Sondrio, la neve “chiude” la transumanza: “Oggi è un’attività per oltre 100 under-35”
Dal poeta: E vanno pel tratturo antico al piano, - quasi per un erbal fiume silente - su le vestigia degli antichi padri
SONDRIO – Con le nevicate dei giorni scorsi e con la discesa alle più basse quote delle ultime mandrie e greggi, cala il sipario sulla stagione d’alpeggio 2020: il percorso di rientro dei pastori che, con i loro animali, scendono a valle è un’attività strategica per il territorio valtellinese, chiavennasco e di tutte le valli della provincia di Sondrio.
Un percorso per tappe, il più delle volte, che parte dagli alpeggi per far sosta nei pascoli a mezza costa, su altezze più moderate: “Un’attività che si tramanda di generazione in generazione e che costituisce un patrimonio di cultura rurale, sociale e gastronomica di grandissimo valore” commenta Silvia Marchesini, presidente di Coldiretti Sondrio ed ella stessa impegnata, ogni estate, nell’attività d’alpeggio in quota. “E’ un’attività che consente di tramandare le millenarie tradizioni casearie proprie delle nostre montagne e che, allo stesso tempo, assicura presidio, tutela e manutenzione dell’ambiente montano proprio grazie alla presenza e al lavoro degli stessi allevatori”.
La transumanza è quindi un’antica pratica che – spiega Coldiretti Sondrio – consiste nella migrazione stagionale del bestiame, proclamata nel dicembre 2019 patrimonio culturale immateriale dell’umanità dall’UNESCO a conferma del valore sociale, economico, storico e ambientale della pastorizia (che in provincia si riflette nella produzione dei formaggi di più antica memoria).
I giovani imprenditori che, nonostante le difficoltà di questo lavoro, non temono di affrontare le asperità della vita in quota per dar corso al loro progetto imprenditoriale. Secondo i dati di Coldiretti Giovani Impresa Sondrio si tratta di oltre 70 giovani agricoltori che si recano in alpeggio, cui si sommano anche i lavoratori impiegati stagionalmente: in tutto, si supera il centinaio di “under 35” che operano in montagna con mandrie e greggi.
“Un dato importante – rimarca la presidente Marchesini – in un’ottica futura di mantenimento della tutela del territorio, di cura delle nostre terre alte, di salvaguardia della biodiversità e di valorizzazione di una produzione lattiero-caseario di eccellenza, che coinvolge, oltre alle aziende che praticano la transumanza, quelle che vivono e presidiano la montagna tutto l’anno”.
Quello della “trasmissione della memoria rurale” è un compito che i giovani allevatori che salgono in alpeggio sentono come un dovere: alle mandrie delle “tre razze montane per eccellenza”, ovvero le vacche brune, di pezzata rossa o grigia, si affianca l’allevamento ovicaprino, al quale si legano anche rarità agroalimentari come il violino di capra chiavennasco.
“Il recente riconoscimento dell’Unesco – evidenzia Gian Michele Sassella, vicedirettore di Coldiretti Sondrio – certifica il valore della tradizionale migrazione stagionale delle greggi, delle mandrie e dei pastori che, insieme ai loro cani e ai loro cavalli, si portano nelle alte quote: un riconoscimento importante che conferma il valore sociale, economico, storico e ambientale della pastorizia che coinvolge in Italia ancora 60mila allevamenti nonostante il fatto che nell’ultimo decennio il “gregge Italia” sia passato da 7,2 milioni di pecore a 6,2 milioni perdendo un milione di animali”.
Ma anche i cittadini possono fare la loro parte per sostenere i giovani allevatori che operano in altura: “Scegliere un formaggio di produzione locale, fatto nei nostri alpeggi e montagne casearia – concludono Marchesini e Sassella - significa dare continuità a una storia che affonda nei millenni le proprie radici, assicurando futuro a queste imprese e ai loro animali: è grazie a loro che la montagna resta viva, accessibile, curata. Si tratta di un presidio importante per prevenire gravi dissesti idrogeologici e per assicurare una fruibilità del territorio anche dal punto di vista turistico”. (06/10/2020)
Coldiretti Sondrio