Crisi funivie, proposta CISL

(e nostra nota)

Anche nella nostra provincia, come in altre zone dove è presente il turismo invernale,  quello dei trasporti funiviari è un settore che vive attualmente una condizione di crisi strutturale e, nonostante ciò, è un settore irrinunciabile data la sua dipendenza quasi simbiotica con le altre imprese del turismo.

Volendo fare un’analisi di contesto, possiamo dire che la crisi gestionale del settore degli impianti a fune è una naturale conseguenza della crisi di quel modello di turismo invernale che abbiamo conosciuto negli ultimi anni.

Il turismo invernale, legato all’attività sciistica, si è sviluppato in modo sostanziale a partire dagli anni ottanta, raggiungendo la fase “matura” all’inizio degli anni duemila per poi avviarsi, negli ultimi anni, verso una fase discendente. Peraltro, non è difficile immaginare le ragioni di tale discesa se si tiene in debito conto la costante diminuzione dei praticanti le attività sciistiche registrata negli ultimi anni. I giovani, infatti, anche per via dei costi, sono meno attratti dagli sport invernali. Essi sono meno numerosi rispetto a qualche anno addietro, ciò anche per un dato demografico e, soprattutto, hanno meno disponibilità economiche, pertanto, risultano meno propensi ad essere “clienti” delle stazioni sciistiche. Al contempo, coloro che hanno conosciuto negli anni passati il turismo invernale di massa e che rappresentano oggi la generazione con maggiori disponibilità economiche, via via, anche per l’avanzare dell’età, riducono la pratica dello sci ma, comunque, possono oggi essere annoverati tra i turisti amanti della montagna seppur con un interesse meno legato alla pratica sciistica ma, magari, con un’attenzione rivolta verso altre gratificazioni che la montagna può offrire, quali: soggiorni benessere, termalismo, enogastronomia.

Attualmente, anche nelle nostre località turistiche, la pratica dello sci si mantiene con fatica grazie per lo più alla clientela proveniente dai paesi dell’est europeo, quali  Polonia, Repubblica Ceca e Russia, cioè paesi dove il turismo invernale di massa rappresenta ancora una novità.

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Nostra nota

Guardando indietro era così fuori posto l'idea di utilizzare i piccoli salti, ove ambientalmente possibile, per fornire energia a basso costo a impianti e cannoni? Guardando avanti non c'è, anche per questo settore, di pensare al rinnovo delle concessioni idroelettriche (che però, passando da Regione a Stato per via del referendum, sarà ovviamente malato di 'centralismo'). - ndr -

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