Filiera della lana di pecora, via libera in Commissione regionale

In Lombardia sono allevati circa 116mila capi ovini per 290 tonnellate di lana: l’obiettivo è valorizzare un prodotto agricolo locale “a chilometro zero” con vantaggi ambientali ed economici

Milano, 17 marzo 2022 – “Oggi la lana prodotta in Lombardia e, più in generale, in Italia non può essere utilizzata come prodotto agricolo locale a ‘chilometro zero’ e il costo eccessivo per l’immissione sul mercato ci costringe a doverla importare dall’estero. Con la nascita di una filiera specifica, non sarà più così. La lana lombarda diventerà una risorsa per gli agricoltori e per i consumatori con molti vantaggi: dalla tutela ambientale all'occupazione”. Così Simona Pedrazzi (Lega) commenta l’approvazione all’unanimità da parte della Commissione Agricoltura, guidata dal Presidente Ruggero Invernizzi (Forza Italia), della proposta di Risoluzione per la creazione di una filiera della lana di pecora.

Si stima che nelle Regioni del Nord ci siano 116mila capi ovini che producono circa 290 tonnellate di lana. “Il primo problema consiste nel fatto che la lana è classificata come rifiuto speciale con enormi costi per lo smaltimento e, in secondo luogo, mancano impianti di lavaggio sostenibili, spiega la relatrice Simona Pedrazzi. Un deficit strutturale che si traduce in un enorme costo ambientale e di smaltimento per i nostri imprenditori agricoli. Sono tre i paletti di questa risoluzione. Il primo passo è creare una filiera, partendo dalle microfiliere locali da valorizzare e integrare in un sistema più complesso anche attraverso il sostegno di bandi specifici. Per raggiungere questo obiettivo sarà necessario coinvolgere i soggetti economici privati interessati alla progettazione e all’avvio della filiera lombarda. Poi, per aumentare la competitività della nostra lana, chiediamo al Governo di classificarla come prodotto agricolo sotto il profilo fiscale. Infine, c’è la tutela del lavoro e dell’ecosistema: se non si interviene in fretta si rischia di perdere professionalità importanti per l’occupazione, come quelle dei tosatori, che altri Paesi europei invece sostengono e proteggono. Infine, la filiera potrebbe essere un volano per creare ‘nuova’ occupazione nei territori poiché si compone di diversi step: dall’allevamento al trasporto, dalla produzione alla formazione e al marketing. ‘Spazi’ professionali che dovranno essere occupati”.

La filiera della lana di pecora consentirà di valorizzare un prodotto agricolo locale «a chilometro zero» e favorire la conservazione delle razze ovine autoctone che costituiscono un importante patrimonio zootecnico di biodiversità. Senza dimenticare i vantaggi ambientali: l’uso di lana proveniente dalla “filiera corta” nel Nord Italia ridurrebbe in maniera significativa le emissioni provenienti dal trasporto necessario per le importazioni dall’estero. Inoltre, investendo in impianti di lavaggio di ultima generazione si risparmierebbero risorse idriche ed energetiche.

La Commissione ha approvato un emendamento proposto dal Consigliere Roberto Cenci (Movimento 5 Stelle) che chiede di modificare la normativa che regola la definizione della lana come rifiuto speciale. Ciò per permettere l’immissione sul mercato della lana, dopo il lavaggio, senza restrizioni.

Con l’approvazione della proposta di Risoluzione sarà attivato un gruppo di lavoro formato dai componenti della Commissione Agricoltura, dagli stakeholder pubblici e privati con l’obiettivo di predisporre un progetto per valorizzare la lana delle Regioni del bacino padano.

Il voto finale in Aula è previsto martedì 22 marzo.

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