Nostri frontalieri, nessuna paura

Ne spiega le ragioni il senatore Crosio

 Referendum Ticino, il senatore Crosio: «Per i frontalieri non cambierà niente, ma è un messaggio politico forte all’Europa dei baroni» «Due dati importanti da un referendum il cui esito era abbastanza scontato: per i nostri frontalieri non cambierà nulla ma si tratta di un messaggio politico importante. Quanto deciso con il voto dai Ticinesi è di difficile applicazione, oltre al fatto che le competenze in materia di lavoro sono in capo al governo federale e non al cantone. Ma se da un punto di vista pratico non si intravedono conseguenze, rimane il dato politico importante della chiara volontà dei cittadini ticinesi di limitare l’ingresso di lavoratori stranieri. Oltre al rispetto dovuto, così come per la Brexit, alla libera espressione di un popolo, questo voto va considerato per ciò che è: un messaggio politico forte ai baroni dell’Unione europea. Invece di criticare, i commentatori, che si sono sprecati in analisi nella più completa ignoranza della realtà del canton Ticino, dovrebbero interrogarsi sul perché di questo voto quasi plebiscitario. Non è un voto contro i frontalieri italiani che in Svizzera hanno sempre lavorato e che, negli anni, hanno contribuito allo sviluppo del Paese, come gli stessi elvetici sanno bene, bensì contro l’afflusso incontrollato di immigrati alimentato da Schengen. Questo è ciò che i ticinesi non vogliono, non i nostri frontalieri». «Non fingano i nostri governanti di preoccuparsi ora delle sorti dei frontalieri quando, da Monti in poi, li hanno utilizzati come merce di scambio per trattare con Berna, perché la questione è molto più complessa e fa bene il governatore Roberto Maroni a chiedere a Renzi di istituire una zona economica speciale con agevolazioni fiscali nell’area di confine con la Svizzera. Serve un approccio diverso nei rapporti con la Confederazione elvetica e non può essere quello usato fin qui dai recenti governi non eletti. La situazione nazionale non può essere disgiunta da quella locale poiché i territori di confine e i loro abitanti, costretti ad emigrare per trovare un impiego, necessitano di una particolare attenzione».

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