L’ANGOSCIOSO PIANTO DEI RICCHI

A proposito di Finanziaria e di tasse - Nostra nota di commento

Caterina Sforza, sorella di Giangaleazzo Sforza, moglie di Girolamo Riario, Signora di Imola, nota per aver diffuso la moda dei cosmetici femminili e per aver inventato le mutande (siamo nel XIII secolo), ebbe idee molto rivoluzionarie a quel tempo, oggi diremmo di stampo progressista, per esercitare la giustizia sociale tra i suoi sudditi, dopo aver deciso un inasprimento fiscale per far fronte alle spese della signoria.

Ora, nell’anno di grazia 1488, ascoltata una delegazione di contadini che, essendo stati espropriati delle loro proprietà dai notabili, dai patrizi e dagli artigiani cittadini, non potevano più pagare le tasse avendo perso ogni cespite di rendita, decise con suo marito il conte Girolamo di sentire anche il parere dei notabili sulle ragioni esposte dai contadini.

Furbesca e intimidatrice fu la risposta dei notabili: “O signor conte chi vi ha messo in testa certe idee? Non ascoltate li villani che voglion solo il vostro male. Non abbiate paura de’ contadini: che finché li cittadini e li artigiani sono d’accordo, li contadini han pazienza. Lasciate, dunque, che continui a pagare chi è uso de pagare!. Voi dategli bone parole; non date retta alli ribaldi che voglion solo qualche scompiglio. Credete a noi. O la signoria vostra lascia perdere o non vedrebbe mai più lo giorno novo” Il conte Girolamo, anche su suggerimento di Caterina, respinse con sdegno la non troppo velata minaccia, ma pagò con la vita quel suo gesto. L’astuta e avveduta Caterina, però, nel giro di pochi giorni ebbe ragione dei cospiratori che, a loro volta caddero vittime del popolo inferocito che chiedeva giustizia.

Quello raccontato sopra è un pezzetto di storia antica, che evoca, però, una situazione molto simile a quella suscitata dalla recente proposta di legge finanziaria presentata dall’attuale governo.

I ricchi stanno rumoreggiando perché si sentono vittime di chissà quale dileggio, ma hanno torto!.

I ricchi vogliono sempre essere considerati tali, vogliono diventare sempre più ricchi e chi si accinge a chiedere loro un gesto di solidarietà sociale viene ritenuto un loro nemico e l’atto in se viene considerato un attentato alla libertà. Loro, i ricchi, amano andare sempre a senso unico, amano solo la progressione dei loro averi, non importa a spese di chi e di cosa e, per farlo, non esitano a chiamare in loro aiuto anche i poveri. E i poveri spesso cascano nella trappola.

Raccontava l’economista John Kenneth Galbraith in uno dei suoi numerosi saggi che “ nulla è più commovente delle angosciate lacrime versate dai ricchi quando sentono minacciati i loro privilegi, tanto che i poveri si commuovono e corrono in loro aiuto”.

Pochi giorni orsono, esattamente il 21 settembre, quasi tutti i quotidiani pubblicavano una notiziola: “in Italia 700mila famiglie super ricche”. Uno studio dell’Università cattolica e di altri Istituti specializzati metteva in luce un fatto, dagli economisti considerato usuale, che però anche nel 2006 ha fatto lievitare il numero delle famiglie con un patrimonio finanziario superiore a 500mila euro (immobili e proprietà terriere esclusi).

Il numero delle famiglie con un patrimonio superiore a tale cifra è pari a 712mila contro le 692mila del 2005 e le 646mila del 2004. Un ulteriore dato che deve far riflettere in particolare è che il 63% della ricchezza totale delle famiglie è costituito da immobili e terreni, contro il 50% del 2002, mentre solo il 34% é formato da patrimonio finanziario (azioni, obbligazioni, bot bond, eccetera).

La parte del leone, continua lo studio, la fa la Lombardia. Il 98% possiede un patrimonio fra i 500mila e i 5 milioni di euro, il 2% con una ricchezza fra i 5 e i 50 milioni di euro e lo 0,01% sopra i 50 milioni. Infine, in Lombardia è concentrato il maggior numero di patrimoni con un 26,1% della ricchezza. Seguono a lunga distanza le altre regioni. Questi risultati sono frutto di una politica quinquennale tutta tesa a favorire la tutela dei grandi patrimoni a scapito del lavoro dipendente, dei pensionati, dei giovani, della ricerca scientifica, della scuola e della sanità pubblica. Stante questa situazione, quello che colpisce e che stupisce è il forte grido di dolore e di angoscia che si alza proprio in Lombardia da queste famiglie ricche che si vedono minacciati i loro patrimoni da un aumento del 3% (tre per cento) di tassazione previsto dalla legge finanziaria. Infine, sarebbe davvero desolante vedere se anche questa volta tanti poveri si commuovono e corrono in loro soccorso. Speriamo di NO!

Valerio Dalle Grave

Solo per completare e per dovuta obiettività: Tremonti ha più volte citato la situazione esistente al suo reingresso al Ministero cinque anni fa, in particolare la enorme differenza fra il numero di chi denunciava al fisco una certa notevole cifra e il numero delle auto di lusso vendute precisando di non dare la colpa ai governi di centro-sinistra. La questione è endemica ed è un gatto che si mangia la coda. L’abbiamo scritto sull’ultimo numero: oggi ci sono tanti autonomi che non evadono non perché virtuosi ma perché non possono farlo dato il tipo di attività e il tipo di clientela. Siccome però nel settore ci sono autonomi con denunce di redditi scandalosamente irrisorie lo Stato provvede con aliquote molto aspre. E così i primi sono spremuti e la situazione dà oltre a tutto l’alibi ai secondi di continuare, magari anche con più zelo, a frodare il fisco e i contribuenti onesti. Un tempo, quando egemone era la DC, i dati della cosiddetta “Vanoni” venivano resi pubblici e così quelli dell’imposta di famiglia, comunale.

La pubblicazione serviva, e come… (NdD)

Valerio Dalle Grave
Economia