Sanzioni alla Russia ma chi paga? NOI!!!

Per Maroni danni colossali all'economia lombarda

(Da Lnews - Milano, 27 mar) "Danni colossali all'economia lombarda  per il folle embargo alla Russia, #Renzisveglia". Lo ricorda,  dal suo profilo Twitter, il presidente della Regione Lombardia  Roberto Maroni, allegando l'articolo pubblicato sull'edizione  milanese di 'Libero' in edicola oggi, dal titolo "Embargo alla  Russia, 'Perdiamo un miliardo e Renzi sta a guardare'", in cui e'  riportato l'allarme lanciato ieri dallo stesso governatore  rispetto ai dati diffusi dalla Cgia di Mestre. Dal 2014, anno  delle sanzioni comminate dalla Ue alla Russia, con il  conseguente embargo e blocco delle esportazioni il Made in Italy  ha perso 3,6 miliardi di euro. La Lombardia risulta la regione  piu' penalizzata, con 1,18 miliardi di perdita. (Lnews)
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Cgia di Mestre. RUSSIA: L’EMBARGO CI E’ COSTATO 3,6 MILIARDI
A seguito della crisi politico-militare con l’Ucraina, le sanzioni economiche introdotte nel 2014 dall’Unione europea nei confronti della Russia e le reazioni di Mosca sono costate al nostro made in Italy 3,6 miliardi di euro. L’export italiano verso la federazione russa, infatti, è passato dai 10,7 miliardi del 2013 ai 7,1 miliardi di euro del 2015 (-34 per cento). A denunciarlo è l’Ufficio studi della CGIA.
Lombardia (-1,18 miliardi), Emilia Romagna (-771 milioni) e Veneto (-688,2 milioni) sono le regioni che con l’introduzione del blocco alle vendite hanno subito gli effetti negativi più pesanti: oltre il 72 per cento del totale del calo dell’export verso la Russia ha interessato questi tre territori.
Dei 3,6 miliardi di minori esportazioni, 3,5 sono ascrivibili al comparto manifatturiero. I macchinari (-648,3 milioni di euro), l’abbigliamento (-539,2 milioni di euro), gli autoveicoli (-399,1 milioni di euro), le calzature/articoli in pelle (-369,4 milioni di euro), i prodotti in metallo (-259,8 milioni di euro), i mobili (-230,2 milioni) e le apparecchiature elettriche (-195,7 milioni) sono stati i settori dove i volumi di affari in termini assoluti hanno registrato le contrazioni più importanti.
“Anche alla luce degli attacchi terroristici avvenuti nei giorni scorsi a Bruxelles – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo - è giunto il momento che l’Unione europea riveda la propria posizione nei confronti di Mosca. Rispetto al 2014, le condizioni geo-politiche sono completamente cambiate. Per ripristinare la pace nell’area mediorentale e per combattere le frange terroristiche presenti in Europa, la Russia è un alleato strategico indispensabile per il mondo occidentale. Proseguire con le misure restrittive nei confronti della Russia che, ricordo, scadranno il prossimo mese di luglio, sarebbe poco oculato e controproducente.”
Il segretario della CGIA, Renato Mason, ritorna, invece, sulle statistiche relative agli scambi commerciali tra i due paesi:
“L’incidenza del nostro export in Russia sul totale esportazioni Italia è passata dal 2,8 per cento del 2013 all’1,7 per cento del 2015. Questa contrazione è stata determinata sia dalla caduta delle vendite verso la Russia, ma anche dall’aumento delle esportazioni italiane nel mondo che, tra il 2013 e il 2015, sono passate da 390 a quasi 414 miliardi di euro. La Russia, che nel 2013 era l’ottavo paese per destinazione dell’export italiano, è diventata nel 2015 tredicesima ed è stata scavalcata dalla Polonia, dalla Cina, dalla Turchia, dai Paesi Bassi e dall’Austria”.
La CGIA ricorda che in risposta all’annessione della Crimea da parte della Russia (marzo 2014), l’Unione Europea ha imposto una serie di azioni restrittive contro Mosca. Queste azioni sono state di natura diplomatica (l’esclusione, ad esempio, dalle riunioni del G8), di carattere restrittivo (congelamento dei beni e il divieto di visto applicati a persone ed entità responsabili di azioni contro l'integrità territoriale dell'Ucraina) e sanzioni di tipo economico.
Le sanzioni di tipo economico sono state avviate nel luglio del 2014 e rafforzate nel settembre del 2014. Hanno colpito il settore finanziario, energetico e della difesa. I cittadini e le imprese dell'Ue, ad esempio, non possono più acquistare o vendere nuove obbligazioni, azioni o strumenti finanziari simili con scadenza superiore a 30 giorni emesse dalle 5 principali banche russe di proprietà statale, dalle 3 principali società energetiche e dalle 3 grandi aziende che si occupano di difesa. Inoltre, è previsto un embargo sull’import-export di armi (con qualche eccezione) e le esportazioni di alcune attrezzature e tecnologie legate all'energia sono soggette a preventiva autorizzazione da parte delle autorità competenti degli Stati membri.
Queste azioni sono state prorogate fino al 31 luglio 2016 dal Consiglio Europeo. In risposta a queste sanzioni la Russia ha reagito già nell’agosto del 2014 con un embargo all’importazione di alcuni prodotti dai Paesi membri dell’Unione Europea. Le merci soggette ad embargo riguardano, in particolare, alcuni prodotti agricoli e del settore alimentare ma, relativamente agli acquisti effettuati dagli enti pubblici russi, sono state vietate anche le importazioni di prodotti tessili, abbigliamento, calzature e pelli,  dispositivi medici, automobili, furgoni, camion, autobus, mezzi d’opera e di servizio”.
Fin qua la Cgia di Mestre che non può essere certo tacciata di partigianeria politica.
Noi per la verità da sempre abbiamo detto che a fronte dell'involuzione mondiale occorre serrare le fila recuperando anche lo storico rapporto con la Russia che è tanta Asia territorialmente parlando ma politicamente e culturalmente Europa. Andava bene per gli USA quando la Russia era debole avendola anche nel G8. Non è più debole allora non va più bene. Sanzioni l'ideale in quanto gli USA non ci rimettono neanche un dollaro. “E io pago” dice Totò nel film '47 morto che parla' ed ora ciclicamente in 'Striscia la notizia'. Vale per la questione di cui sopra. Gli USA hanno determinato le sanzioni alla Russia, molto comodo in quanto loro non ci rimettono niente. Noi paghiamo, così come è stato per la seconda guerra irakena, così come è stato per l'altra bufala, quella della primavera araba.

GdS

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