SUGLI STUDI DI SETTORE CONTINUA LA BATTAGLIA DI CONFARTIGIANATO
Prosegue il confronto tra Confartigianato e il Ministero delle Finanze sull’attuazione del Protocollo sugli studi di settore firmato a dicembre 2006.
Ripercorriamo le tappe dell’attività svolta in questo periodo dalla Confartigianato, per dare conto di ciò che è stato fatto, delle richieste avanzate e di quanto è nelle intenzioni dell’Amministrazione finanziaria.
Sin dalle prime riunioni, preliminari alla redazione del protocollo d’intesa firmato lo scorso 14 dicembre 2006, è emersa la volontà del Governo di intervenire sugli studi di settore al fine di evitare la costruzione di una congruità fittizia volta a nascondere l’evasione. Infatti gli indici di normalità economica erano già presenti nella Legge finanziaria 2007, sin dal 1° ottobre 2006, vale a dire prima della firma del protocollo. La decisione da parte del Governo di inserire tale meccanismo negli studi di settore, già dal 2006, era ormai presa, a prescindere dalla firma del Protocollo d’intesa.
L’azione di Confartigianato, era pertanto finalizzata da un lato ad ottenere tutte le garanzie necessarie per dare una effettiva possibilità ai contribuenti di dimostrare che non sono evasori, dall’altro di conseguire importanti contropartite sotto altri aspetti sia dal punto di vista fiscale che in altri ambiti. L’azione confederale a garanzia dei contribuenti, nostri associati, è iniziata pertanto già dal mese di maggio/giugno 2006.
La volontà di partire dal 2006 in via anticipata con gli indicatori di normalità economica determinati in modo unilaterale e, quindi, avulso dalla logica degli studi di settore è stata contrastata da Confartigianato per due ordini di ragioni:
- avrebbe avuto una pesante valenza retroattiva;
- non avrebbe potuto avere la “compliance” delle Associazioni di categoria, in considerazione del fatto che, tenuto conto dei tempi ristretti, sarebbe stato impossibile contribuire alla costruzione di indici effettivamente selettivi ed equi.
Proprio per questi motivi, e considerando gli altri elementi positivi contenuti nel protocollo d’intesa, si è comunque preteso l’inserimento della seguente frase “per quanto concerne il periodo d’imposta 2006, gli indici di coerenza, selettivi ed equi, opereranno in maniera tale da individuare in modo trasparente i soggetti che, con elevata probabilità, hanno indicato dati che non rappresentano correttamente la realtà dell’azienda”.
Subito dopo l’emanazione del decreto ministeriale di approvazione degli indici di normalità economica, la Confederazione ha verificato l’efficacia e l’efficienza degli indici su un campione significativo di imprese associate. L’obiettivo è stato quello di analizzare se effettivamente gli indici rispettassero i requisiti di equità e selettività nonché di trasparenza, cioè i vincoli posti nel protocollo d’intesa.
Dall’analisi è emerso che, sostanzialmente, le distorsioni più significative avvengono relativamente all’indice “valore aggiunto per addetto”; inoltre i risultati sono penalizzati dalla carenza di selettività generata dalla mancanza del riferimento al cluster.
Queste osservazioni sono state, di fatto, condivise dall’Amministrazione finanziaria sia durante gli incontri di carattere tecnico che si sono svolte il 7 e il 16 maggio scorsi, sia in sede di elaborazione della recente circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 31/E del 22 maggio 2007.
Nella circolare, l’Agenzia, fornendo istruzioni ai propri uffici periferici, ha ribadito che “considerato che gli indicatori di normalità economica … sono stati elaborati sulla base dei dati relativi alla generalità dei soggetti appartenenti a ciascun settore, in sede di accertamento gli Uffici dovranno valutare con estrema attenzione la posizione del contribuente, soprattutto nelle ipotesi in cui l'applicazione degli indicatori in parola determini scostamenti assai rilevanti tra i ricavi o compensi dichiarati e quelli stimati dallo studio di settore.”
Il 30 maggio scorso, la Confederazione, insieme con le altre organizzazioni firmatarie del Protocollo, è intervenuta in una riunione di carattere tecnico con l’Agenzia delle entrate e la SO.SE.
