Azienda valtellinese in espansione salva azienda mantovana con 117 dipendenti
La notizia è di quelle che nel dramma della crisi e del pessimismo dilagante fa rialzare le quotazioni degli ottimisti. Un'azienda in un certo senso storica, la Industria Macellazione Ghinzelli Marino SpA, era a rischio di fallimento. Si é mosso il Gruppo Pini di Grosotto, dichiarando la sua disponibilità. Le trattative sono andate avanti, dipendenti e sindacati d'accordo, restava l'attesa per la decisione dei creditori. In questi giorni ii conti sono tornati perchè si sono pronunciati a favore circa i due terzi. I termini dell'intesa: affitto per cinque anni per poi procedere all'acquisto per una cifra che pare si aggiri quasi sui 6 milioni di €uro.
Gruppo solido
Nel commentare positivamente l'esito della vicenda nel mantovano si mette in rilievo la solidità del Gruppo, nato nel 1982 come continuazione dell'antica tradizione di macelleria e salumeria che, per generazioni, è stata ed è tuttora, tra i punti di forza del settore industriale valtellinese. La sede di Grosotto copre attualmente 15.000 mq con 95 celle frigorifere per lo stoccaggio, la stagionatura e la conservazione dei prodotti. Con 90 i dipendenti a tempo indeterminato è specializzata nella produzione di bresaola (sia bovina che equina) stagionando settimanalmente circa 28.000 pezzi. Bresaole Pini rappresenta circa il 23% del globale del settore bresaole e ha chiuso l'anno 2006 con un fatturato di circa 58,50 milioni di Euro.
Ungheria e Polonia
Non solo ma si evidenzia anche l'attività in Ungheria e in Polonia del Gruppo.
- In Ungheria con la Hungary Meat Kft,dal 1997, situata su un'area di 40.000 mq, 13.000 coperta e con più di 600 lavoratori con la linea di macellazione maiale da 700 suini all'ora, 1.400.000 in un anno, il doppio del maggior macello italiano. Fatturato di oltre 300 milioni di €uro.
- La seconda è la Pini Polonia Sp. z oo fondata il 19 aprile 2010 che ha l'impianto più grande e moderno in Polonia per la macellazione dei suini e il taglio di carne di maiale con un grande potenziale per la macellazione e il taglio di 1.000 suini in un'ora, 4 milioni all'anno autorizzata ad esportare in 85 Paesi.
La perla
Abbiamo trovato anche una perla. Tal quale “Il Gruppo Pini aveva intenzione di realizzare un impianto di dimensioni importanti anche in Italia. Per questo aveva già acquistato un terreno a Manerbio, nella Bassa Bresciana, tramite la Hamburger Pini srl. Il progetto si è tuttavia arenato a causa delle forti opposizioni locali, legate ai timori di un negativo impatto ambientale dell'impianto stesso e del traffico di mezzi pesanti eventualmente indotto”. Cascano le braccia soprattutto pensando che probabilmente i vincitori il posto ce l'hanno già, fisso e inamovibile. In una intervista al Corriere di Brescia Piero Pini, dopo due anni di tira e molla con bastoni fra le ruote ha concluso che è meglio l'Est. “In Italia c'è gente che si uccide perché ha perso il posto di lavoro; io ne avrei portati 800 di posti di lavoro” in un'area di 100.000 mq per la macellazione di 4 milioni di suini all’anno, circa un sesto del totale italiano. Le opposizioni, come al solito in questi casi, le più diverse. Si sarebbe consumata troppa acqua, sarebbe aumentato il traffico, troppo il consumo di suolo, animalisti contro l'uccisione dei maiali, Sindaco di un altro Comune confinante contrario (anche se gira ad altri la patata bollente dicendo di no, che non è colpa sua se sfuma un'occasione d'oro per l'occupazione). La logica del NO che non riguarda solo la TAV...