Nasce il Comitato per l’autonomia e l’indipendenza della Banca Popolare
Iniziativa su stimolo e iniziativa dell’economista Marco Vitale, alla guida di un gruppo di soci dell’istituto valtellinese, che anche studiato e redatto il "Progetto per conciliare la trasformazione della Banca Popolare..."
Sondrio, 21 settembre 2021 - La battaglia per salvare la Banca Popolare di Sondrio entra nel vivo. Su stimolo e iniziativa dell’economista Marco Vitale, alla guida di un gruppo di soci dell’istituto valtellinese, è infatti nato il Comitato per sostenere l’autonomia e l’indipendenza della Popolare di Sondrio, che ancora non ha ceduto alla trasformazione in Spa, prevista entro la fine dell’anno, come richiesto dalla riforma delle Popolari del 2015. Vitale ed altri soci della BPS hanno da sempre espresso la contrarietà al provvedimento dell’allora Governo Renzi, presentando ricorsi alla Corte costituzionale italiana, alla Corte di giustizia europea e al Consiglio di Stato, che hanno comunque confermato la costituzionalità e legalità del provvedimento, aprendo però alla possibilità di costituire una holding intermedia. Vitale quindi insieme a Stefano Zane, amministratore delegato della società di consulenza Vitale-Zane & Co., ha non solo fondato il Comitato ma anche studiato e redatto il “Progetto per conciliare la trasformazione della Banca Popolare di Sondrio in Spa con la difesa della sua autonomia, della sua struttura popolare, delle sue caratteristiche di banca profondamente legata al territorio della Valtellina e costituita da circa 160 mila soci”. Il progetto (allegato al dossier in pdf) prevede tre ipotesi operative. La prima e più morbida soluzione prevede solo interventi statutari, la seconda prevede un’azione attiva della Banca e la creazione di una cooperativa in cui far confluire i 160 mila soci, mentre la terza prevede un’azione attiva di un gruppo qualificato di soci BPS, anche in assenza di ogni iniziativa da parte della Banca, per la costituzione di una Newco cooperativa in cui far confluire le proprie quote.
Riceviamo: Mi permetto di inviare la notizia della costituzione del “Comitato per sostenere l’autonomia e
l’indipendenza della Banca Popolare di Sondrio (BPS), con i relativi documenti costitutivi, sperando
che sia di interesse.
La BPS è l’ultima tra le maggiori banche popolari italiane che, con provvedimento legislativo del
2015, furono obbligate a trasformarsi in SpA. La ragione di questo ritardo è dovuta al fatto che alcuni
soci, tra i quali primo firmatario chi scrive, hanno impugnato, sul piano legale, la costituzionalità, la
legalità, l’opportunità di questo insensato provvedimento legislativo del governo Renzi che,
sostenuto dalla Banca d’Italia, ha cercato di cancellare oltre 150 anni di storia gloriosa di banche
popolari e territoriali preziose per l’economia italiana. Abbiamo presentato ricorsi alla Corte
costituzionale italiana, alla Corte di giustizia europea, al Consiglio di Stato. Al termine di questo
lungo iter la costituzionalità e la legalità del provvedimento è stata purtroppo e sorprendentemente
confermata. Ma confermata non è stata la sua opportunità per l’economia e la società italiana. Tutte
le altre banche popolari colpite dall’insano provvedimento voluto da Renzi, dalla Banca d’Italia e da
interessi internazionali non sempre chiari, sono infatti sparite o incorporate in complessi finanziari
di grandi dimensioni italiani o internazionali o sono controllate da fondi internazionali, e da ciò ne
è scaturito un sistema bancario oligopolistico, monocorde, pericolosamente spostato verso i servizi
finanziari a scapito dei servizi bancari, profondamente squilibrato, dirigista e succube di poteri
burocratici privi di responsabilità e persino di visibilità, e per questo incontrollabili, che tendono a
spegnere ogni libertà e responsabilità imprenditoriale nel settore bancario attraverso interventi
arbitrari, oscuri e spesso inaccettabili. L’ultima battaglia a favore dell’autonomia e della
responsabilità della Banca Popolare di Sondrio (una banca che in oltre 150 anni di storia non ha mai
presentato bilanci in perdita, che è sempre stata condotta con uno spiccato senso di servizio verso il
proprio territorio, diventando protagonista prezioso del suo sviluppo, e che è stata a lungo diretta
da un vertice esemplare come il compianto presidente Melazzini), non è fine a se stessa ma va
inquadrata in questa pericolosa deriva del sistema bancario italiano, condotto in direzioni pericolose
per l’economia imprenditoriale italiana e alla lunga, per l’assetto della democrazia economica
nazionale. I territori e gli imprenditori dal Mezzogiorno al Veneto al Bresciano alla Bergamasca che,
spesso con responsabilità della dirigenza locale, hanno visto spazzate via tutte le banche territoriali
sanno di cosa sto parlando e possono essere buoni testimoni. E’ la stessa battaglia che devono fare
le BCC chiuse in un vicolo cieco totalmente insensato e le banche private di minori dimensioni, legate
ai territori dove operano ed, in particolare, a quelli d’origine, tutte a rischio di essere travolte
dall’ondata di demagogia che domina nell’alta dirigenza del sistema bancario sia a livello italiano
che a livello di BCE, che ignora due principi fondamentali: il principio di proporzionalità e il
principio dell’utilità della biodiversità finanziaria sbandierati nei testi ufficiali e ignorati nella vita
reale.
