli Enti locali? Oppure l’idroelettrico è anche la base dell’indotto di una storica catena di valore industriale dell’ elettromeccanica italiana esportata nel mondo? Nel convegno sul tema idroelettrico tenutosi a Sondrio, nella sede della Banca Popolare, con il pressing dei relatori sulla Regione affinché proceda con i bandi, si è sorvolato però, sugli argomenti descritti sopra; non così è stato fatto dal Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, COPASIR. La Regione Lombardia ha emanato una legge che regolamenta come bandire le gare di evidenza pubblica, e la stessa Regione avvierà la fase negoziale nell’individuare i contraenti interessati alla conduzione delle dighe e centrali idroelettriche.
Dopo la deliberazione a contrarre, l’eventuale aggiudicatario, prima di stipulare un contratto, vorrà conoscere il “Quantum” che deve all’attuale conduttore per gli investimenti strumentali e strutturali non ancora spesati con gli ammortamenti. Nel caso concreto, per restare in Provincia, mi riferisco alle concessioni scadute in Valtellina: 1) idroelettrico ex AEM ora a2a di (Premadio - Grosio - Grosotto - Lovero - Stazzona); 2) idroelettrico ex Falk, ex Sondel, ex Edison ora E.d.F Electricitè de France di (Venina - Armisa - Belviso - Codera). Va detto che questi impianti di produzione sono alimentati da serbatoi c.d. dighe che essendo state costruite in tempi successivi hanno scadenze concessionarie diverse. È verosimile assistere prossimamente a contenziosi legali che si trascineranno per decenni fra tribunali civili, amministrativi e organi giurisdizionali superiori in quel di Roma; date le premesse, non vedo i vari competitor “sgomitare” per accaparrarsi il tesoro idroelettrico. Nel convegno sondriese si è ipotizzato che se venissero messe le concessioni sul mercato con una gara competitiva, gli introiti per gli Enti locali potrebbero raddoppiare dai 50 milioni attuali ai 100 futuribili, come, a detta dei relatori, è avvenuto nella Provincia autonoma di Bolzano. Il paragone con la provincia di Bolzano, però, non regge e non è sovrapponibile con l’idroelettrico valtellinese. La Provincia di Bolzano, essendo autonoma, come noto, legifera sulle materie di sua competenza delegate dallo Stato, di cui fa parte il settore idrico. Si aggiunga il fatto che la Provincia sud-tirolese, educata dall’Austria, ha un rapporto diverso con il territorio montano, tant’è che avendo una estensione doppia di quella valtellinese produce mediamente gli stessi G.kw/h (miliardi Kw all’anno). Lo sfruttamento della risorsa idrica in Alto Adige è del 42% sul potenziale - rispetto alla “coltivazione intensiva” valtellinese del 90%: lì la tutela dell’ecosistema e del paesaggio fluviale e  lacustre è, di fatto, un dogma istituzionale.
In conclusione, leggo che la nuova norma sulle concessioni, che a breve verrà emanata dal Governo, darà la possibilità alle attuali concessioni scadute di essere rinegoziate con la Regione dagli attuali titolari (in Valtellina a2a EdF, Enel fra 6 anni) che dovranno, per ottenere il rinnovo, effettuare investimenti per migliorare l’efficienza delle centrali ed anche la conservazione strutturale delle dighe valtellinesi oramai al capolinea, poiché hanno una vita residua di esercizio limitata dall’inevitabile degrado per lo scorrere del tempo. E ciò nonostante la Commissione Garante della Concorrenza europea abbia archiviato la procedura di infrazione verso 8 nazioni che, con raggiri normativi, proteggono dalla concorrenza il loro idroelettrico. Al contrario i nostri intrepidi Idro Comitati, che si battono per l’idroelettrico “free”, si affidano, inconsapevoli del danno, alla classica teoria economica de <<la concorrenza è la Mano invisibile del mercato, l’incontro dell’offerta e domanda stabilisce il prezzo più vantaggioso>>. Da perdenti ci si augura che quella mano non diventi un pugno, in questo mondo sempre più  piccolo e globalizzato. 

Silvano Marini  Sondrio

Economia