Crisi? E allora risparmiamo. Come? Qualche indicazione la diamo

Si sta discutendo, e litigando, in Europa per ulteriori norme in nome del dio-concorrenza. In particolare anche per le etichette deo vari prodotti. Noi vorremmo il luogo di produzione, gli altri no. Potrebbe così capitare di trovare una bresaola fatta in Polonia (là già fanno il brodo Knorr), il parmigiano in Spagna (là già fanno il brodo Star), i pizzocheri in Germania (là già fanno il brodo Klania) e magari anche in Italia la paella valenciana (nel mantovano fanno già il brodo Cleca). I risultati sono già evidenti. al di là del citato brodo, con prodotti spacciati come italiani che di italiano non hanno né i componenti,nè la preparazione, né la qualità sottraendo in diversi casi, con scelta truffaldina, reddito all'agricoltura italiana.
Il problema è endemico come cocciuta è la posizione del Nord Europa che riesce ad essere, in parte anche per nostre lacune lassù, di costante ostilità. E così capita che il libero scambio con questo quel Paese si risolve in un saldo negativo per noi. Le sanzioni alla Russia gravano sull'agricoltura italiana, una mano alla Tunisia si risolve nel fregare i nostri olivicoltori. Eccetera.

Punti fondamentali restano l'etichetta e gli occhi

Gli occhi? Sì, quelli di tutti noi consumatori nel penetrare reconditi recessi di alcuni prodotti, quelli che richiederebbero una lente d'ingrandimento per venirne a capo. Si faccia una prova o per leggibilità del carattere o per il suo colore da mimetismo bellico, protagonisti rosso e nero in particolare. Naturalmente poi le scritte pubblicitarie sulla confezione o sulla bottiglia, quelle sono vistose e ben leggibili...

L'etichetta? Sì, come più volte abbiamo scritto. Un esempio: il 18.4.2006 trattavamo (giornale e CCCVa) l'argomento in particolare su Leggibilità e sull’indicazione del luogo di produzione.
Confronti. Il 27 X 14 sempre con il CCCVa: “Risparmio e qualità - Se tutte le etichette sono ugualmente leggibili il confronto offre la possibilità di risparmiare o, a pari prezzo, di scegliere la qualità.  Ad esempio se voglio chinotto ho la scelta nei vari punti vendita fra le bottiglie con estratto di chinotto e quelle con solo aromi, a parte il prezzo.  Se qualcuno che fa fatica a leggere in quanto corto di vista,  e magari per via di caratteri e sfondo, dovesse essere messo in condizioni di farlo, sceglierebbe a ragion veduta. Per esempio preferendo magari un'acqua minerale che viene dalla provincia di Venezia, quota m. 16 sul livello del mare, rispetto a un'altra che viene da quasi 2000 metri di quota.
Invito. Chiosa di quella nota: “Resta ovviamente l'invito ai consumatori di leggersele queste etichette, cambiando anche marca per quei prodotti che non fanno leggere, o lo rendono difficile, cosa c'è dentro, da dove vengono e quant'altro”.
Pessima legge quella che indica il minimo per le indicazioni e i dati da mettere sull'etichetta. In pari data di cui sopra si scriveva: “la recente legge, articolata e complessivamente completa, stabilisce la dimensione minima dei caratteri tipografici delle etichette, che devono essere di almeno 1,2 mm o 0,9 mm per le confezioni più piccole. I lettori facciano la prova per vedere se riescono a leggere scritti di tali dimensioni senza occhiali o lenti”. E poi le indicazioni sui colori con la chiosa: “Non sono astruserie. Se un'azienda vuole non usa caratteri quasi microscopici. Si vedono prodotti che hanno scritte grandi per quello che interessa al produttore e piccole per quello che dovrebbe interessare al compratore”.

'Prodotto in Unione Europea' Altra cosa che fa venire i nervi quella di leggere 'prodotto in Unione Europea'. Interessa, o dovrebbe interessare, da quale stabilimento è uscito il tal prodotto o quantomeno la località di produzione visto che da alcune località ne arriva tutta una serie. Qualcuno dei tanti esempi che si potrebbero fare: Rieti, Verona, Caslino al Piano, Castiglione delle Stiviere, Cosio, Induno Olona ecc. ecc.
Un rimedio ci sarebbe. Basta scegliere i prodotti che si presentano chiaramente e lasciare sulle scansie quelli con etichette che si fa fatica a leggere. E possibilmente ricordiamoci, nel fare la scelta, la condizione disagiatissima dei produttori. L'esempio delle mele è illuminante, e allora dato che siamo aperti a tante campagne di solidarietà, da alcune tragiche ad altra per fortuna non drammatiche, un pizzico di solidarietà usiamolo anche per un cosa semplice e non drammatica ma importante comunque e scegliamo le nostre!

Ma dove sono i risparmi? Riprendiamo anche qui quanto già scritto: “All'interrogativo è facile rispondere. Se chi non lo fa oggi, e sono i più, si decide, lasciato sulle scansie tutto quello difficile da leggere e si guarda quello che c'è scritto vedrà che ha una prima occasione di risparmiare”. Segue un esempio.
“Altro fattore di risparmio è quello di decidersi di leggere il costo unitario, al kg o al litro. Quanto alla data di scadenza che molti tirano in ballo, certo un controllo non fa mai male ma è difficile che ci siano anomalie sia nella grande distribuzione che al dettaglio.

C'è poi la parte che riguarda le promozioni e le offerte.
Non è opportuno affidarsi come fattore taumaturgico alla parola “offerta” ma, anche qui, vedere il prezzo per kg o per litro confrontandolo con i prezzi di prodotti che non sono in offerta. Su questa voce dato che i prezzi speciali vengono comunicati in anticipo con i 'volantini' che tutti i supermercati distribuiscono diventa importante il pennarello. Passando in rassegna le varie offerte lo si usi. Quando il periodo è iniziato si vada al supermercato di interesse, occhiali per cautela in tasca, si tiri fuori il volantino con contrassegnate le offerte utili e si rifornisca la dispensa.
Quello in definitiva che qualcuno già fa oggi, - e li si vede mentre girano per le corsie – però una ristretta minoranza che ha verificato come si possa risparmiare e non poco.
GdS
 

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