Industriali: “più coraggio nel progettare il futuro, venga avanti una nuova classe dirigente” e nostra nota

5 febbraio 2014 – “La provincia di Sondrio, se non vuole rimanere ai margini dello sviluppo, deve avere più coraggio nel disegnare il proprio futuro. Serve una nuova classe dirigente che, in una logica di sussidiarietà, si attivi per progettare e realizzare un territorio più competitivo”.

A pochi mesi da una tornata elettorale che coinvolgerà la grande maggioranza dei Comuni di Valtellina e Valchiavenna, e mentre è in discussione al Senato il decreto Delrio che modificherà il ruolo istituzionale delle province, la Presidente di Confindustria Sondrio, Cristina Galbusera, apre il dibattito su un tema troppo spesso affrontato in modo superficiale. “Ci vuole maggiore consapevolezza, anche da parte della cittadinanza. I tempi sono cambiati e se non vogliamo scomparire dobbiamo muoverci prima degli altri. I referendum sulle fusioni comunali dello scorso dicembre erano una bella opportunità per fare un primo passo nella giusta direzione, ma sono stati sonoramente bocciati: un brutto segnale” – prosegue Galbusera.
I Sindaci che in prima persona guidano lo scuolabus ed eseguono le riparazioni sono encomiabili, ma non più al passo con i tempi. Servono invece Comuni più grandi per attrarre maggiori risorse pubbliche, offrire a famiglie e imprese servizi di maggiore qualità, avere funzionari più competenti e amministratori capaci di progettare il futuro del territorio, non solo di gestire l’ordinario. Anche sulla riforma Delrio non c’è un dibattito reale. Si vuole giustamente che la Provincia rimanga, ma al di fuori degli addetti ai lavori non c’è un vero confronto su responsabilità e competenze delle istituzioni locali, né proposte concrete su come approfittare dello speciale trattamento riservato alle province montane di Sondrio e Belluno. Si va (forse) verso un nuovo assetto pieno di incognite, dove la Valtellina rischia di rimanere schiacciata tra una Regione Lombardia troppo grande per poter dialogare alla pari e Comuni troppo piccoli per far sentire la propria voce. Il Governo si sta affannando per convertire in legge il decreto Delrio, ma non è stato in grado di concepire un disegno organico di riforma delle autonomie locali che incidesse da un lato sulle Regioni, che hanno ormai troppo potere e sono in perenne conflitto con lo Stato sulle materie concorrenti, e dall’altro sui Comuni, che non hanno capacità e risorse sufficienti per riformarsi da soli. Negli anni recenti in Valtellina sono stati compiuti passi avanti significativi, come l’incremento dei contributi derivanti dal demanio idrico e l’apertura della nuova SS38, ma non è sufficiente. “Dobbiamo organizzarci per diventare protagonisti dei cambiamenti in atto ed evitare di subirli. In vista delle prossime elezioni amministrative auspichiamo un dibattito vivace e costruttivo anche e soprattutto su questi temi” – conclude Galbusera. 

Nostra nota
Ci permettiamo alcune osservazioni, per ora in forma telegrafica e, se necessario poi ampliandole. Premettiamo una sorta di tabella anagrafica. Gritti, leader degli artigiani, guarda dall'alto dei suoi 52 anni gli altri a cominciare dai due senatori dal cognome diviso in due (Della Vedova e Del Barba) con 51 anni sul groppone precedendo il consigliere regionale,  sottosegretario, Ugo Parolo.  Arrivano poi i 46enni: i Presidenti della Provincia Sertori, del BIM Carla Cioccarelli e della Camera di Commercio Bertolini. Guardando alle tre altre categorie, per gli artigiani s'è detto, per i Coldiretti Marsetti è il più giovane di tutti con i suoi 43 anni. Resta l'Unione Commercio e Turismo che Del Curto dominerebbe con i suoi 62 anni ma è in scadenza e ha detto che non si ripresenta. Il ricambio nella classe dirigente c'è stato. Almeno quello anagrafico. Noi, sulla base di una lunga esperienza, riteniamo che la qualità sia notevole. Non basta, sembra dire la Presidente degli industriali. “Dobbiamo organizzarci per diventare protagonisti...”. Intanto va detto che non avremmo scommesso un €uro contro 100 sul riuscire a risolvere problemi quali la 38 o il demanio idrico. In secondo luogo per essere protagonisti occorre prima pensare, poi riflettere sulle conclusioni del pensiero, poi aprirsi al confronto, rivedere le posizioni, arrivare ad una prima conclusione. A quel punto il tema diventa “Quale Valtellina vogliamo per il 2025?”. Troppo distante? No. Semmai forse troppo vicina se si vuole operare in termini strategici. Un esempio. Sondrio ha tre punti caldi che sono l'ex manicomio e relativa zona, l'area ex Fossati al Piazzo, l'ex Monastero di San Lorenzo. Se si vuol essere protagonisti ad un livello adeguato si deve pensare in grande unendoli in un unico progetto (e oltre qui non vogliamo andare). Non é detto che ci si riesca ma è certo che se non si pensa in grande avremo soluzioni di basso profilo, altre occasioni perdute. Parliamo di pensare. Ma quanto si pensa oggi? Tempo fa la Valtellina sembrava un bollitore di idee. Incontri, dibattiti, grande uso dei giornali locali, principali partiti molto attivi. Non c'è da stupirsi se la gente rifiuta la fusione del proprio Comune, vista come calata dall'alto quando dal basso avrebbe dovuto cominciare. Già, ma chi avrebbe dovuto farlo? Un tempo provvedevano i partiti che non erano quella specie di mostro che poco alla volta sono stati dipinti, e non disinteressatamente.
La cultura dove è finita? Era un dibattito approfondito cui le Istituzioni attingevano. Non che siamo nel deserto, sia chiaro, ba sta pensare alla SEV ed altre iniziative simili. Tutte di vertice. Manca il collegamento con la base sempre più lontana dai problemi della società odierna.
Ben venga il dibattito auspicato, ad esempio andando, finalmente, a vedere come un'Amministrazione pubblica, quella francese nota per la sua efficienza, abbia un numero di Comuni più del quadruplo rispetto all'Italia.  Ben venga il dibattito ma qualcuno ben occorre che dia il via.

Chi?
(NdD)

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