Allevatori bastonati. Quasi un golpe e da 22 milioni al settore si scende a 7

(Lnews - Milano, 22 giu) "Lo Stato ha scelto, di fatto, di
lasciare morire il sistema allevatoriale di questo paese. Con
una certa sorpresa ho letto la nota del ministero, con la quale
viene comunicato alle Regioni che, in un'ottica di
razionalizzazione della spesa pubblica, le gia' insufficienti
risorse previste dal Piano di ripartizione vengono
sostanzialmente quasi azzerate: dei 22 milioni di euro da
ripartire con criteri che abbiamo sempre giudicato iniqui, e
pertanto condannato, diventano, con un gioco di prestigio,
sette".
A lanciare l'allarme per la dismissione arbitraria della rete di
aiuti destinati alla tutela della biodiversita' e al sostegno al
sistema delle associazioni degli allevatori e' l'assessore
all'Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava. La Lombardia e' la
piu' importante regione per la zootecnia, producendo il 45% del
latte nazionale, il 40% della carne suina, il 30% di quella
bovina e il 34% di carni avicole e uova.
"Passare da 22 milioni a 7, in questa situazione di forte
disagio del sistema nel suo complesso - prosegue Fava -
significa condannare le Apa superstiti a portare i libri in
tribunale".

NESSUNA SPERANZA - "Fino ad oggi abbiamo ragionato per cercare
nelle pieghe del bilancio delle Regioni qualche risorsa che
potesse (integrando il contributo dello Stato) riuscire a far
parzialmente quadrare i conti delle organizzazioni
allevatoriali, ma con questo colpo mortale abbiamo la certezza
di non essere piu' nelle condizioni di poter contribuire in alcun
modo al salvataggio del sistema, della tenuta dei registri e dei
controlli funzionali".

ROMA BUTTA AL VENTO DECENNI DI INVESTIMENTI - "In questo modo -
accusa l'assessore Fava - a Roma hanno deciso di buttare al
vento decenni di investimenti, prevalentemente pubblici, per un
comparto, quello zootecnico appunto, che ha sempre rappresentato
il fiore all'occhiello dell'agricoltura di questo paese. A
questo punto, qualsiasi sforzo di integrazione da parte nostra
sarebbe vano. Sono curioso di vedere quale sara' la mobilitazione
del mondo sindacale su questo tema, visto che, una volta tanto,
non potranno prendersela con Regione Lombardia, che al contrario
come avevo garantito tempo fa, stava cercando di trovare una
soluzione al problema locale".
Rimangono amarezza e incredulita', soprattutto per le modalita'
con cui la vicenda e' stata gestita a livello romano. "La cosa
che piu' mi indigna come amministratore pubblico - confessa Fava
- e' che giusto ieri il ministro Maurizio Martina e il suo uomo
di fiducia Leonardo Di Gioia ci hanno convocati al ministero,
col pretesto della riorganizzazione di quel catafalco di Agea,
ma nessuno dei due ha avvertito la necessita' di informarci su
quanto stava accadendo, consegnando ad una laconica missiva dei
funzionari l'informazione, inviata sempre nei confronti di altri
funzionari, e continuando cosi' a svilire il ruolo politico di
chi sui territori ci mette la faccia e tanto impegno. Ma si sa,
per di Gioia le priorita' sono altre. Tutte, tranne l'interesse
delle Regioni".

SISTEMA ALLEVATORIALE, QUALE FUTURO? - "Con questa scelta si
chiude definitivamente un capitolo - commenta Fava in
conclusione - e sono curioso di capire se se ne aprira' un altro.
Con buona pace di tutti coloro che in questi mesi hanno versato
fiumi di inchiostro per criticare l'atteggiamento di regione
Lombardia, chiamandola ad integrare le gia' scarse risorse dello
stato". (Lnews)
 

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