L’ENERGIA E’ ESSENZIALE PER L’ITALIA. CI COSTA L?IRA DI DIO VISTA LA DIPENDENZA DAL PETROLIO, DALGAS E DALL’IMPORTAZIONE DI ENERGIA PRODOTTA IN QUELLE CENTRALI NUCLEARI CHE NOI, AQUILE, ABBIAMO SMANTELLATO

Dal Presidente dell’Autorità dell’energia, Alessandro Ortis, durante la cerimonia della Relazione annuale che si è svolta la settimana scorsa. “Così come per le passate emergenze gas, e anche per quelle che ci si prepara a prevenire e gestire, l'attenzione dovrà concentrarsi non solo sulle condizioni climatiche, sull'affidabilità delle importazioni dalla Russia e dei transiti attraverso l'Ucraina, sulla piena funzionalità del gasdotto dalla Libia, sull'aumento della domanda (compresa quella del settore termoelettrico), ma anche sulla capacità di recuperare sollecitamente i ritardi accumulati in termini di sviluppo stoccaggi, potenziamento dei gasdotti già operativi, costruzione di nuovi gasdotti e attivazione di nuovi rigassificatori”.

Le bollette elettriche delle famiglie italiane sono aumentate dal 1999, anno di avvio della liberalizzazione, del 41,1% in termini nominali (+22,3% a valori reali) a fronte di un aumento del 269% delle quotazioni del petrolio in dollari al barile. L'attuale prezzo di riferimento del gas naturale per le famiglie e i piccoli consumatori, è di 69,32 centesimi di euro per metro cubo e presenta rispetto al 2000 un incremento del 17,9% in termini nominali e del 2,7% in termini reali. "Per le imprese italiane i prezzi si collocano al di sopra della media europea, con scostamenti più contenuti per le tipologie con consumi più bassi e scostamenti più elevati per i grandi utilizzatori".

“Nel periodo 2003-2005 è emerso qualche segnale di convergenza a livello europeo. In particolare, per i consumi domestici si è ridotta la differenza, pur sempre elevata, con i prezzi di importanti paesi della Ue”. Tra l'altro, osserva sempre Ortis, “gli utenti domestici italiani con i più bassi livelli di consumo beneficiano di tariffe più basse dei prezzi prevalenti in Europa”.

Gli incrementi dei prezzi finali dell'elettricità registrati a partire dal terzo trimestre del 2004 sono in buona parte ascrivibili a un sensibile aumento della componente legata ai costi di generazione, che rappresenta il 70,6% della tariffa al netto delle imposte. L'incidenza crescente di questa voce è conseguenza dell'ancora insufficiente dinamica concorrenziale sul mercato e dal lievitare dei costi dei combustibili, idrocarburi in particolare.

“Gli effetti del processo di liberalizzazione, pur non ancora completato, hanno già portato a prezzi e tariffe più bassi”.

“Si conferma l'esigenza di un mix di produzione sempre meno petrolio-dipendente e di uno sforzo costante di tutti per disaccoppiare il più possibile le dinamiche dei prezzi del gas e del petrolio”.

Per il gas "l'attuale prezzo, confrontato con quello dello stesso periodo del 2000, risulta in aumento del 17,9% in termini nominali e del 2,7% in termini reali. Il prezzo di riferimento è composto per oltre un terzo (33,6%) dal costo della materia prima e per il 23,3% dai costi di trasporto, stoccaggio, distribuzione, commercializzazione. Il contenimento delle componenti tariffarie ha solo parzialmente controbilanciato l'incremento della componente relativa alla materia prima”. Per il periodo 2004-2005, l'incremento del prezzo di riferimento è stato più contenuto, al netto delle imposte, di quello mediamente riscontrato negli altri paesi europei. “Il prezzo di riferimento include un onere fiscale pari al 42%”.

L'Autorità si mette a disposizione di Parlamento e Governo “per un eventuale riesame della struttura di prelievo fiscale gravante sui prezzi di gas ed elettricità anche al fine di una maggiore trasparenza”.

