Medici in fuga (12.000 in 10 anni). Tanti all'estero mentre in Italia mancano

I più carenti: pediatri, anestesisti-rianimatori, cardiologici, medici di pronto soccorso, radiologi

(Gianfranco Cucchi)   Nei prossimi  5 anni   milioni di cittadini italiani rischiano di avere un’assistenza sanitaria carente e inadeguata  per la mancanza di medici. Si stima che nei prossimi 5 anni verranno a mancare 45 mila camici bianchi , 25 mila ospedalieri e 20 mila medici di medicina generale. o di famiglia.
Nel 2028   l’emorragia sarà ancora più preoccupante con 33.392 medici di base e 47.284 ospedalieri in meno , per un totale di 80.676 che saranno andati in pensione.  Molti saranno costretti a lasciare il servizio per  la pensione di vecchiaia  e per l’età anagrafica ma un buon numero andra’ in pensione anticipata , come scelta volontaria,  per il raggiungimento degli anni di contributi previdenziali: quest’ultima misura viene agevolata dalle recente introduzione della quota 100  che faciliterà le dimissioni  premature di coloro che hanno 62 anni con 38 anni di contributi .
Ma l’emergenza e’ attuale in alcune regioni italiane quali il Veneto, il Piemonte, il Molise  e nelle province periferiche e montane delle altre regioni.
I provvedimenti presi in queste realtà, quali il richiamo dei pensionati, l’affidamento del servizio alle cooperative (dove lavorano i medici in congedo) il richiamo per i medici di Paesi stranieri, e l’inserimento negli organici del Pronto Soccorso degli specializzandi all’ultimo anno  sembrano essere dei pannicelli caldi.  Quest’ultima misura è stata duramente contestata dai sindacati medici  per i  rischi di affidare un compito cosi’ importante come la medicina d’urgenza, che dovrebbe essere affidata a medici esperti, a giovani medici.
Gli specialisti più carenti sono i pediatri, gli anestesisti-rianimatori, i cardiologici, i medici di pronto soccorso, i radiologi.
Il rischio e’ quello del  taglio dei servizi  per la mancanza di medici.
Il paradosso e’ che in dieci anni sono espatriati 12 mila medici, in particolare  in Gran Bretagna, Svizzera, Germania, Francia ed Austria. Segnale esplicito della buona qualita’ dei nostri giovani medici che vengono ricercati all’estero ma indubbio impoverimento professionale della sanita’ italiana.   Analizzare le cause della fuga dei nostri cervelli migliori puo’ mettere le basi per cercare di affrontare il problema del reclutamento dei medici specialisti. Una delle prime motivazioni  e’ l’imbuto delle scuole di specializzazioni  universitarie dopo la laurea in medicina  infatti i posti in specialità sono la meta’ dei neolaureai , una seconda ragione e’ la scarsa considerazione che hanno i giovani medici anche dal punto di vista retributivo ed infine la  precarizzazione dei medici alla fine del percorso formativo che arrivano a quarant’anni che sono ancora assunti negli ospedali pubblici a partita Iva  senza tutele.
Per cercare di affrontare il problema della carenza dei medici  sarebbe  indispensabile uniformare a livello europeo  i meccanismi di accesso  alla formazione dei medici in particolare dei giovani specialisti. Siamo uno dei pochi Paesi al mondo dove la  formazione avviene in ambiente universitario.  Negli altri Stati dell’Unione Europea la specializzazione si consegue  in tutti gli ospedali  dopo un periodo di anni da quattro a cinque con una retribuzione 2-3 volte piu’ elevata che in Italia,  dove il giovane medico viene assunto con il titolo di assistente  maturando sul campo l’esperienza professionale.  La selezione avviene in genere  con la valutazione del curriculum formativo ed un colloquio . Non sono  quasi mai previsti concorsi  che a volte si prestano a malversazioni di vario genere  che poi finiscono suoi giornali

 

Gianfranco Cucchi, cardiologo
Degno di nota