E’ strano che questa involuzione avvenga proprio in una fase in cui, finalmente, la migliore dottrina
italiana, basandosi su chiare evidenze empiriche, sottolinea la necessità di una riflessione critica su
ciò che è successo e perché è successo e pone in luce che non c’è nessun altro paese importante che
abbia un livello di concentrazione e oligopolio bancario simile all’Italia. Parlo in particolare di Rainer
Masera che, forte della sua grande esperienza e dei suoi studi internazionali, sta facendo una
documentata e coraggiosa battaglia contro l’oscurantismo bancario dominante e che recentemente,
in una memoria per la VI Commissione Finanze della Camera dei deputati ha, tra l’altro dichiarato:
“Il convincimento, che si è radicato e continua a essere generalmente seguito, in base al quale le economie di
scala sospingono necessariamente verso dimensioni rilevanti delle imprese bancarie per consentire di competere
nel mercato europeo, non è corretto. Naturalmente la integrazione dei mercati e la complessità delle sfide
competitive sospingono verso dimensioni adeguate, ma esiste ampia evidenza empirica e analitica che aziende
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di credito con dimensioni inferiori al limite di 30 miliardi di euro possono essere competitive ed efficienti, in
particolare se non oberate da regole e vincoli di fatto non proporzionali. Sussiste significativa evidenza sulle
difficoltà di creare in Europa banche veramente paneuropee, come le “big four” negli Stati Uniti che operano
a livello mondiale. La rincorsa a dimensioni sempre più ampie si focalizza sui mercati nazionali e porta a forte
concentrazione che sbocca in condizioni di oligopolio. Paradossalmente, come aveva mostrato Paolo Sylos
Labini – e come risulta ancora vero -, si spinge verso configurazioni di mercato disattente al progresso tecnico
e all’innovazione, contrariamente a tesi comunemente sostenute”.
Parlo di Fulvio Coltorti (già direttore responsabile dell’Area Studi di Mediobanca), forse il migliore
analista italiano di bilanci aziendali, ora docente all’Università Cattolica di storia economica, teorico
del Quarto Capitalismo, libero e coraggioso, che liquida il distorto pensiero della Banca d’Italia con
queste parole:
“Abbiamo imprese che sono nate piccoline e che tali sono rimaste. E qui arrivano gli strali della Banca d’Italia:
non hanno dirigenti; non hanno manager. Sono stupidaggini. Non è affatto vero che non sono competitive
come dimostra l’andamento della bilancia commerciale. Il saldo finale, attivo per 90 miliardi, è stato generato
totalmente da questa categoria di imprese, cioè l’area distrettuale del Quarto capitalismo. Le grandi imprese o
vanno in pareggio o sono deficitarie nei confronti dell’estero. Non serve essere grande per essere competitivi…
Io credo che il compito di Draghi non sia quello di rimettere a posto l’economia, semmai di risistemare la classe
dirigente. Un po’ quello che aveva pensato Mattioli all’inizio degli anni Settanta quando venne cacciato dalla
Comit”.
