09 09 30 SERVIZI PUBBLICI LOCALI, LA RIFORMA PER DECRETO: LA REGOLA E' LA GARA: FEDERUTILITY: "LIMITERA' LA CONCORRENZA"

Nuova tappa del lungo percorso per la riforma dei servizi pubblici locali, inserita dal Consiglio dei Ministri all'interno del decreto legge salva-infrazioni. Due le vie ordinarie per l'affidamento dei servizi pubblici locali: gara obbligatoria per la concessione a imprese private e per le società miste. Gli affidamenti in house (in essere alla data del 22/08/2008) cesseranno improrogabilmente entro il 31 dicembre 2011. La decadenza varrà anche per gli affidamenti alle società quotate a Piazza Affari. L'affidamento per queste arriverà invece alla naturale scadenza nel caso in cui scenderà sotto il 30% la partecipazione pubblica nel capitale sociale entro il 31 dicembre 2012.

Ma le novità contenute nella norma introdotta a sorpresa (dopo essere stata prima inserita e subito espunta dal nuovo Codice delle autonomie a cui sta lavorando il ministro per la semplificazione Roberto Calderoli) nel decreto del ministro per le politiche comunitarie Andrea Ronchi non finiscono qui. Gli affidamenti a società mista pubblico-privata vengono equiparati agli affidamenti effettuati mediante gara, ma a ben precise condizioni. Il soggetto privato deve avere una partecipazione societaria non inferiore al 40%, essere selezionato attraverso procedure competitive ad evidenza pubblica ed avere un ruolo operativo, non meramente finanziario.

Gli affidamenti in house invece diventeranno l'eccezione. Saranno ammessi solo «per situazioni eccezionali che, a causa di peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale di riferimento, non permettono un efficace e utile ricorso al mercato». E dovranno essere preceduti da una richiesta di parere all'Autorità garante della concorrenza e del mercato che l'ente affidante dovrà trasmettere, assieme a una relazione che giustifichi, sulla base di un'analisi di mercato, le ragioni della scelta. L'Antitrust dovrà rispondere entro 60 giorni e se non lo farà varrà il principio del silenzio-assenso. In ogni caso sarà l'Authority a decidere quando esprimersi, fissando le soglie di importo degli affidamenti rilevanti ai fini del parere.

Le nuove norme varranno per il settore acqua e rifiuti, ma non per il settore del gas e del trasporto pubblico locali. Incerta l'applicazione al settore elettrico.

Le nuove disposizioni potranno portare alcuni vantaggi alle multiutility nella gestione dei servizi, ma nascondono alcune "contraddizioni" perché, da un lato, "si vuole promuovere una maggiore concorrenza tra i gestori" e, dall'altro, "vengono inseriti vincoli e norme che di fatto limiteranno la concorrenza". La bocciatura arriva da Mauro D'Ascenzi, vicepresidente di Federutility: "Da dieci anni - spiega D'Ascenzi - in Italia si ha un atteggiamento punitivo dal punto di vista giuridico nei confronti delle aziende che operano nei servizi come l'acqua e i rifiuti. È giusto metterle alla prova, pretendere indici di redditività e dimostrare il grado di efficienza. Ma è un errore chiedere un loro ridimensionamento". Con il decreto Ronchi, secondo D'Ascenzi "si chiede di fare una selezione delle aziende presenti sul campo per avere una maggiore competizione, in realtà si creano dei vincoli per non farle competere. Si punisce così un settore che va abbastanza bene nonostante la crisi".

Sotto accusa finisce soprattutto la norma che riguarda le società quotate in Borsa, come Acea, Hera, Iride ed Enìa, che potranno mantenere gli affidamenti in essere solo se il socio pubblico scenderà nel capitale sociale fino al 30% entro il 31 dicembre del 2012. "L'Unione europea non accetterà mai questa limitazione ­- è certo D'Ascenzi. - Ci sono norme che hanno efficacia di fatto retroattiva, che riguarda affidamenti fatti quando erano ancora legittimi".

15 Federutility

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