Al fine di pervenire ad una maggiore selettività ed equità degli indici di normalità economica, l’Agenzia delle Entrate, con l’ausilio della SOSE, ha individuato il seguente percorso:
• selezione, con l’ausilio delle Associazioni di categoria, di casi concreti in cui i nuovi indici di normalità economica forniscono risultati abnormi;
• individuare gli elementi che possono meglio definire i contribuenti “marginali”;
• valorizzare la possibilità per le Associazioni di categoria di riconoscere la presenza di una o più condizioni di marginalità attraverso il meccanismo dell’ASSEVERAZIONE/ATTESTAZIONE;
• operare per il miglioramento del contraddittorio anche attraverso l’avvio immediato della formazione congiunta tra i funzionari dell’Agenzia delle entrate e delle Associazioni di categoria come preteso nel protocollo d’intesa.
Queste direttive dovrebbero essere esplicitate in una imminente circolare dell’Agenzia delle Entrate, in cui dovrebbero essere meglio individuati i dettagli applicativi dei nuovi indici di normalità economica ed evidenziati i percorsi logici da seguire per riconoscere una disapplicazione totale o parziale degli indici.
L’Agenzia delle Entrate, con l’ausilio di SOSE, ha intenzione di avviare un piano di informazione per sensibilizzare i contribuenti e gli operatori:
- sulla corretta classificazione della propria attività (ciò in quanto il non corretto funzionamento dello studio di settore spesso è dovuto ad una errata attribuzione del codice attività);
- sulla selettività degli indici;
- sul corretto funzionamento degli indici solamente in situazioni di normalità economica;
- sul fatto che gli studi di settore non sono una “catastizzazione” dei redditi, spiegando la centralità del contraddittorio.
E’ apprezzabile la volontà di escludere i marginali dalla applicazione degli indicatori, nonché la disponibilità a ricevere la segnalazione di casi critici e la ferma volontà di migliorare il contraddittorio.
E’ tuttavia evidente che ciò non può essere giudicato sufficiente per risolvere i problemi, legati alla chiusura del periodo d’imposta 2006, anche in considerazione della carente gestione del contraddittorio.
Per tali ragioni, la Confederazione ha richiesto, all’Amministrazione finanziaria, una presa di posizione ufficiale sulle seguenti questioni:
- assicurazione che questi indici di normalità economica non verranno mai applicati nell’azione di accertamento a mezzo studi di settore. Si ritiene, infatti, che gli indici di normalità economica debbano essere utilizzati solamente quale mera anticipazione degli studi di settore di nuova generazione che verranno costruiti, a partire dal 2007, con l’ausilio delle Associazioni di categoria interessate;
- l’individuazione di criteri oggettivi che consentono di identificare la marginalità devono essere resi disponibili a breve, anche con l’ausilio di un software;
- consentire il pagamento dei tributi entro il prossimo 16 luglio 2007, senza maggiorazione dello 0,40%, per tutti i soggetti del mondo degli studi di settore.
Su questo punto il Governo ha annunciato una proroga per la qaule i contribuenti chiamati ad applicare gli studi di settore potranno effettuare i versamenti entro il 9 luglio p.v. oppure entro l’8 agosto con la maggiorazione dello 0,4%
Una proroga, a giudizio di Confartigianato, tardiva che non risolve i problemi della stretta fiscale.
Già a maggio - denunciano i rappresentanti dell’artigiamnato - avevano chiesto un rinvio delle scadenze ed ora viene concessa una proroga di venti giorni che semmai complica il quadro degli adempimenti.
Sono questi gli aspetti che Confartigianato ritiene essenziali per rendere gli indici di normalità economica rispettosi in primo luogo dei sacrifici fatti dal mondo produttivo, ed in secondo luogo degli impegni assunti nel protocollo firmato il 14 dicembre 2006. Se anche una piccola percentuale di contribuenti non evasori venisse toccata da richieste infondate, sarebbe gravissimo.
Tutti gli sforzi della Confederazione sono stati e sono orientati ad evitare che ciò avvenga e, comunque, a dare la più ampia possibilità e certezza che le osservazioni presentate dal contribuente siano ascoltate dall’Agenzia delle Entrate in sede di contraddittorio.
UnArtSo