GREENPEACE: L'ENEL IN SLOVACCHIA INVESTE NEL NUCLEARE SOVIETICO

Fortemente critica Greenpeace – Ma, nostra nota, dove prendiamo l’energia che ci serve?

Lo scorso 23 febbraio il primo ministro slovacco Robert Fico, ha incontrato l’amministratore delegato dell'Enel, Fulvio Conti, per chiudere l'accordo che prevede l'investimento di 1,6 miliardi di euro per completare due reattori nucleari sovietici di seconda generazione a Mochovce, in Slovacchia, per circa 800 Megawatt. Intanto lo studio di fattibilità del progetto di completamento, previsto per aprile, non è stato ancora completato.

Nel complesso è un investimento maggiore di quello che secondo il piano industriale di Enel è stato effettuato in Italia per realizzare cinquemila Megawatt di impianti a gas a ciclo combinato. «Se la “vera rivoluzione è non cambiare il Mondo”, come recita la monumentale campagna pubblicitaria di Enel, questa operazione è sicuramente un bell’esempio di coerenza» commenta Giuseppe Onufrio, direttore delle Campagne di Greenpeace.

La decisione di completare la costruzione dei reattori 3 e 4 di Mochovce è illegittima. Nessuna procedura di Valutazione di Impatto Ambientale è stata avviata da vent’anni a questa parte dalle Autorità locali per la realizzazione di tali reattori ed Enel si guarda bene da richiedere l’avvio di un processo di consultazione pubblica. Costruire reattori di tecnologia sovietica risalenti a più di trent’anni fa senza alcuna Via rappresenta una violazione inaccettabile delle normative europee.

Il progetto rappresenta inoltre un enorme pericolo. I due fatiscenti reattori slovacchi di tipo VVER-440/213 risalgono ai primi anni Settanta e, non potendo essere migliorati i livelli di sicurezza, non soddisfano i requisiti minimi di sicurezza richiesti dall’Europa. Nel 2012, una volta ultimati i lavori, i reattori saranno datati di oltre 40 anni!

La ERBD, la Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo, si rifiutò di finanziarne il completamento, mentre un reattore dello stesso tipo venne chiuso nel 1990 a Greisfwald, in Germania, appena entrò in funzione. Anche la costruzione di altre tre unità di terza generazione VVER, più nuove di quelle che Enel dovrà completare a Mochovce, furono bloccate dalle autorità tedesche dopo la riunificazione della Germania.

«Per entrare nel mercato elettrico slovacco, Enel accetta di finanziare una operazione molto discutibile sia sul piano della sicurezza che su quello dei costi. Dalle informazioni finora in possesso di Greenpeace, il governo slovacco farà degli sconti sui costi di smantellamento e di gestione delle scorie, sconti che si configurano come aiuti di stato» aggiunge Onufrio.

Greenpeace

Greenpeace ha le sue buone ragioni. Ma in Italia c’è una fame di energia che non è soddisfatta dalla produzione nazionale e, per contro, qualsiasi iniziativa che magari a Roma è appoggiata da tutti in periferia è frenata e in genere fermata (vedasi l’eolico, vedasi la questione dei rigassificatori). Occorre almeno consolidare i rifornimenti dall’estero, sempre sperando che, come per il gas russo, i costi non vadano alle stelle. E allora? NdR

Greenpeace
Economia