La Svizzera ha sospeso Schengen. "Pendolari della bistecca" in crisi

Ginevra, 18 aprile -  Caro Frizziero, per lottare contro il coronavirus anche la Svizzera ha sospeso per tre mesi (rinnovabili) gli accordi di Schengen, limitando la libera circolazione delle persone, sia in entrata sia in uscita dal territorio nazionale. Con l'effetto collaterale, positivo per l’economia elvetica, di ridurre il cosiddetto tourisme d’achat, tanto deprecato dalle autorità di Berna ma consentito da Schengen. Fino agli inizi del mese scorso decine di migliaia di residenti in Svizzera si recavano ogni giorno nel più vicino villaggio straniero per acquistare alimenti o abiti o medicinali: li chiamavano "i pendolari della bistecca". In Italia, Germania e Francia gli abiti, le medicine e soprattutto la carne costano molto di meno, talvolta addirittura la metà che in Svizzera. Da anni il governo federale e i governi cantonali criticano e combattono quei pendolari considerandoli cattivi cittadini, sabotatori dell’economia nazionale. (Tempo fa Ginevra fu inondata da manifesti e volantini patriottici: “J’habite Genève, j’achète à Genève”. Poi un giornale scoprì il ridicolo sotterfugio: per risparmiare, erano stati stampati in Francia). Tre anni or sono ci andò di mezzo addirittura una ministra del governo federale, la democristiana Doris Leuthard, fotografata in una dogana ticinese mentre rientrava dall’Italia con una pesante borsa della spesa. La signora Leuthard, cinquantatré anni, era allora presidente di turno della Confederazione: per intenderci, l’omologa elvetica di Mattarella. Stampa e politici ne fecero uno scandalo, un parlamentare le domandò se il salario di presidente proprio non le permettesse di fare la spesa in Svizzera. L’anno seguente Doris Leuthard si dimise. Era stata al governo dodici anni filati.                
Se fosse caduta oggi nella stessa disavventura, avrebbe dovuto pagare una sanzione pecuniaria. Perché, nonostante i divieti, il turismo transfrontaliero dà segni di riscossa e Berna ha deciso venerdì scorso di punire ogni trasgressore con la multa di cento franchi, circa 95 euro. Ciò significa tornare alla legislazione doganale e alle multe esistenti prima dell’adesione elvetica agli accordi europei, quando i doganieri svizzeri controllavano e tassavano quasi tutte le merci importate e lo stesso facevano quelli italiani, francesi e tedeschi. Quindi, come sembra probabile, anche i governi di Roma, Parigi e Berlino potrebbero decidere, per reciprocità, di multare i loro cittadini che si recano nella Confederazione a comprare la cioccolata, i dadi da brodo, l’orologio o a fare il pieno di benzina. La burocrazia elvetica ha cercato una scusa piuttosto misera: “la multa non viene inflitta per sanzionare l’acquisto, bensì per aver ostacolato il lavoro delle autorità di confine”. Le burocrazie degli Stati frontalieri non esiteranno a utilizzare lo stesso escamotage, e i nuovi divieti e le nuove sanzioni non si potranno rimuovere se non con le infinite difficoltà di sempre.
Attilio Pandini  (x)

(x) Attilio Pandini é una perla del giornalismo valtellinese, Premio 'Ciavenasc 2004'. Giovanissimo diresse, lanciandolo con modernità, L'Eco delle Valli. Poi in RAI, fra l'altro corrispondente dalla Svizzera. Fu anche redattore capo de L'Avanti e autore di numerose pubblicazioni.

 

Economia