Il fabbisogno di gas è cresciuto del 7,4% rispetto al 2004, passando da 79 a 85 miliardi di metri cubi. Il 40% del gas è andato alla generazione elettrica, mentre il settore industriale, i servizi e le famiglie si sono divisi il restante 60%. La dipendenza dell'Italia dalle importazioni "aumenta sensibilmente, di anno in anno e ha superato, nel 2005, l'85% dei consumi. La produzione nazionale ha continuato a decrescere come negli scorsi anni ed essa è dominata dall'Eni, con una quota pari all'84%". L'approvvigionamento si basa prevalentemente su fonti extracomunitarie (37% dall'Algeria, 32% dalla Russia, 6% dalla Libia), e avviene attraverso infrastrutture di adduzione (4 gasdotti e un rigassificatore) "il cui utilizzo è controllato dall'Eni o da società estere ad essa facenti capo".

"In questa realtà nazionale, caratterizzata da forti criticità sul piano concorrenziale abbiamo segnalato più volte, al Parlamento e al Governo, la necessità di introdurre sollecitamente anche per il settore gas, così come già fatto per il settore elettrico, una separazione proprietaria delle aziende che gestiscono monopoli tecnici da quelle che si occupano di libere attività in competizione, a monte o a valle della filiera".

Devono essere ceduti i diritti di transito transfrontalieri per "garantire la piena neutralità e trasparenza delle attività di trasporto e di stoccaggio. D'altronde Stogit, Snam Rete Gas ed i diritti di transito transfrontalieri per alimentare il nostro Paese non dovrebbero avere ne' parte, ne' relazione, ne' influenza alcuna rispetto agli apprezzabili 88 miliardi di metri cubi di gas che l'Eni vende annualmente in Europa".

“Le terziarizzate Snam Rete Gas e Stogit, finanziate, come già oggi, da prelievi tariffari e libere da altri condizionamenti, potrebbero sviluppare infrastrutture atte a sostenere anche la gara del nostro Paese per l'hub principale del Sud Europa".

“Così come per le passate emergenze gas, e anche per quelle che ci si prepara a prevenire e gestire, l'attenzione dovrà concentrarsi non solo sulle condizioni climatiche, sull'affidabilità delle importazioni dalla Russia e dei transiti attraverso l'Ucraina, sulla piena funzionalità del gasdotto dalla Libia, sull'aumento della domanda (compresa quella del settore termoelettrico), ma anche sulla capacità di recuperare sollecitamente i ritardi accumulati in termini di sviluppo stoccaggi, potenziamento dei gasdotti già operativi, costruzione di nuovi gasdotti e attivazione di nuovi rigassificatori. Elementi di sistema, questi ultimi, particolarmente importanti ed urgenti, anche per la diversificazione dei mercati di approvvigionamento, attraverso il collegamento via nave di fornitori che possano competere con quelli già impegnati per la nostra copertura".

"A fine 2005 il prezzo di riferimento del greggio si è collocato oltre i 57 dollari al barile, in aumento del 44% rispetto all'anno precedente; nel secondo trimestre del 2006 il prezzo medio si è collocato addirittura sui 70 dollari al barile e, a tutt'oggi, non emergono segnali significativi di raffreddamento".

"Le recenti crisi internazionali hanno accentuato la percezione dei problemi strutturali del settore: la scarsa spare capacity (differenza tra offerta possibile e domanda) e la carenza internazionale di capacità produttiva e raffinazione. Questi problemi strutturali si riflettono anche nei prezzi dei contratti future, attestati ancora su valori molto elevati per i prossimi anni".

L'aumento di un dollaro del prezzo del barile “genera oltre 5 miliardi di dollari di maggiori costi annuali, che si riflettono per circa un terzo nei settori dell'elettricità e del gas”.

“L'Europa non può rassegnarsi a subire qualunque aumento dei prezzi del petrolio come evento ineluttabile e deve saper giocare un nuovo ruolo sul mercato mondiale del petrolio e del gas, e nel rapporto fra paesi produttori e paesi consumatori”

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