Parlo di Marco Onado attento, profondo ed equilibrato studioso dei sistemi bancari. Di questo allego
integralmente un suo recente contributo perché è una sintesi esemplare e utilissima della necessità
di un ripensamento dei criteri guida del sistema bancario italiano e di una seria ristrutturazione che
ponga realmente al centro non la banca ma i clienti della banca e i bisogni del territorio dove esse
operano.
L’ultima ponderosa decisione del Consiglio di Stato, pur confermando la legittimità della sciagurata
legge Renzi – Banca d’Italia del 2015, ha cercato di indicare che esistono soluzioni intermedie tra
trasformare tutte le nostre banche territoriali in SpA prive di qualunque difesa e la chiusura
eccessiva delle stesse. E’ su questa strada intermedia che bisogna camminare per salvare il salvabile
e, possibilmente, salvare il meglio. Per questo abbiamo analizzato le possibilità alternative. Alcune
presuppongono il coinvolgimento e la guida del vertice della banca. Altre possono essere
liberamente realizzate da gruppi di soci. Ma tutte meritano di essere vagliate seriamente e discusse
pubblicamente. Esse non sono una questione tecnocratica e burocratica. Sono una questione che
coinvolge il futuro del territorio. E la Valtellina è molto, molto più importante della BCE e della
Banca d’Italia. Per questo è nato il Comitato di cui diamo conoscenza. Ma la sua azione non è rivolta
solo ai valtellinesi ma a tutti coloro, operatori economici e studiosi, che sono convinti che:
a) Un sistema economico imprenditoriale richieda un sistema bancario imprenditoriale e
diversificato e che è necessario impegnarsi contro l’oligarchia bancaria che sta prendendo
piede da noi;
b) Le banche territoriali sono un patrimonio prezioso come lo sono negli USA, Germania,
Francia, Inghilterra e tanti altri paesi, come erano un tempo da noi;
c) Principi di proporzionalità, biodiversità finanziaria ed autonomia controllata sono un
cardine di un buon sistema bancario e vanno realmente applicati;
d) Un buon sistema bancario è un servizio essenziale per l’economia produttiva e non solo un
luogo dove fare affari finanziari (convinzione sindoniana);
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e) È venuto il tempo per un riesame sereno ma profondo e coraggioso del sistema bancario
italiano e dei criteri che lo guidano, e questo esame non può essere solo materia di studiosi
ma deve richiamare l’attenzione dei cittadini e soprattutto dei ceti produttivi.
Per questo ci auguriamo che l’azione del Comitato Promotore sia compresa nella sua valenza
generale anche da chi non ha motivi di interesse specifico nella trasformazione in SpA della BPS e
nelle condizioni e conseguenze di tale trasformazione.
L’adesione ai principi che ispirano il Comitato è testimonianza anche per altre battaglie che
dovranno essere combattute in altre circostanze, non comporta nessun impegno se non ideale e di
testimonianza. Non è necessario essere soci di BPS, non è necessario essere valtellinesi. E’ sufficiente
essere italiani e amare il nostro grande Paese.
Marco Vitale
Teregua, Valfurva, settembre 2021
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Allegati:
1) Documento costitutivo del Comitato per sostenere l’autonomia e l’indipendenza della Banca
Popolare di Sondrio ( 31 agosto 2021).
2) Progetto per conciliare la trasformazione della Banca Popolare di Sondrio in S.p.A. con la
difesa della sua autonomia, della sua struttura popolare, delle sue caratteristiche di banca
profondamente legata al territorio della Valtellina e costituita da circa 160.000 soci (160.101
da Bilancio al 31.12.2020). (Luglio 2021).
3) Proporzionalità va cercando che è sì cara… Dalla riforma italiana delle banche popolari alla
questione delle banche locali, oggi. Di Marco Onado, pubblicato sul N. 1 della rivista
Mercato, Concorrenza, Regole, Aprile 2021.
4) La terza via delle Banche popolari passa attraverso le nuove holding. Di Corrado Sforza
Fogliani, pubblicato su Libero, 21 agosto 2021.
5) Intervista di Gloria Massera, TeleMonteneve (Livigno) a Marco Vitale su Ospedale di
Sondalo del Villaggio Morelli e su trasformazione in S.p.A. di Banca Popolare di Sondrio.
Il link all’intervista è il seguente: https://youtu.be/sKPjvJJlo1k.
La parte dedicata alla Banca Popolare di Sondrio inizia al minuto 31:13.