Scippo Banche Popolari, 'esproprio democratico'

Milano 6 febbraio, mattina con un umido che entra nelle ossa. Display che non vanno d'accordo fra loro. Media 2 gradi di temperatura e 75% di umidità. Guardiamo le imponenti otto colonne del Palazzo della Banca Popolare di Milano, una delle dieci da far fuori, in attesa d'un amico azionista (dipendente). Chissà che non abbia qualche novità. Vien fuori una battuta. C'è a due passi un negozio che vende occhiali e il brillante della compagnia non si fa perdere l'occasione: “Andiamo dentro e chiediamo se hanno un paio di occhiali che ci permettono di vedere cosa succede ai piani alti dietro le otto colonne”. Lo autorizziamo ad andare a fare l'acquisto. Con una sfrontatezza degna di miglior causa va, o finge di andare. Lasciamolo al suo destino e guardiamo il nostro.

Il nostro uomo arriva con grandi novità, dice lui. Il Decreto è anticostituzionale e dunque ci sarà il ricorso. Mano tesa al governo. Ragioniamo. Siamo pronti a cambiare qualcosa. Abbiamo fatto fare lo studio a tre specialisti (Alberto Quadrio Curzio, Angelo Tantazzi, Piergaetano Marchetti). Il Governo trasformi il Decreto in disegno di legge in modo di avere il tempo per trovare una soluzione.
Tutte qui le novità? No. Tira fuori il testo di una e-mail: comincia l'iter alla Camera. C'è una notizia che dice decisiva: l'Assopopolari ha ottenuto di essere sentita nella Commissione competente martedì o mercoledì prossimo: “Esame delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge n. 2844 – Conversione in legge del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 3, recante misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti (da inviare al Senato – scadenza: 25 marzo 2015)”. Il brillante della compagnia, tornato senza gli occhiali, chiede se l'incontro di martedì è a due. Telefonata. Seconda. Terza e finalmente il responso: no, hanno chiamato anche Banca d'Italia e ABI nelle Commissioni riunite VI Finanze e X Attività Produttive. Delusione. Commento: “concerto in salsa renziana”.
Quello che la sa sempre lunga dichiara il suo ottimismo perchè, come in passato, ci penserà l'attività lobbistica. Quasi convincente se non ci fosse di mezzo l'oste col quale fare i conti. Le opposizioni, tante, all'esproprio democratico come lo chiama il 'brillante', si scontreranno con la decisione di Renzi, di Padoan, degli investitori stranieri citati dal decreto (non, per caso ad un certo fondo cinese che sarebbe stato interessato al MPS, ma anche ai suoi piani alti? - ndr). Tira aria di fiducia, meglio, di voto di fiducia.
L'azionista (dipendente) esprime la fiducia sua e dei colleghi dietro le colonne verso il dr. Caselli (Il Presidente di Assopopolari, ndr), anche per essere Presidente della Banca Popolare dell'Emilia Romagna eppure, rendendosene conto, se ne va un po' smarrito. Il nostro drappello di piccoli azionisti, che lo ha evidentemente demoralizzato, fa i conti della strada del Decreto Legge. Più di 10 giorni se ne sono già andati, restano solo sette settimane per fare il giro delle varie commissioni competenti di Montecitorio fino al voto in aula per poi passare al Senato. Prendersela comoda permette, passati i giorni, di avere la scusa per il voto di fiducia, nel silenzio dei parlamentari escluso l'onorevole Tabacci sostenitore del Decreto Legge. Unica cosa da farsi, concorda il nostro drappello. il ricorso immediato alla Corte Costituzionale.
L.M. Alessandrini
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Chiedono "che fare?". Ci pare la cosa migliore quella di stare fermi e fiancheggiare chi si mette all'opera. Fra l'altro abbiamo tre senatori dai quali ci si attende un voto per la Valle e non per l'alta finanza. Ha ragione chi diceva "che non tornino in Valtellina se approvano quel Decreto!" (ndd)

 

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