Pomodori insalatari polacchi e i perini olandesi, cipolle tedesche, confetture belghe ecc. POVERA ITALIA

Approvvigionamenti in vista per il Ferragosto. Un cartello con “Offerta” vistoso richiama l'attenzione sul reparto pomodori insalatari. Esterrefatti. Alla voce “origine” si legge Polonia che non ci risulta essere diventata “Il Paese del Sole”. Ne fa e ne esporta quando invece noi pur producendone sette milioni di tonnellate ne esportiamo solo 100.000. La gente ne compra, a Varsavia son contenti, nel Sud Italia si piange. In altro punto vendita Polonia, Olanda, Germania.

Non è finita. Un po' più in là ci imbattiamo nei “Perini” di provenienza (!!!) “Olanda”.
Ormai ci aspettiamo di tutto ed ecco le cipolle tedesche, le confetture belghe e così via.

La Coldiretti lodevolmente si batte contro le contraffazioni che sbucano come funghi in giro per il mondo ma anche in difesa delle produzioni nazionali. Gli operatori fanno un calcolo economico e se vendendo prodotti stranieri ci guadagnano ovvio che non gliene freghi niente se a ogni passo in avanti degli stranieri corrisponde uno all'indietro dei nostri. Avessimo la stessa percentuale di iscritti rispetto agli abitanti che hanno gli Stati Uniti le Associazioni dei consumatori le cose andrebbero diversamente.
Oggi purtroppo non sono molti quelli che guardano ll'origine e si comportano di conseguenza.

Eppure abbiamo un esempio. Anni fa lo spumante italiano era in netta minoranza rispetto allo champagne. Ebbene nel 2017 il nostro ha doppiato quello francese! Merito dei produttori, merito di una commercializzazione intelligente ma di scelte consapevoli e intelligenti anche degli italiani.

Infine un piccolo esempio di vita vissuta. C'era un tempo una marca di patatine arrivate sul mercato quando nasceva Berlusconi, nell'anno dell'Impero. Praticamente era l'unica o quasi e se ne mangiavano parecchie. Capita un giorno che qualcuno trova sul sacchetto il luogo di produzione: “Germania” (ma poi arriverà anche la Francia). Arrabbiatura generale. Gli ingredienti sono le patate, che in Italia abbiamo in quantità, il sale, che in Italia abbiamo in quantità, l'olio, che in Italia abbiamo in quantità, la manodopera, che in Italia abbiamo in quantità. Quei tali, arrabbiati, da allora e salvo rare eccezioni di quella marca di patatine ne hanno fatto a meno con la notizia anche arrivata ai giornali. Non è che l'azienda produttrice abbia avuto problemi di fatturato ma da quel caso particolare è scaturita l'attenzione per quel che si compra e per quel che è meglio lasciare dov'è.
Vedano comunque i lettori ma tengano conto di quel che dicono la Coldiretti, il buon senso, l'interesse nazionale
GdS

 

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