Pomodori dal Marocco, confetture dal Belgio e via di questo passo. Così più posti di lavoro là, meno in Italia!

Occorrerebbe che i consumatori scegliessero megliio. Esempi

Intensa campagna quella che sta conducendo la Coldiretti in due direzioni, Sul pianp internazionale per combattere le malversazioni che vengono compiute offrendo in vendita loro prodotti alimentari fatti passare per originali italiani. Sul piano interno per stimolare gli italiani a preferire i prodotti nazionali. Campagna giustissima che però deve tener conto del classico detto che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Vediamo la questione.

Tempo fa abbiamo espresso il nostro disappunto – eufemismo – nel vedere esposti in vendita pomodori con indicata una sorprendente provenienza: Polonia e Olanda. Per inciso non c'è limite al peggio visto che in questi giorni ne abbiamo visti persino  provenienti dal Marocco (!).
Italia Paese del sole

L’Italia è il principale produttore di pomodoro d’Europa con quasi 7 milioni di tonnellate, seguito dalla Spagna con poco più di 5 milioni.  171 milioni le tonnellate prodotte nel mondo (nel 2015) con il 3% della produzione mondiale, dopo Cina (31%), USA e India (10%), Turchia (7%) e Iran (4%). Abbiamo condizioni di migliore qualità, abbiamo quello che non hanno in ugual misura Polonia e Olanda, e cioè il sole, abbiamo la quantità visto che esportiamo solo 100mila di quei sette milioni di tonnellate. E che bisogno abbiamo di importarne col risultato che cala la nostra occupazione a favore di quei Paesi?

L'abbiamo per colpa nostra. Gli operatori commerciali fanno i loro interessi  e qualora i pomodori marocchini costano meno se ne fregano ovviamente se 'è nel Sud ne viene qualche disoccupato in più. Fin che le cose vanno così però. Se invece i consumatori facessero quel che sarebbe opportuno e cioè guardassero bene scegliendo il made in Italy gli operatori reagirebbero velocemente adeguandosi .

Stiamo usando i pomodori per un discorso che va ben oltre. Altro esempio. Nella foto si vedono due confezioni, una di brodo e una di confettura (marmellata per legge è solo quella di arance).  Il brodo di società che ne fa molta pubblicità in TV viene dalla Spagna (altra dalla Polonia, Non è da molto che questo mercato si è aperto ed ora abbiamo rilevato altre tre marche, queste di produzione italiana. Qui un caso diverso da quello dei pomodori. Una scelta che, a pari condizioni, il consumatore dovrebbe fare scegliendo uno degli altri tre prodotti italici.

Un cenno ancora. Grande spazio in un importante esercizio commerciale a una serie di vasetti di confetture, vasetti con scelta idiota di una base ottagonale di modo che risulta complicato servirsene fino in fondo. Le confetture le fanno a Floreffe, luogo che non è la frazione di qualche comune italiano ma una cittadina vallona delle dimensioni di Chiavenna, e a un indirizzo che è tutto un programma: Viale delle ciliegie 1. Ci sono negli scaffali altre marche, anche biologiche, e primeggia per qualità la VIS, fiore all'occhiello della Valtellina. C'è una scelta da fare. Ci pare che non manchino nel nostro Paese gli ingredienti necessari in primis i frutteti e, ci pare, sole ed altro ancora.
Scegliamo pure le confetture belghe se vogliamo che là abbiano qualche posto di lavoro in più e noi qualcuno in meno e così i pomodori che vengono dal Nord Europa, il brodo che viene dalla Spagna ecc.ecc.
Se avessimo un briciolo più di identità nazionale trasferendolo negli acquisti le cose cambierebbero. A meno richiesta dei vari prodotti che ci vengono addosso dall'estero chi vende non farebbe altro che prenderne atto e cambiare fornitori.

Sarebbe cosa giusta e di buon senso. Lo sarebbe se i consumatori diventassero consumatori razionali. Non lo sono. Quando c'è, fatto accaduto, chi prende dal contenitore una busta di salumi senza guardare pensando che sia prosciutto crudo ed è culatello accorgendosi solo alla cassa che il prezzo era di 78 €uro – tempo fa, ora siamo oltre 90 – oltre il triplo è detti tutto e la rassegnazione impera.

GdS

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