Grandi concessioni idroelettriche, la Regione punta i piedi

Il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato una mozione relativa grandi concessioni idroelettriche, argomento di nostro vivo interesse. La mozione fa alcune premesse finalizzate agli obiettivi che si propone.

Innanzitutto si ricorda che ai sensi del D.L.ivo 79/99 di attuazione della direttiva 96/92/CE r, le Regioni, cinque anni prima dello scadere di una concessione di grande derivazione per uso idroelettri­co, dovrebbero indire una gara a evidenza pubblica per l’attribuzio­ne a titolo oneroso della concessione per una durata tra i venti e i trenta anni.  Per le gare però occorre conoscere criteri e modalità che avrebbero dovuto esse­re definiti dai Ministeri dello sviluppo economico e dell’ambiente en­tro il 30 aprile. Non di quest'anno ma del 2012. Senza di questo la legge che dà alle Regioni il compito di indire le gare resta una manzoniana grida, ossia carta straccia e questo non vale solo per le grandi derivazioni in scadenza ma persino per quelle scadute!

Regione e Consulta
La Regione comunque non è stata con le mani in mano ma si è dotata di precise disposizioni finalizzate a sopperire al vuoto normativo senonchè è arrivata la Corte Costituzionale, con sentenza n.339/2011 che ha di­chiarato l’incostituzionalità di alcune disposizioni in quanto attinenti a mate­rie di esclusiva competenza statale. Regione sta indietro ma intanto a Roma si dorme.

Gli aumenti dei canoni
Questo il quadro normativo. Vediamo sul lato dei conquibus. Con la legge 22/11 la Regione ha disposto l’aumento dell’importo unitario del canone annuo per le grandi derivazioni ad uso idroelettrico da 14,68 €/kW a 30,00 €/kW, e, con riferimento alle derivazio­ni ad uso industriale con portata superiore a 3.000 l/s, da 16.617,03 €/modulo a 34.000 €/modulo (modulo=100 litri - ndr), a partire dall’an­nualità 2012;

Trasferimento alle Province
Non solo ma a partire dall’annualità 2013, «la Regione trasferisce alle province, entro il 30 novembre di ogni anno, una quota dei canoni per l’uso delle acque pubbliche introitati nell’anno prece­dente stabilita con deliberazione di Giunta regionale nella quale sono determinati i criteri di riparto tra le province te­nendo conto delle particolari situazioni territoriali, da adot­tarsi, sentite le province, entro il 31 ottobre 2012». Quota fissata nel 10 per cento in base a stabilitii criteri di riparto dei fondi.

Canone aggiuntivo (almeno il 50% a Province e Comuni)
Per via della sentenza della Corte Costituzionale, la Giunta regionale può autorizzare, per le sole concessio­ni in scadenza entro il 31 dicembre 2015, la prosecuzione temporanea dell’esercizio degli impianti di grande deriva­zione a uso idroelettrico, per il tempo necessario al com­pletamento delle procedure di assegnazione e comunque per un periodo non superiore a cinque anni e in questo periodo il con­cessionario è tenuto a versare alla Regione un canone aggiuntivo rispetto ai canoni e sovracanoni già dovuti, se­condo le indicazioni definite in un’apposita deliberazione di Giunta regionale. Una quota non infe­riore al 50 per cento degli introiti derivanti dall’applicazio­ne del canone aggiuntivo, va trasferita alle province e ai comuni. Ci sono stati, scontato, ricorsi affondati dal Tribunale Su­periore delle acque pubbliche.

Conquibus dati alle Province
La quota dei canoni trasferita alle Province per l’anno 2013 risulta pari a circa 6 milioni di euro, ovvero il 10% di quanto introitato dalla Regione nell’annualità 2012; l’importo trasferito alle Province non tiene conto del gettito aggiuntivo generato dall’aumento dei canoni unitari per le grandi derivazioni e le derivazioni ad uso industriale non ancora introitato per effetto dei ricorsi presentati da alcuni concessionari;
Il gettito aggiuntivo generato dall’aumento dei canoni po­trebbe garantire il pieno riconoscimento delle particolarità delle diverse Province, anche integrando i criteri di riparto definiti dalla DGR 890/2013, unicamente basati sulle ca­ratteristiche territoriali e anagrafiche e sul numero di deri­vazioni presenti, oltre che sul gettito stimato.

Centralismo
C'è infine l'aspetto centralistico 'romano' nella logica dello Stato napoleonico. La riforma istituzionale vede infatti nel DDL approvato dal Consiglio dei Ministri l'attribuzione allo Stato della potestà legisla­tiva in materia di ambiente e produzione di energia, con risvolti negativi in merito alla gestione responsabile e consapevole del­le risorse proprie dei territori.

Gli obiettivi
Obiettivi della mozione per i quali il Consiglio Regionale impegna quindi la Giunta:
−−sollecitare il nuovo Governo per l’emanazione del de­creto ministeriale, con il pieno coinvolgimento di Regione Lombardia, per la definizione dei criteri di gara per le con­cessioni di grande derivazione
−− provvedere rapidamente alla determinazione del ca­none aggiuntivo da applicare ai concessionari autorizzati alla pro­secuzione temporanea dell’esercizio di impianti di grandi derivazioni a uso idroelettrico, prevedendo anche l’appli­cazione retroattiva;
−− destinare una quota degli introiti derivanti dall’applica­zione del canone aggiuntivo eccedente rispetto al 50 per cento già riservato a province e comuni, al sostegno di Accordi Quadro finalizzati alla tutela dell’ambiente, agli interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico, alla rivitalizzazione del sistema produttivo e al rafforzamento del turismo soste­nibile nelle aree in cui insistono tali derivazioni;
−− provvedere, compatibilmente con la giurisprudenza in divenire, alla riscossione del gettito aggiuntivo generato dall’aumento dei canoni unitari per le grandi derivazioni a uso idroelettrico e le derivazioni a uso industriale e al successivo trasfe­rimento alle province della quota di competenza.

Nel finale la richiesta al Governo della revisione del disegno di legge costituzionale.
GdS

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