FINANZIARIA: LACRIME E SANGUE PER TUTTI (TRANNE PER GIORNALI E GIORNALISTI) 11 8 20 17

Manovra finanziaria 2011,tagli ai costi della politica: vuoto intorno a Tremonti.

Quando finalmente prendono forma i tanto paventati e discussi tagli al costo del palazzo e delle amministrazioni locali inique , si inizia subito a percepire un disagio diffuso e poco sorprendentemente bipartisan.

Lo scontento per la manovra pesante di 45,5 miliardi di euro si fa sentire guarda caso da ogni partito parlamentare che abbia suoi rappresentanti seduti in alcune delle 54.000 poltrone che (forse) verranno decurtate dalla manovra finanziaria, da quelle delle Province sotto i 300 mila abitanti fino a quelle dei comuni sotto i 1000.

Si percepisce insomma una sorta di gelo intorno al superministro dell'economia che finalmente sembra iniziare, a piccoli passi, a soddisfare le richieste di taglio alla casta di moltissimi cittadini indignati e che magari con i loro stipendi non riescono nemmeno ad arrancare fino a fine mese.

E la manovra sembra soddisfare non solo il pressante scontento dell'opinione pubblica ma anche i numerosi auspici di riduzione dei benefit politici da parte dei numerosi giornalisti di grandi testate, che nelle ultime settimane, ergendosi a paladini della povera gente, hanno attaccato pesantemente la famosa «casta» dei politici italiani.

Tagli a Province inutili, Comuni inutili, voli blu, doppie cariche e doppi stipendi, insomma Tremonti sembra essere sulla buona strada per iniziare ad eliminare tutto quello spreco di denaro pubblico che fino ad oggi i grandi giornalisti hanno imputato ai nostri rappresentanti politici.

I tagli a suddetti costi tuttavia, se si osserva la finanziaria, non risultano essere l'unico motivo di soddisfazione per i big del giornalismo italiano: se si controllano bene infatti i vari articoli che compongono la manovra, intrisi di tagli, aumento delle tassazioni improntati al risanamento dell'abnorme debito pubblico, si nota facilmente come non compaia nemmeno una riga che parli di riduzione o taglio agli esagerati contributi statali alla stampa ed agli stessi giornali che tanto dunque si preoccupavano per gli sprechi di questo Paese.

E come definire se non uno spreco il sistema che regola la spartizione dei contributi elargiti dalle casse statali?

Un sistema che per ripartire i contributi tra le testate giornalistiche si basa non sulla quantità di copie vendute, bensì su quella di copie stampate, ponendo un irrisorio margine del 25% di copie vendute rispetto a quelle stampate perché i giornali possano avere diritto a qualche finanziamento.

Da aggiungere poi sono anche i soldi che sborsa lo Stato (contributi indiretti) ai grandi gruppi editoriali (Mondadori, Rcs, Repubblica, Espresso) , per i rimborsi di carta , costi postali, tariffe telefoniche e che sono in sostanza i più corposi. (nel 2004 30 milioni a Mondadori, 25 a Rcs e 19 al Sole 24 Ore).

Un giochino ingegnoso che inganna gli italiani ormai da troppi anni e che costa al nostro Stato cifre che arrivano a quasi 700 milioni annui, simbolo di un'anomalia tutta italiana che pesa gravemente sulle tasche di tutti i cittadini.

Da questo sistema viziato non si può togliere nessuno,di nessuno schieramento politico, anche perché gran parte dei compensi vengono erogati a giornali di partito, da destra a sinistra, che magari vendono il 10% delle copie stampate e rivendono sotto costo il numero di copie, le regalano pur di superare il tetto del 25%. Il resto dei soldi invece arrivano indirettamente ai gruppi editoriali come finanziamenti indiretti pur costituendo la maggior parte della spesa statale per la stampa.

A questo giro di denaro pubblico non si tirano fuori nemmeno i giornali cattolici della CEI che ricevono anch'essi milioni di euro; alla faccia dell'austerità e dell'uguaglianza

Solo osservando questi dati ci si può accorgere dell'immane spreco di cui si parla. Non andrebbe allora fatto qualche risparmio anche su questo? Perché alcuni noti giornalisti , sempre in prima linea contro gli sprechi non propongono di diminuire i contributi all'editoria, inserendo dunque anche questa voce nell'elenco degli sprechi assurdi?

Forse tagliare qualcuno di queste centinaia di milioni che lo Stato elargisce alla casta giornalistica di certo non risolverebbe la crisi in Italia, non aiuterebbe a risanare il debito, ma quantomeno potrebbe aiutare.

Se forse i grandi giornalisti iniziassero a chiedere anche la riduzione di tali finanziamenti di certo darebbero un segnale di coerenza mettendosi alla pari di molti altri cittadini provati dalla crisi degli ultimi anni. Molti di questi giornalisti al contrario non riescono a distinguere il confine netto e preciso che separa la libertà di informazione con l'esagerazione e quindi lo spreco dei nostri soldi.

Di certo se si rivoluziona questo sistema che assegna i soldi statali non si va né a limitare la libertà di informazione del cittadino né la possibilità di informare del giornalista,ma si tratterebbe solo di interrompere questa presa in giro nei confronti dei cittadini che dura forse da troppi anni.

Oggi dunque, proprio la stampa che fino a pochi giorni fa aveva attaccato giustamente la tanto vituperata casta politica, sorride alla manovra del governo che naturalmente chiede sacrifici a noi cittadini, aumentando le tasse, ma che allo stesso tempo non tocca gli esagerati finanziamenti all'editoria italiana.

Naturalmente quando si parla di stampa non si parla dei giovani giornalisti disoccupati pagati 3 euro a pezzo, che sono sempre più in aumento, ma di testate nazionali che pagheranno stipendi d'oro a giornalisti super della casta e dell'anticasta che intanto parlando proprio di questa famosa casta guadagnano ingenti somme sia da giornalisti sia da scrittori di libri sul nostro sistema dello sperpero. (a proposito del doppio stipendio).

Insomma, in un periodo nero in cui tutti siamo costretti a lacrime e sangue gli unici che piangeranno lacrime di felicità saranno proprio i giornali che non verranno toccati dalla manovra, che attaccavano la stessa casta di cui loro fanno già parte dal momento che nessuno si è ribellato a un simile sistema, proponendolo come uno sperpero dal sapore tutto italiano. E come definire questo se non uno sperpero?

Risultato: Tutti zitti.

Francesco Marotta

Francesco Marotta
Economia